Alessandro Cesaro al TrentinoInJazz 2018

TRENTINOINJAZZ 2018
e
Ars Modi
presenta:

Sabato 3 novembre 2018
ore 17.00
Sala Sosat
Via Malpaga
Trento

Musica della Grande Guerra
In occasione del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale

Alessandro Cesaro, pianoforte
Musiche di Granados, Scriabin, Debussy, Malipiero, Ravel

Sabato 3 novembre nuovo appuntamento in Sala Sosat a Trento, stavolta non per la recente Ai confini e oltre, ma per la ripresa dei concerti di Katharsis, diretti da Eduardo Bruni e organizzati da Ars Modi. Il primo dei quattro concerti autunnali di Katharsis si tiene esattamente il giorno del centesimo anniversario dalla fine della Prima Guerra Mondiale: Musica della Grande Guerra vuole essere un ricordo di questo terribile evento storico così importante soprattutto per il Trentino Alto Adige.

I protagonisti sono il pianista padovano Alessandro Cesaro, che eseguirà una serie di brani composti da autori classici proprio negli anni 1914-1918, e il giornalista trentino Luigi Sardi, che ci proporrà una riflessione storica sulla grande guerra. Il programma del concerto trentino prevede i visionari e futuristici ultimi preludi di Scriabin (“Verso la fiamma” Poema Op. 72 ), due studi di Debussy (Berceuse Héroique e 6 Epigrafi antiche ), i poemi asolani di Malipiero, Tombeau de Couperin di Ravel, 8 Valzer poetici – Los requiebros di Granados, tutte composizioni che riflettono come in maniere diverse questi autori vivevano il periodo cupo della Grande Guerra.

Prossimo appuntamento con il TrentinoInJazz 2018 giovedì 15 novembre: FCT Trio a Rovereto.

“Piano 4Hands” entra in studio di registrazione

Entra in sala di registrazione il  progetto “Piano 4Hands”, nato dall’incontro di due nomi di spicco del jazz italiano: le pianiste, arrangiatrici e compositrici Stefania Tallini e Cettina Donato. Edito da Alfa Music, il nuovo album comprende composizioni originali firmate dalle due artiste, che assumono tra loro un carattere di complementarietà, esaltando quindi la ricchezza e le differenze dei due distinti percorsi professionali.
Due sono gli ospiti del disco: il noto attore e regista Ninni Bruschetta che all’attivo ha diverse collaborazioni teatrali con Cettina Donato, nell’album reciterà una poesia di Antonio Caldarella accompagnato proprio dalla pianista siciliana; altro pregevole special guest è il clarinettista Gabriele Mirabassi che eseguirà un brano con Stefania Tallini, con la quale aveva già inciso due album in quartetto e in formazione duo.
La carriera internazionale di queste artiste è lunga e ricca di riconoscimenti e, insieme alla scelta di condividere lo stesso pianoforte a quattro mani durante le esecuzioni, rende il loro duo particolarmente interessante.
Protagonista del nuovo progetto è sicuramente la musica, ma anche il travolgente carisma delle due pianiste, che ha conquistato già il pubblico del Piano City di Milano, del Festival Atina Jazz, del Jazzit Fest di Montegrosso e del Jazz Around Festival di Lecce.

Pianista, compositrice e arrangiatrice, Stefania Tallini è una musicista poliedrica, che vanta una brillante carriera internazionale in ambito jazz e classico, con incursioni anche nel mondo della musica brasiliana. Laureata in Pianoforte Principale al Conservatorio S. Cecilia a Roma e in Jazz al Conservatorio L. Refice di Frosinone (Arrangiamento e Composizione per Big Band), si è specializzata attraverso numerose Masterclass e seminari e ha ottenuto diversi premi in molti concorsi internazionali, sia come pianista, che come compositrice e arrangiatrice. Prolifica autrice, la sua discografia – oltre a diverse incisioni come guest – comprende 8 album da leader editi dalle etichette YVP (Germania), Alfa Music e Raitrade. Tutti i suoi dischi comprendono brani originali, alcuni dei quali sono stati scelti da grandi artisti internazionali per essere interpretati e incisi. Il suo brano “New Life” è stato inserito nel Real Book Italiano, che comprende le composizioni dei più importanti jazzisti italiani. E’ stata ospite di eventi di grande importanza e di diverse emittenti radio-televisive italiane e straniere. Da anni RaiRadio1 e RaiRadio3 trasmettono regolarmente la sua musica, sia dal vivo che in rotazione. Nella sua carriera spiccano le collaborazioni con nomi illustri come Bruno Tommaso, Guinga, Gabriele Mirabassi, Javier Girotto, Andy Gravish, Michele Rabbia, Corrado Giuffredi. Enrico Intra e la Civica Jazz Band, Enrico Pieranunzi, Maurizio Giammarco, Javier Girotto, Remì Vignolò, Bert Joris, Andy Gravish, Tiago Amud, Sergio Galvao, Keith Middleton, e in ambito classico: Corrado Giuffredi, Simone Nicoletta, Phoebe Ray, Natalia Suharevic. Nel teatro: Mariangela Melato, Michele Placido, Davide Riondino.

