Centrato omaggio di Riccardo Fassi all’arte di Herbie Nichols

Un centenario passato sotto silenzio, quello del pianista-compositore afroamericano Herbie Nichols nato nel 1919 e scomparso nel 1963, quarantaquattrenne, a causa di una leucemia. Il suo amico ed allievo Roswell Rudd, trombonista, sosteneva che a favorire, se non a causare, la morte di Nichols fosse stata anche la profonda frustrazione di un artista eccelso, all’avanguardia, che non riusciva a vivere della propria musica ma sopravviveva facendo il sideman in gruppi dixieland oppure suonando in locali scadenti. Lo raccontava già A.B. Spellman nel 1966, nel suo bel libro “Four Jazz Lives” (tradotto in italiano nel 2013, da minimum fax).

Ci volle la lungimiranza del produttore Alfred Lion a portare nel 1955-’56 Nichols in sala di incisione per uno dei suoi pochi album, in trio. In realtà il songbook del pianista contava circa centosettanta composizioni (svariate con liriche di suo pugno) e Rudd – tra i più esperti in materia – ne conosceva una settantina. Un centinaio di lavori sono, quindi, andati persi ma una parte significativa del repertorio nicholsiano resta nelle incisioni Blue Note e Bethelem, più altri inediti che man mano vengono proposti. Tanti e significativi jazzisti, americani ed europei, hanno infatti valorizzato nel tempo una musica di sorprendente attualità: Steve Lacy, Rudd, la ICP con Misha Mengelberg ed Han Bennink, Buell Neidlinger, Simon Nabatov tra gli altri.

Di grande spessore appare, quindi, la serata “Herbie Nichols 100” che la romana Casa del Jazz, per iniziativa del direttore Luciano Linzi, ha organizzato venerdì 17 maggio scorso, serata che ha visto una breve introduzione storico-biografica sul musicista newyorkese di chi scrive seguita da un ottimo concerto del Riccardo Fassi Quintet. Come ha spiegato il leader-pianista, il “testimone” del repertorio di Herbie Nichols gli è stato direttamente passato da due musicisti: il pianista e didatta inglese Martin Joseph, che nelle sue lezioni di storia del jazz alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio gli dedicava particolare attenzione; il trombonista Roswell Rudd che, in occasione del disco “Double Exposure” (Wide, 2009, Fassi 4tet con Rudd, Paolino Dalla Porta e Massimo Manzi), gli regalò partiture inedite che aveva ricevuto direttamente dal padre di Nichols.  In realtà il concerto romano ha avuto una doppia valenza: la realizzazione in quintetto con due fiati (Torquato Sdrucia, Carlo Conti; Steve Cantarano al contrabbasso e Pietro Iodice alla batteria, tutti eccellenti come il pianista-leader) che ha dato spessore e ricchezza a brani eseguiti dall’autore solo in trio, anche se pensati per organici più ampli; l’esecuzione di una serie di inediti di notevole bellezza e visionarietà. Unico appunto alla serata la mancanza nel pubblico degli studenti di musica di scuole e conservatori che avrebbero potuto ascoltare dal vivo un repertorio pregevole e modernissimo, che secondo A.B.Spellman – se debitamente promosso – avrebbe potuto costituire un’alternativa (a livello di estetica) a quello di Bud Powell e John Lewis negli anni ’50.

