“Udin&Jazz Argento Vivo” bella vetrina per i musicisti friulani

udinejazz-2015

Come più volte sottolineato, il mondo del jazz italiano vive molte situazioni paradossali tra cui l’abbondanza di festival; in effetti, nonostante la pesante crisi economica e il conseguente taglio delle risorse pubbliche, le manifestazioni estive dedicate alla musica afro-americana sono ancora molte, moltissime…forse troppe. E sì, perché, a questo punto, ci sarebbe forse da chiedersi a cosa serva oggi un festival del jazz; a nostro avviso le maga-vetrine in cui si raccolgono una serie di grossi nomi con il solo intento di richiamare quanto più pubblico è possibile hanno fatto il loro tempo e ci appaiono assolutamente inutili. Diverso il discorso quando una manifestazione è fortemente radicata nel territorio per cui si caratterizza anche – se non soprattutto – per lo spazio dedicato ai musicisti locali i quali hanno così la possibilità di farsi conoscere dinnanzi a platee di appassionati e addetti ai lavori più ampie del normale.
In questa seconda categoria rientra “Udin&Jazz” che, per festeggiare il suo venticinquesimo anniversario, ha adottato, come titolo dell’ edizione 2015, “Argento vivo”. Così, anche questa volta, grazie alla lungimiranza del direttore artistico nonché vera e propria anima della manifestazione, Giancarlo Velliscig, abbiamo potuto conoscere molti musicisti friulani che meritano di essere ascoltati con la massima attenzione. Senza trascurare il lato spettacolare con la presenza di artisti di assoluto livello quali Kurt Rosenwinkel, Ron Carter, Carl Verheyen, Hiromi, Enrico Pieranunzi con Bruno Canino, Caetano Veloso & Gilberto Gil, Stefano Bollani e Chick Corea cui è affidata la chiusura il 31 prossimo.
Come nelle precedenti edizioni, il Festival ha interessato non solo la città di Udine ma anche alcuni centri vicini quali Cervignano del Friuli, Palmanova e Codropo per un arco di tempo abbastanza lungo, dal 24 giugno al 31 luglio.
Personalmente siamo stati a Udine dal 29 giugno al 3 luglio assistendo così ad una decina di concerti di cui qui di seguito vi diamo conto, non senza aver sottolineato – per dovere di cronaca – come il vostro cronista sia stato impegnato a presentare ed intervistare brevemente quasi tutti i musicisti sì da rendere più intellegibile la musica che si sarebbe ascoltata.
Lunedì 29 giugno, nel tardo pomeriggio presso la Corte di Palazzo Morpurgo (uno splendido spazio al centro della città) di scena il trio del pianista Renato Strukely (con Simone Serafini al contrabbasso e Luca Colussi alla batteria) con Maurizio Giammarco quale ospite d’onore. Renato Strukely è musicista abituato a frequentare territori assai diversificati: nato a Tarvisio (Ud), si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio “J. Tomadini” di Udine nel 1990, sotto la guida della Prof. Maria Grazia Cabai, dopo di che ha intrapreso un’attività concertistica; parallelamente a questo percorso si è anche rivolto al jazz e alla musica moderna, studiando dapprima come autodidatta e successivamente con Glauco Venier. Nel novembre del 2012 Strukely si è incontrato con Maurizio Giammarco ed è nata immediatamente un’intesa che ha portato ad una intensa collaborazione culminata nella registrazione dell’album “Giammai” uscito a luglio 2014 per l’ etichetta Artesuono di Stefano Amerio. Ed è proprio sul repertorio di questo CD che si è incentrato il concerto di Udine, repertorio basato in massima parte su composizioni originali dei due leader cui si affiancano rielaborazioni di alcuni standard. L’esibizione del quartetto è risultata più che positiva sia per la bellezza dei temi sia per la loro esecuzione. In effetti Strukely è musicista oramai maturo in grado di scrivere musica ben strutturata in cui la carica ritmica è coniugata egregiamente con linee melodiche di ampio respiro. Se a ciò si aggiungono le capacità di Maurizio Giammarco di fine arrangiatore, compositore e di straordinario sassofonista si capisce assai bene come il suo contributo alla buona riuscita della performance udinese sia stato determinante. Questo, ovviamente, senza alcunché togliere all’arte pianistica di Strukely dal tocco raffinato e dal linguaggio assolutamente originale; una menzione a parte merita la sezione ritmica: Simone Serafini e Luca Colussi suonano assieme da parecchio tempo e hanno sviluppato un’intesa tale da affrontare qualunque situazione, anche la più complessa, con estrema naturalezza… insomma basta un cenno d’intesa e i due sanno perfettamente come adeguarsi alle indicazioni del leader di turno.
Alle 21,15, sempre nella stessa giornata di lunedì 29 giugno e sempre presso la Corte di Palazzo Morpurgo , puntuale come un orologio svizzero, ecco presentarsi il grande contrabbassista Ron Carter, pronto (si fa per dire) a rispondere alle domande preparate dal vostro cronista. Senonché dopo pochi minuti ci si rende perfettamente conto che Carter ha tanta voglia di suonare e pochissima voglia di parlare…quindi stringiamo al massimo l’intervista e lasciamo il palco al “Ron Carter Foursight” completato da Donald Vega al piano, Payton Crossley alla batteria e Rolando Morales-Matos alle percussioni. E a questo punto sembra di assistere ad un concerto d’altri tempi: sul palco salgono quattro distinti signori, in elegantissimi smoking neri, che eseguono una musica assai gradevole anche se, tutto sommato, poco emozionante. Il programma, interamente dedicato a Miles Davis, prevede in rapida successione “595” e “Mr. Bow Tie” di Ron Carter, “Seven Steps To Heaven” di Victor Feldman, “Flamenco Sketches” di Miles Davis, “Samba De Orpheus” di Luis Bonfa, una medley con “My Funny Valentine” e “Butterfly Waltz” rispettivamente di Rodgers & Hart e di Donald Vega, “You & The Night & The Music” di Dietz & Hart. Tutti i pezzi, grazie soprattutto all’apporto del percussionista, assumono un sapore latineggiante ma il gruppo sembra piuttosto frenato, tutto teso ad evidenziare le straordinarie qualità solistiche del leader tanto è vero che il pianista, sicuramente in possesso di numeri eccellenti, si scioglie parzialmente solo nell’esecuzione di “My funny Valentine”. La verità è che Ron Carter è stato da sempre un incredibile contrabbassista ma non un leader tanto è vero che le sue migliori performance e registrazioni lo hanno visto sempre come sideman. E questo lo si è avvertito anche a Udine. (altro…)