La messinese Cettina Donato si è laureata al Berklee Music College di Boston, che l’ha anche insignita del Carla Bley Award, premio per il miglior compositore jazz. Da allora la sua carriera l’ha portata spesso a suonare all’estero, sempre con grandi riscontri: basti pensare che è stata International President del Women of Jazz Festival.
In Italia nessuna donna aveva diretto un’orchestra sinfonica con repertorio jazz prima di lei che ha saputo mettere il suo talento di direttrice, compositrice e arrangiatrice al servizio delle formazioni più diverse, dall’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari alla Late Night Jazz Orchestra di Los Angeles, fino a fondare a Boston la Cettina Donato Orchestra.
La sua discografia è segnata da ottimi lavori: l’esordio in quintetto con Pristine (2008), Crescendo (2013) inciso con orchestra sinfonica e quartetto d’archi, Third (2015) album di sue composizioni per trio jazz. Il suo lavoro più recente è Persistency – The New York Project (2017), destinato a sostenere il progetto VillagGioVanna per la costruzione di una Residenza destinata alle persone affette da autismo.
Nel corso degli anni Cettina Donato ha raccolto applausi, premi, riconoscimenti (tra cui svariate edizioni del Jazzit Award come arrangiatrice) e collaborazioni di prestigio (qualche nome: Eliot Zigmund, Stefano Di Battista, Fabrizio Bosso, nonché l’attore e regista teatrale Ninni Bruschetta).

INFO E CONTATTI
Ufficio stampa Cettina Donato > Fiorenza Gherardi De Candei – tel. 328.1743236 e-mail info@fiorenzagherardi.com

Ai nastri di partenza JAZZMI 2018: dal 1 al 13 novembre a Milano

Terza edizione per il festival JAZZMI che punta a consolidare il successo ottenuto nei suoi primi due anni di vita, e a confermare una formula che ha raccolto il consenso unanime di pubblico e critica. Jazz quindi, sempre nella sua accezione più ampia, ovvero Jazz raccontato, narrato, vissuto, proiettato, fotografato, suonato, gustato, cantato, divulgato, spiegato, letto, urlato, sognato, declinato, partecipato, condiviso.

Storia, attualità, futuro di questo genere musicale in perenne movimento, fatto di integrazione tra culture diverse, accogliente, ospitale, universale e atto a rappresentare al meglio il nostro tempo.

Ad aprire l’edizione 2018 sarà l’ART ENSEMBLE OF CHICAGO, leggendaria formazione dell’avanguardia chicagoana, che inizia così a festeggiare i 50 anni di attività e carriera. Una scelta fortemente simbolica. “GREAT BLACK MUSIC-ANCIENT TO THE FUTURE” è, infatti, il loro slogan per definire un approccio che agli organizzatori di JAZZMI è stato da sempre modello e ispirazione.

JAZZMI ideato e prodotto da Triennale di Milano, Triennale Teatro dell’Arte e Ponderosa Music & Art, in collaborazione con Blue Note Milano, realizzato grazie al Comune di Milano – Assessorato alla Cultura, con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, main partner INTESA SANPAOLO, partner HAMILTON WATCH e FLYING BLUE di AIR FRANCE e KLM, si svolge sotto la direzione artistica di Luciano Linzi e Titti Santini.

Il palcoscenico del Teatro Dell’Arte sarà per il terzo anno la base di partenza del festival per esplorare la città. Qui si esibiranno grandi nomi del Jazz e in particolare nuovi talenti di tutto il mondo; si potranno approfondire le storie del Jazz attraverso conferenze spettacolo e si articoleranno le giornate della seconda edizione di JAZZDOIT, ideato per riunire gli operatori e il pubblico intorno a tavoli di lavoro per scambiare idee su temi culturali, economici ed estetici”, dice Severino Salvemini, presidente del Triennale Teatro dell’Arte.