La scaletta del concerto ha, in effetti, montato con sagacia composizioni note ed inedite, ampliandone la tavolozza timbrica ed esaltandone la dinamica, sottolineando la forte e caratterizzante componente ritmica di Nichols; apprezzato da Mary Lou Williams, il pianista aveva studiato attentamente la musica di Monk ma la propria aveva radici e riferimenti amplissimi (Bartok, Prokofiev, Hindemith, la musica caraibica ed una conoscenza enciclopedica del jazz, dal ragtime all’hard-bop). Si sono ascoltati “Third World” dalle armonie molto moderne, con un bel solo di piano, uno scambio (Four) tra batteria e pianoforte ed un assolo al tenore di Carlo Conti che ha esaltato gli aspetti coltraniani (prima di Coltrane) insiti nel brano; “Cro-magnon Nights” dalla particolare linea melodico-ritmica, con colori quasi mingusiani; “Shuffle Montgomery” dal tema suadente, impreziosita da un arioso assolo di piano e da un efficace solo di baritono (Sdrucia); “The Happening” che sfrutta un tempo di marcia; la poco conosciuta “Ina” che per le sue armonie sembra uscita dalla penna di Wayne Shorter; la ballad inedita – e magistrale – “I Never Loved or Cared With Love”; l’asimmetrica e monkiana “Double Exposure”; un altro inedito basato su una scala della musica classica indiana, “Carnacagi”: nulla sfuggiva alla colta e onnivora curiosità di Herbie Nichols. Il concerto si è concluso con il brano più noto dello sfortunato pianista: “Lady Sings The Blues”, un omaggio-ritratto a Billie Holiday di cui scrisse anche le parole.

A volte – come scrisse il critico letterario, saggista e romanziere Giacomo Debenedetti – progetto e destino non coincidono.

Luigi Onori

Roma torna ad essere la capitale del jazz!

Non chiedetemi il perché: non lo so. Fatto sta che inopinatamente, nonostante i mille problemi che affliggono la città, Roma si presenta all’appuntamento con l’estate quale vera capitale del jazz. Sono davvero tante le iniziative dedicate alla musica afroamericana che si svolgeranno nella Capitale, alcune davvero di eccellente livello.

Roma, Auditorium Parco della Musica 18 06 2018 foto Musacchio & Ianniello

E partiamo con una struttura prestigiosa che, dopo vari mesi di assoluta inattività, torna prepotentemente alla ribalta. Lunedì 18 giugno, introdotta da un breve assolo di Danilo Rea, è stata presentata alla stampa la riapertura della Casa del Jazz nel cui parco il primo luglio parte la stagione estiva, la prima sotto la gestione della Fondazione Musica per Roma e all’interno della rassegna Estate Romana. Il parco di Villa Osio diventa così il palcoscenico ideale di una fitta programmazione di proposte originali, grandi concerti e spettacoli dal 1° luglio al 5 agosto in collaborazione con IMF Foundation e I Concerti nel Parco.

In particolare la Casa del Jazz ospiterà la 42esima edizione del Roma Jazz Festival, lo storico e prestigioso festival diretto da Mario Ciampà, che dopo 12 stagioni autunnali all’Auditorium Parco della Musica ritorna in estate con gran parte della programmazione alla Casa del Jazz. “Jazz is Now“ è il titolo di questa edizione che vuole trasmettere il sound attuale di una musica che non teme l’usura del tempo. Venti concerti con grandi stelle italiane e internazionali del jazz si susseguiranno alla Casa del Jazz con protagonisti Enrico Rava/Danilo Rea Duo (1.07), Pietropaoli – Zanisi – Paternesi Wire Trio (8.7), Ottolini – Bearzatti Licaones (9.7), Camille Bertault Trio (11.7), Tony Allen (13.7), Giovanni Guidi – Fabrizio Bosso (15.7), The Freexielanders (18.7), Randy Weston (19.7), Corey Harris (22.7), Vijay Iyer Sextet (23.7), Dee Dee Bridgewater (24.7), Tanotrio feat. George Garzone e Leo Genovese (25.7), Paolo Fresu/Chano Dominguez Duo (26.7), Steve Coleman & Five Elements (27.7), Big Fat Band (29.7), Giuliani – Biondini – Pietropaoli – Rabbia “Cinema Italia” (30.7), NTJO New Talents Jazz Orchestra (31.7), Lizz Wright (2.8), Chansons! (3.8), Piji Siciliani (4.8), Swing Valley Band (5.8).

Ma la Casa del Jazz non sarà l’unica location del “Roma Jazz Festival”: così alla Cavea dell’Auditorium ci saranno il 7 luglio gli Snarky Puppy, il 14 Chick Corea Akoustic Band, il 16 luglio Stefano Bollani Quintet, il 20 luglio Pat Metheny; al Museo Maxxi sarà possibile ascoltare il 12 Tommaso Cappellato, il 21 Kamaal Williams Trio, il 1 agosto Sons Of Kemet; presso il Parterre Farnesina il 14 luglio si esibirà Oddisee & Good Company, il 16 luglio Knower, il 23 Cory Henry & The Funk Apostles, il 28 luglio Jungle Green.

