Cristiano Calcagnile MULTIKULTI il 20 ottobre in concerto e live recording al Candiani di Mestre (VE)

CANDIANI GROOVE
Ottobre 2015
LIVE RECORDING!

Martedì 20 Ottobre, ore 21.00
Cristiano Calcagnile
MULTIKULTI
Omaggio a Don Cherry (1995–2015)

Gabriele Mitelli (tromba, flicorno, pocket trumpet, effetti)
Paolo Botti (viola, violino di Stroh, banjo, salterio ad arco, erhu)
Nino Locatelli (clarinetto, clarinetto basso)
Massimo Falascone (sax alto, baritono e sopranino, live electronics)
Pasquale Mirra (vibrafono)
Gabriele Evangelista (contrabbasso)
Dudu Kouatè (percussioni, xalam, calebasse, djembe, voce)
Cristiano Calcagnile (batteria, percussioni, arrangiamenti)

Ingresso: intero € 8, ridotto € 5

PRENOTAZIONE DEI BIGLIETTI ALLA MAIL INFO@CALIGOLA.IT
con ritiro SUL LUOGO DELL’EVENTO la sera stessa

Mestre (Ve), Centro Culturale Candiani
Piazzale Candiani 7
Auditorium quarto piano (altro…)

Claudio Filippini: noi siamo quello che suoniamo e quello che ascoltiamo

Claudio Filippinifilippini

Claudio Filippini è uno degli astri nascenti del pianismo jazz italiano. Nel 2011 esce il primo cd per la CamJazz, the enchanted garden, registrato in trio con Luca Bulgarelli e Marcello Di Leonardo. Enrico Pieranunzi, nella presentazione del disco, ha scritto: «Quello che ci racconta in questo cd, le “storie” piene di fantasia e profondità che le sue composizioni e improvvisazioni ci restituiscono, sono dette nella lingua della bellezza», parole che ci sentiamo di sottoscrivere nella maniera più totale. Anche i successivi album ottengono grande apprezzamento sia del pubblico sia della critica sino al recente squaring the circle sempre per la CamJazz. Lo abbiamo intervistato il 9 settembre scorso ed ecco il risultato della nostra chiacchierata.

-Partiamo dall’inizio. Tu sei abruzzese, precisamente…?
Sono nato a Pescara, nel 1982; ho cominciato ad appassionarmi di musica abbastanza presto grazie soprattutto a mia nonna che suonava il pianoforte quand’era piccola; poi dovette smettere per motivi contingenti, allora c’era la guerra. È stata lei ad inculcarmi il pallino della musica, mi faceva ascoltare molti dischi, prevalentemente di musica classica. Fin quando ebbi in regalo da un altro nonno una tastiera giocattolo. Questa tastiera divenne, per i primi anni, il mio giocattolo preferito, finché convinsi i miei genitori a iscrivermi a una scuola di musica. Così, a sette anni, ho cominciato lo studio del pianoforte classico”.

-E il jazz quando e come è arrivato?
E’ arrivato verso i dodici anni quando, oltre alla classica cercavo altre espressioni musicali. Mi è sempre piaciuto suonare a orecchio, tirare giù le frasi dai dischi, dalla televisione. Conobbi un pianista, Angelo Canelli, che mi fece ascoltare i primi dischi jazz e da lì è partito tutto.

-Hai ultimato gli studi classici o ti sei fermato?
No, li ho ultimati onestamente con non poche difficoltà perché in quel periodo andavo ancora a scuola e, dividersi tra conservatorio, scuola superiore e jazz, non era impresa facile. Quando capii che il jazz sarebbe stata la mia strada, in quello stesso momento mi ripromisi che in ogni caso avrei ultimato i miei studi classici. Cosa che ho fatto.

-In che misura questa preparazione classica ti è servita nel campo del jazz?
E’ stata molto utile ma, ad onor del vero, l’ho scoperto solo dopo. I frutti che ti da la musica classica li vedi solo molti anni dopo. Così, tutti quegli esercizi di digitazione e di ricerca del bel suono che avevo fatto da piccolo, e di cui allora non vedevo l’utilità, successivamente mi hanno molto aiutato. La classica ti da una preparazione tecnica ma anche di sviluppo dell’orecchio che è molto importante.

-Qual è stato il momento in cui hai sentito che stavi sfondando nel mondo del jazz?
Non lo so se ancora c’è stato quel riconoscimento che ti porta a dire ‘ce l’ho fatta’. All’inizio, me la sono vissuta come un gioco. Nel 2002, mi sono trasferito a Roma e la mia carriera – per così dire – è iniziata nei jazz-club attraverso le jam sessions, poi man mano sono arrivati i primi concerti. Uno dei primi musicisti importanti con cui ho suonato nella Capitale è stato Roberto Gatto che mi prese nel suo quintetto per un breve periodo, con lui sono entrato nel giro locale e solo dopo, ovviamente, ho cominciato ad esibirmi anche al di fuori di Roma. Così ho collaborato con altri grossi nomi quali Fabrizio Bosso, Maria Pia De Vito e Giovanni Tommaso.

-Attualmente incidi con la Cam, un’etichetta di tutto rispetto. Come è iniziato il vostro rapporto?
Il rapporto nasce nel 2010 anche se il produttore artistico della Cam, Ermanno Basso, lo conoscevo da qualche anno. Chiamai Ermanno quando stavo registrando delle cose nuove con Luca Bulgarelli e Marcello Di Leonardo, lui mi sembrò subito molto interessato alla musica e così decise di produrci quello che sarebbe stato il mio primo disco con la Cam (the enchanted garden n.d.r.).

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