Dalla Triennale JAZZMI si allargherà coinvolgendo Teatro dal Verme, Sala della Balla del Castello Sforzesco, Palazzina Appiani e Pinacoteca di Brera (con un’apertura straordinaria dedicata al festival) per arrivare così al secondo cuore pulsante del festival, Blue Note Milano, con tante novità ed importanti ritorni.

JAZZMI diventa anche un’occasione unica per vivere i quartieri della città fuori dal centro, zone periferiche che offrono la possibilità di ascoltare Jazz in luoghi simbolici. Nei weekend sono articolati quattro percorsi dalla mattina alla sera che permettono, di concerto in concerto, di esplorare le diverse anime di Milano: Quarto Oggiaro, Niguarda e Dergano fra biblioteche, bocciofile, bunker e scuole. Ma anche beni sequestrati alle mafie, una chiesetta in un parco, mulini e due palestre fra Chiaravalle, Corvetto e via Padova grazie alle collaborazioni avviate con LaCittàIntorno, il progetto triennale promosso da Fondazione Cariplo per favorire il benessere e la qualità della vita nelle nostre città e in particolare nelle aree più fragili in esse presenti.

Al Triennale Teatro dell’Arte si terrà una fitta programmazione di concerti nazionali ed internazionali: Art Ensemble Of Chicago, (il concerto sarà aperto da un reading di Paolo Rossi) Kamaal Williams, James Senese e Napoli Centrale, Judi Jackson, Paolino Dalla Porta, Artchipel Orchestra, Camille Bertault, Abdullah Ibrahim, Bireli Lagrene, Yazz Ahmed, Madeleine Peyroux, Azul, Gianni Coscia e Daniele Di Bonaventura, Antonio Sanchez, Imogen Heap, Enrico Rava feat Joe Lovano, Colin Stetson, Jason Moran, Marquis Hill Blacktet.

La programmazione del Blue Note prevede i live di: Nnenna Freelon, Victor Wooten Trio, Aziza Quartet, Steve Kuhn Trio, John Scofield, Bill Frisell, Ron Carter, Chiara Civello, Christian Sands Trio e Yellow Jackets.

Anche quest’anno in cartellone abbiamo esponenti storici del panorama Jazz italiano, Paolo Conte al Teatro Arcimboldi in una serata celebrativa per i Cinquant’anni di Azzurro, Stefano Bollani con il suo nuovo progetto dedicato al Brasile (Que Bom) e Paolo Fresu & Lars Danielsson, alla Sala Verdi del Conservatorio.

Anche per la terza edizione JAZZMI arriverà in tutta la città, con concerti in importanti sedi come Santeria Social Club, Base Milano, Alcatraz e una nuova prestigiosa location, il Teatro Gerolamo, spesso definito come la “Piccola Scala” i cui protagonisti in tre serate saranno Enrico Intra, Alberto Tafuri e Mario Rusca.

Il Teatro dal Verme vedrà esibirsi un duo d’eccezione composto da John Zorn, figura chiave della musica contemporanea in coppia con l’eclettico Bill Laswell.

Il Conservatorio aprirà le sue porte anche per il concerto del pianista Chick Corea; mentre all’Alcatraz è atteso Maceo Parker, capostipite del movimento Funk formatosi alla scuola di James Brown.

Sempre tanti luoghi in programma per i concerti: la Santeria Social Club ospiterà il 10 novembre il concerto dell’eclettico quartetto britannico dei Portico Quartet mentre all’Arci Biko sono attesi Hailu Mergia, polistrumentista autore di un raffinato e coinvolgente Ethio-Jazz e il batterista Yussuf Dayes, capace di fondere Jazz, Hip Hop ed elettronica.

Prevista anche una gita fuori porta, al Cine Teatro Nuovo di Varese, (il 10 novembre) con Peppe Servillo e il suo tributo a Lucio Battisti con eccellenti musicisti Jazz.

A Mare Culturale Urbano il live del saxofonista Odet Tzur, per un incontro tra Oriente e Occidente, a BASE Milano la notte di festa del festival il 2 novembre con gli Istanbul Session e Dj Gruff.

