Mai la scena del jazz francese è stata così attiva, vitale e variata. Chi potrebbe lamentarsene?

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trad. Gerlando Gatto – I successi del rock saranno i nuovi standards degli anni 2000 per le nuove generazioni di jazzmen? Sembrerebbe proprio di sì. Dopo Coldplay, Portishead e altri gruppi ecco i successi dei Doors ripresi nel jazz grazie a Samy Thiébault. Il giovane sassofonista-tenore nonché flautista si è appena appropriato in “« A Feast of Friends » (Gaya Music Production/Socadisc) alla testa del suo quartetto (Adrien Chicot, piano ; Sylvain Romano, contrabbasso ; Philippe Soirat, batteria) dell’universo musicale così particolare d’uno dei gruppi più importanti del rock psichedelico americano degli anni ’60. In effetti si tratta di tre riprese del repertorio della formazione di Jim Morrison, tra cui il famoso « Riders On The Storm », mescolati a composizioni originali, il tutto convogliato su aspetti musicali assai innovativi, coniugando rock underground, jazz binario e intonazioni blues-rock. Un bell’omaggio ad una musica divenuta senza tempo.

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Nicolas Folmer

Il jazz binario, detto jazz-rock o jazz fusion, non ha segreti per Nicolas Folmer. Trombettista, co-fondatore della Paris Jazz Big Band (con il sassofonista Pierre Bertrand), direttore artistico di parecchi festival e allo stesso tempo insegnante, ben conosciuto per le sue molteplici collaborazioni, ha appena licenziato un CD, « Horny Tonky » (Création Jazz – Cristal Records/Harmonia Mundi), che è risolutamente un ritorno verso il futuro … del jazz ritmato ed elettrico degli anni ’70! Ascoltando i temi originali dovuti alla sua penna si ha come la sensazione di essere tornati ai bei vecchi tempi dei « Weather Report “, “Return To Forever” (di Chick Corea), “Spectrum” (del batterista Billy Cobham) et altri gruppi come gli Headhunters (di Herbie Hancock). In definitiva una musica caratterizzata da una tromba le cui sonorità evocano quelle di un certo Miles Davis, con riffs di chitarra e di tastiera particolarmente funky, ottoni in abbondanza e un gioco di batteria iper-rockizzante. Del jazz che cambia casa!

Jean Philippe Viret

Un approccio al jazz totalmente differente quello di Jean-Philippe Viret. Alla testa del suo trio (Edouard Ferlet, piano ; Fabrice Moreau, batteria) che vanta diciassette anni di esistenza, il contrabbassista ha appena pubblicato « L’ineffable » (Mélisse/Harmonia Mundi), un album unicamente composto da titoli originali scritti dai membri del trio che si basano sulla formula certo non nuova ma sempre particolare e sorprendente di piano-basso-batteria. Un insieme di inventiva, di scambio e di comunicazione permanente , senza idee preconcette, semplicemente arricchito dall’ascolto e dalla fascinazione reciproci. Una musica a volte intimista, a volte debordante d’energia nella lunga scia dei trii contemporanei.

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Thomas Enhco è un giovane prodigio. E per caso ! A 26 anni, il pianiste è discendente da una lunga stirpe di musicisti e artisti di primo piano, i Casadesus, tra cui il padre Jean-Claude è un celebre direttore d’orchestra e una delle figlie, la cantante soprano Caroline (sposata con il violinista Didier Lockwood) è madre del pianista e del trombettista David. Vincitore di molti premi – concorso internazionale di piano Jazz Martial Solal 2010, Django d’Or 2012 nella categoria “Nuovo talento”, Victoire de la Musique 2013, categoria “Rivelazione Jazz dell’anno”- ha appena finito di registrare il suo primo album per piano-solo, “Feathers” (Verve/Universal). Una sfida particolarmente audace ed ambiziosa (o fors’anche pretenziosa vista la giovane età?) ma tutto sommato ben riuscita attraverso gli otto titoli che compongono questo CD, denso, magistralmente interpretato grazie ad una tecnica eccezionale. Una tecnica immensa … però fin troppo evidente tanto da far passare in secondo piano l’anima e l’emozione.

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