Tornando alla Casa del Jazz, la struttura ospiterà per il terzo anno consecutivo un’altra manifestazione storica dell’estate romana, I Concerti nel Parco, giunta alla sua 28sima edizione dal titolo “Una casa bellissima” e diretta da Teresa Azzaro. Tredici eventi, molte produzioni originali, in prima assoluta o al loro debutto romano e molte date uniche, in esclusiva in Italia; una programmazione di grande prestigio, sempre più multidisciplinare ed eterogenea, che ospita grandi nomi del parterre nazionale ed internazionale. Molti progetti speciali e giovani talenti italiani e stranieri che mettono in campo nuove idee per lo spettacolo dal vivo.

Tra i protagonisti: Graham Nash (2.7), Joey Alexander (3.7), Gio Evan (4.7), Monica Molina (5.7), Player2 Orchestra (6.7), The Black Blues Brothers (10.7), Paolo Cevoli e Quartetto Saxofollia (12.7), Claudia Gerini e Solis String Quartet (14.7), Suzanne Vega e Gerry Leonard (16.7), Avion Travel (20.7), Filippo Timi e Giuseppe Albanese (21.7), Teresa Salgueiro (28.7), Flamenco Tango Neapolis (1.8).

Da settembre riprenderanno le attività principali della Casa del Jazz quali la didattica, la divulgazione, la formazione e la promozione del jazz in tutte le sue forme oltre ovviamente alla programmazione concertistica Riaprirà anche il prestigioso studio di registrazione per riprendere le attività di produzione discografica. Verranno inoltre dedicate attività specifiche per i bambini e i giovani, concerti, spettacoli e attività di formazione. Così a maggio scorso è stato siglato un protocollo d’intesa tra la Fondazione Musica per Roma ed il Conservatorio di Santa Cecilia per sviluppare alla Casa del Jazz una collaborazione nei settori dell’Alta Formazione musicale, della formazione di base, della ricerca e della promozione e produzione artistica.

Sempre a maggio si è formata presso la Casa del Jazz la nuova Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti (ONJGT) sotto la direzione di Paolo Damiani, ensemble che raccoglie undici tra i migliori talenti emersi in Italia e che presenta un organico inusuale con due voci femminili e un violino, oltre a fiati e sezione ritmica. Questo pregevole organico presenterà il 17 luglio il progetto “Oscene rivolte” che porterà in tour nelle più importanti città italiane per poi ritornare alla Casa del Jazz a registrare il suo primo disco.

Il 22 settembre inoltre la Casa del Jazz ospiterà uno degli appuntamenti del festival “Una striscia di terra feconda”, festival franco-italiano di jazz e musiche improvvisate, che vedrà protagonisti nella prima parte il pianista François Coutorier in un concerto in solo in prima nazionale e nella seconda parte i musicisti italiani, in residenza con il trombettista Mederic Collignon, Camilla Battaglia (voce), Andrea Molinari (chitarra), Rosa Brunello (contrabbasso), Perla Cozzone (pianoforte), tutti vincitori del Concorso Nazionale in collaborazione con l’Institut Français Italia, l’Ambasciata di Francia in Italia, MiDJ e SIAE.

*****

Ma, come si accennava in apertura, il “Roma Jazz Festival” non sarà l’unica occasione di ritrovo per gli appassionati di jazz. Fra le altre iniziative c’è da segnalare “L’ISOLA DI ROMA JAZZ & BLUES” che si svolgerà dal 4 Luglio al 17 Agosto presso l’Isola Tiberina. La rassegna vedrà la partecipazione di artisti da ogni parte del mondo, come il talentuoso ventenne russo Alexandr Misko, a ben ragione considerato il genio del percussive fingerstyle guitar solo (il 4 Luglio). L’ 8 luglio sarà la volta della pianista giapponese Chihiro Yamanaka e il suo “Electric Female Trio”. Mercoledì 11 Luglio a mio avviso uno degli avvenimenti più importanti dell’intera stagione romana: saliranno sul palco della Grande Arena Carla Bley con Andy Sheppard (sax) e Steve Swallow (basso). Si tratta di artisti che hanno fatto la storia del jazz e che, specie per quanto concerne la Bley, non è usuale ascoltare nella Capitale.  Il 18 invece si esibirà la band statunitense The Bad Plus, dal groove trascinante.