Menzione particolare merita “Jazz, Istruzioni per l’uso” una band di sei elementi capitanata da Massimo Nunzi che domenica 4 Novembre, al Conservatorio, ripercorre il passaggio epocale del 1968, anno che tanto ha segnato la cultura e la musica in generale.

Agli “Art Ensemble Of Chicago” protagonisti nella serata di apertura è dedicata la presentazione del libro “Grande Musica Nera”, in cui Paul Steinbeck analizza l’epopea del mitico combo di Chicago. (Triennale di Milano, 1 novembre). E nella sezione dedicata alla presentazione di libri da segnalare che il 13 novembre, presso la libreria e centro nevralgico del Touring Club Italiano, in corso Italia 10, il nostro direttore Gerlando Gatto presenterà il suo ultimo libro “L’altra metà del Jazz – Voci di Donne nella Musica Jazz” edito da Euritmica/Kappavu.

Redazione

Eyes and Madness – Alberto Dipace Trio

EYES AND MADNESS

Jasm Records

ALBERTO DIPACE TRIO

Alberto Dipace, pianoforte

Danilo Gallo, contrabbasso

Ferdinando Faraò, batteria

Eyes and Madness nasce per Alberto Dipace come omaggio Esbjörn Svensson: ma non bisogna immaginare ad una mera riproposizione di brani del pianista svedese, pur in una qualsivoglia chiave interpretativa. Svensson è piuttosto lo spunto espressivo, ispiratore, da cui si vola verso un qualcosa di nuovo e di personale. Una specie di filo conduttore che alimenta lunghi episodi di improvvisazione di un Trio che da subito appare in un particolare stato di grazia. Con Alberto Dipace al pianoforte si avventurano in questa sorta di esplorazione di suoni avvenuta in una unica giornata di registrazione live, Danilo Gallo al contrabbasso e Ferdinando Faraò alla batteria. Quasi tutti brani originali e concepiti in Trio, forse estemporaneamente, ad esclusione di From Gagarin’s point of view , dello stesso Svensson, e Footprints di Wayne Shorter, e di Nina’s Dream, di Alberto Dipace.

Apre il disco un piccolo, delicato piano solo, Melancoly of distance, che da una tonica ribattuta ricca di dinamiche e mai uguale a sé stessa, si apre ad una progressione armonica dolce e non priva di sorprese. Il tema melodico è pervaso di reminiscenze di musica che sembrerebbe familiare, all’ascolto, eppure colpisce per il divergere dal “già noto” piuttosto che per il contrario.

Con Moving dimensions 1 e 2 si entra nel vivo di un Trio che sa diventare un corpo espressivo unico, in qualsiasi modo cominci e in qualsiasi modo finisca. L’intro di contrabbasso incalzante di Danilo Gallo si lega immediatamente alla batteria di Ferdinando Faraò, tessendo una base ritmica al pianoforte di Alberto Dipace: il quale lascia scorrere tutta quella ricchezza di suono aggiungendovi solo dopo un po’, a sprazzi, una base armonica. E’ ancora il contrabbasso a dare lo spunto per la seconda parte di questa suite, con una nota ribattuta, che il pianoforte avviluppa in un tema non scevro, in alcuni momenti, di blues. La batteria commenta creativamente, più che strutturare in uno schema rigido.

In Nina’s Dream è il pianoforte che parte, dolce, con il pedale che prolunga i suoni e rende tutto più etereo, irreale, mentre rumori lontani fanno eco, naturali e fiabeschi allo stesso tempo. Poi si cambia, il pianoforte corre insieme alla batteria, il contrabbasso sottolinea solo i cambiamenti armonici o poco di più. E ancora, andando avanti, il dialogo tra pianoforte e contrabbasso si fa serrato. La batteria si afferra ad entrambi senza perdersi nemmeno una nota, nemmeno uno spunto, giocando moltissimo sui piatti, e così facendo alleggerendo di molto l’atmosfera spessa, scura, di quell’intreccio. Tutto è improvvisato ma perfettamente armonico. Anche il progressivo diminuire, che non è uno sfumare, ma semplicemente un parlare più piano.

In Eyes and Madness Alberto Dipace crea una atmosfera sapientemente sospesa, in una vaga tonalità minore, mossa da piccole dissonanze. Ferdinando Faraò sottolinea, soffice, quel clima così indefinito, ma intenso, che però via via va prendendo un corpo diverso: la mano destra nel pianoforte comincia, in maniera discontinua, a cantare. Inizialmente il tutto è quasi prudente, pianoforte e contrabbasso si studiano, poi il flusso parte. L’improvvisazione libera si intensifica, poi rallenta. Gli accordi sono atonali, eppure li si percepisce morbidi, definiti, perché nati per costruire un suono complessivo che è fatto di pianoforte, contrabbasso e batteria. Un unico strumento, composto di quell’intreccio di corde, battiti e note.
L’unico pezzo di Svensson, come accennato è From Gagarin’s point of view. L’incipit è garantito da Danilo Gallo, che riproduce con l’arco, sfregando, rumori quasi elettronici: ed entra dopo una lunga intro nel brano vero e proprio, del quale è riproposta l’atmosfera, quell’ostinato di contrabbasso, il fluttuare del tema, i soffi della batteria: ma non certo pedissequamente. Alberto Dipace ha i numeri per parlare egli stesso, e raccontare quel brano “ a parole sue “. E le sue parole sono una personale tensione lirica che emerge durante l’improvvisazione libera, un modo particolare di creare sottraendosi a potenziali eccessi, aumentando di contro l’intensità dei suoni, e indugiando in piccoli efficaci silenzi che drammatizzano le frasi che li seguono.

Quando il titolo di un brano (Breaking Point ) ha un suo suono preciso, e quel suono lo ritrovi raccontato quasi onomatopeicamente nell’improvvisazione in un trio che si lascia andare ad un procedere libero e di incitamento reciproco, totalmente istintivo ma con la regola del riuscire a farsi ascoltare anche nei momenti pià adrenalinici, riesci a lasciarti andare senza nemmeno chiederti cosa stia davvero accadendo.

In Elegy il contrabbasso regala una introduzione di quasi due minuti fatta di suoni profondi, coinvolgenti, evocativi, che dopo averti irretito si diradano diventando i solidi rintocchi ai quali si appoggia con dolcezza il pianoforte. Alberto Dipace con il suo tocco intenso canta e non spreca neanche una nota. Il contrabbasso di Danilo Gallo, nell’improvvisare, mantiene una sua cifra che lo contraddistingue, e che è fatta di un andamento viscerale, travolgente. Contagia, provoca, ma non rimane avulso da ciò che accade intorno a lui. Dipace dal canto suo si lascia travolgere, ma tutt’altro che passivamente.

In Footprints il celebre tema di Shorter parte totalmente trasfigurato dal pianoforte. La batteria di Ferdinando Faraò è creativa e fondante, sottolinea la frammentarietà del tutto ma allo stesso tempo è l’elemento più continuo del brano: ed è lui che cuce insieme i suoni facendoli percepire come una corrente continua.

Il cd si conclude con Where is the end . L’atmosfera è quella di E.S.T. e su questo non c’è dubbio. Ma dove è Svensson? E’ l’ispirazione. Se ne sente la presenza. Il clima sognante, intenso, blu, nero, turchese, profondo, cullante ma non privo di scosse è quello. C’è anche però la bellezza del non essere replicanti, garantita proprio dal fatto che siamo di fronte a musica quasi del tutto improvvisata. Tutto è spunto per volare via e raccontare, in quel modo altro.

Un lavoro francamente notevole, questo di Alberto Dipace, in cui nell’improvvisazione libera si trovano strade, non si va a caso, in cui niente è fine a sé stesso. Si intraprendono in trio percorsi che tendono ad un traguardo, magari, anzi certamente, istintivo, ma che chi ascolta percepisce come  completezza sonora, coesione dinamica. In una parola, come intensa espressività.

Michele Francesconi e Francesca Bertazzo Hart presentano al Rossini Jazz Club di Faenza il loro nuovo progetto dedicato a Jimmy Van Heusen

Giovedì 25 ottobre 2018, la stagione del Rossini Jazz Club di Faenza ospita il nuovo progetto di Michele Francesconi e Francesca Bertazzo, dedicato al SongBook di Jimmy Van Heusen. Il quartetto è formato da Michele Francesconi al pianoforte, Francesca Bertazzo alla voce, Stefano Colpi al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria. La rassegna diretta da Michele Francesconi si presenta in questa stagione con due cambiamenti sostanziali: il Bistrò Rossini di Piazza del Popolo è il nuovo “teatro” per i concerti che si terranno di giovedì. Resta immutato l’orario di inizio alle 22. Il concerto è ad ingresso libero.

Michele Francesconi e Francesca Bertazzo rendono omaggio al songbook del grande compositore Jimmy Van Heusen. Se, da un lato, c’è l’intenzione di sintetizzare le esperienze estetiche dei due musicisti per valorizzarne le peculiarità, dall’altro si vuole arrivare all’essenza della sua musica, grazie ad una analisi profonda nel materiale melodico e testuale offerto dalle canzoni e ad una cura precisa ed attenta di tutte le sfumature.

Vincitore del Premio Oscar nella categoria “miglior canzone” con il brano Swinging on A Star nel 1944, nonché autore di colonne sonore indimenticabili, Jimmy Van Heusen è considerato uno dei più grandi songwriter americani. Pianista per gli editori di Tin Pan Alley prima, compositore per Hollywood e i teatri di Broadway poi, Van Heusen ha scritto centinaia di brani dalle mille sfumature, spesso impreziositi dai testi di storici parolieri come Sammy Cahn, Johnny Burke, Eddie DeLange e Johnny Mercer. Protagonista della sua produzione è indubbiamente la voce, esplorata e valorizzata attraverso la molteplicità di toni che caratterizza le sue canzoni: dallo struggimento di Darn That Dream alla solarità di I Thought About You, passando per la dolcezza di It Could Happen To You.

Il lavoro prevede arrangiamenti originali di Michele Francesconi scritti per l’orchestra trentina di dodici elementi New Project, la cui realizzazione completa è prevista per il 2019.

Francesca Bertazzo Hart, interprete segnalata tra i migliori nuovi talenti nel referendum del 2003 indetto dalla rivista Musica Jazz; diplomata al Cpm di Milano (col massimo dei voti più nota di merito) sotto la guida di Tiziana Ghiglioni, nel suo curriculum una borsa di studio alla Manhattan School of Music e quattro anni di esperienza nei jazz club di New York. Unica insegnante italiana al “Summer Jazz Workshop 2007” di Veneto Jazz a fianco dell’intero corpo docente della “New School for Jazz and Contemporary Music” di New York.

Michele Francesconi è diplomato in pianoforte e in musica jazz. Ha insegnato presso i Conservatori di Adria, La Spezia, Cesena, Bologna, Perugia e L’Aquila. Nel 2015 ha pubblicato il libro Pianoforte Complementare in Stile Pop-Jazz (Volonte & Co). Tra le pubblicazioni discografiche, a suo nome e come sideman, si segnalano Italian Tunes, Mozart in Jazz, Recital Trio, Quintorigo Plays Mingus, Pane e Tempesta, Twice, La Donna di Cristallo, Skylark, Bologna Skyline e Songs. Ha suonato in diverse rassegne e jazz club: Ravenna Festival, Ethnoinsula Musicae, Festival Atlantide, Percuotere la mente, Jazz in der Altstadt, Itinerari Jazz, Garda Jazz Festival, Sabato in concerto – Fondazione Pescarabruzzo, Sonata Islands, Festival della filosofia di Modena, Cantina Bentivoglio, Roccella Jazz Festival, Casa del Jazz, Pinocchio Jazz Club, European Jazz Expo di Cagliari, Torino Jazz Festival, Auditorium Parco della Musica, Crossroads, Iseo Jazz, Torrione Jazz Club.

La rassegna musicale diretta da Michele Francesconi, dopo oltre dieci anni, cambia sede e si sposta al Bistrò Rossini che diventerà, ogni giovedì, il Rossini Jazz Club: la seconda importante novità riguarda proprio il giorno della settimana, si passa appunto al giovedì come giorno “assegnato” ai concerti. Resta invece immutato lo spirito che anima l’intero progetto: al direttore artistico Michele Francesconi e all’organizzazione generale di Gigi Zaccarini si unisce, da quest’anno, la passione e l’accoglienza dello staff del Bistrò Rossini e l’intenzione di offrire all’appassionato e competente pubblico faentino una stagione di concerti coerente con quanto proposto in passato.

Giovedì primo novembre, sempre alle 22, si terrà il prossimo appuntamento con il Rossini Jazz Club. Sul palco del club faentino, suonerà lo Stevie Biondi “Modern Vintage Trio” con Stevie Biondi alla voce, al synth drum, alla loop station, al beatbox e alle percussioni, Stefano Freddi al pianoforte e Lorenzo Pignattari al contrabbasso.

Il Bistrò Rossini è a Faenza, in Piazza del Popolo, 22.

Luca di Luzio Globetrotter project ft. Jimmy Haslip a Corinaldo.

 

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Dagli Stati Uniti all’Italia per presentare in anteprima “Globetrotter”: Jimmy Haslip, bassista fondatore degli Yellowjackets, vincitore di numerosi Grammy Awards, l’ultimo nel 2018, si unisce al chitarrista Luca di Luzio per il lancio dell’album di esordio, prodotto e interpretato dallo stesso Jimmy Haslip.

Fa tappa a Corinaldo, venerdì 2 novembre presso il Teatro C.Goldoni dalle ore 21 ,il minitour italiano del Luca di Luzio Jimmy Haslip Quintet che vede insieme il chitarrista Luca di Luzio, il bassista statunitense Jimmy Haslip, il sassofonista Alessandro Fariselli, il pianista Alessandro Altarocca e il batterista Fabio Nobile uniti per il lancio di un nuovo progetto musicale.

Il tour rappresenta infatti l’anteprima del lancio dell’album di esordio del chitarrista Luca di Luzio, intitolato “Globetrotter”, un viaggio nel mondo del Jazz contemporaneo dove Funk, Blues, Jazz e Musica Latina si uniscono in un percorso musicale comune. Luca di Luzio è un chitarrista che ha approfondito la conoscenza di diversi stili per distillare la propria visione musicale fondata su due caratteristiche: melodia e groove. La scelta di una sezione ritmica di altissimo livello composta da Jimmy Haslip al basso elettrico e Fabio Nobile alla batteria diventa quindi la chiusura perfetta del cerchio di questo progetto musicale che si completa per l’occasione con la presenza di Alessandro Fariselli al sassofono e Alessandro Altarocca al pianoforte.

Il lavoro discografico di Luca di Luzio, “Globetrotter”, frutto della collaborazione tra Luca e Jimmy Haslip che ne è il produttore, sarà disponibile entro il mese di novembre e contempla la presenza di molti ospiti illustri come Dave Weckl, George Whitty, Max Ionata e Alessandro Fariselli.
Il concerto è realizzato dall’Associazione Culturale Jazzlife in collaborazione con l’Associazione Round Jazz di Corinaldo e il sostegno del Comune di Corinaldo e della Proloco di Corinaldo. L’appuntamento è per venerdì 2 novembre dove alle 21.00 presso il Teatro C. Goldoni.

Luca di Luzio è un chitarrista versatile che ha approfondito diversi linguaggi musicali, dal jazz al funk e al R&B studiando con Garrison Fewell, Dean Brown, Tuck Andress, Les Wise. Suona stabilmente con il suo LdL Blue’(s) Room Trio insieme a Sam Gambarini (H) e Max Ferri (D) e collabora con la cantante canadese Lauren Bush con cui sta registrando un CD prodotto da Tuck and Patti. Si è esibito in numerosi Festival sia in Italia che all’estero come Umbria Jazz, Comacchio Jazz, NAMM Show, San Severo Winter Jazz festival, Jazzit Festival, Mottola International Guitar Festival.

Ha suonato con Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Max Ionata, Xavier Girotto, Roberto Spadoni, Lauren Bush. Da alcuni anni ha iniziato inoltre ad esibirsi con la chitarra a 7 corde. E’ endorser della Benedetto Guitars, D’Orazio Strings, DV Mark amps.

Jimmy Haslip è conosciuto soprattutto per essere uno dei membri fondatori del gruppo fusion Yellowjackets e per essere stato uno dei primi bassisti ad utilizzare un basso a 5 corde. Bassista mancino, ha inoltre la particolarità di suonare il basso con le corde invertite, cioè con la corda più acuta in alto e la corda più grave in basso.

Oltre agli Yellowjackets, Haslip ha collaborato o collabora con numerosi altri artisti importanti quali: Bruce Hornsby, Rita Coolidge, Gino Vannelli, Kiss, Tommy Bolin, Allan Holdsworth, Marilyn Scott, Chaka Khan, Al Jarreau, Donald Fagen e Anita Baker.

Ingresso 12 €.

Dopo il concerto Jam session Ai 9 Tarocchi (www.ai9tarocchi.it)

Info e biglietti: 3351340537 – info@jazzlife.it
Ufficio Turistico di Corinaldo: 071 7978636

(Cinzia Sabbatini – Responsabile della Comunicazione-Corinaldo Jazz)