Il 25/7 l’Africa si impossesserà del palco: i Songhoy Blues, quattro ragazzi del Mali, proporranno brani Blues, R&B e Raggae nella lingua della loro terra.

Il mitico sassofonista Kenny Garrett suonerà col suo quintetto il 31 luglio mentre martedì 7 Agosto, si alterneranno sul palco Dick Halligan, storico pianista dei Blood Sweat & Tears, al piano solo, e la “Giancarlo Maurino’S Evidence”, condotta dal noto sassofonista italiano.

A chiudere la rassegna, Atrio, Dumbo, Station e Modular, testimoni delle nuove generazioni del crossover Jazz.

*****

Intanto dai primi del mese è in corso di svolgimento, nella splendida cornice di piazza Garibaldi, con una vista ineguagliabile sulla Città Eterna, la seconda edizione di “Gianicolo in Jazz” che, sotto la sapiente regia del nuovo direttore artistico Roberto Gatto, andrà avanti fino al 14 settembre. Variegato il programma che prevede artisti di assoluto rilievo internazionale e giovani talenti che possono così trovare l’occasione di far conoscere le proprie potenzialità. Tra gli appuntamenti più importanti il 27 giugno   il vocalist e chitarrista Mark Hanna; il 10 luglio il duo Javier Girotto sax e Natalio Mangalavite piano; il 15 luglio il Paolo Damiani Santa Cecilia Jazz Ensemble con Daphne Nisi voce, Francesco Fratini tromba, Andrea Molinari chitarra, Fabio Sasso batteria e Paolo Damiani contrabbasso e composizioni; il 18 “The Italian Trio” con Dado Moroni piano, Rosario Bonaccorso contrabbasso e Roberto Gatto batteria; il 24 “The Hidden Side” con Rosario Giuliani sax, Alessandro Lanzoni piano, Jacopo Ferrazza contrabbasso e Fabrizio Sferra batteria; il 7 agosto Tandem, ovvero Fabrizio Bosso tromba e Julian Mazzariello piano; il 15 Seamus Blake al sax, accompagnato da Roberto Tarenzi piano, Gabriele Evangelista contrabbasso e Roberto Gatto batteria; il 21 un quartetto di classe con Peter Bernstein chitarra, Dario Deidda basso, Alessandro Lanzoni piano e Roberto Gatto batteria; il giorno dopo Enrico Rava Quartet completato da Domenico Sanna piano, Dario Deidda basso e Roberto Gatto batteria; il 29 Enrico Pieranunzi piano, Rosario Giuliani sax, Luca Fattorini contrabbasso e Marco Valeri batteria; il 4 settembre Maurizio Giammarco “Syncotribe”, ovvero Maurizio Giammarco sax, Luca Mannutza organo e Enrico Morello batteria; il 9 il duo, Rita Marcotulli piano, Israel Varela batteria e voce.

*****

Un’altra manifestazione in corso di svolgimento è quella che si svolge in un’altra splendida villa della Capitale: la terza edizione del Village Celimontana, rassegna organizzata dal Cotton Club che si protrarrà fino all’8 settembre. Media-Partner della rassegna Radio Montecarlo, la radio italiana che offre maggiore spazio al jazz. Molto spazio ai giovani talenti italiani ma anche appuntamenti di rilievo internazionale: la “Carta Bianca” ad Enrico Pieranunzi sarà una tre giorni dedicata al grande pianista che salirà sul palcoscenico del Village Celimontana presentando due nuovi dischi, domenica 17 giugno in duo con una star emergente, il contrabbassista danese Thomas Fonnesbeak, mercoledì 4 luglio con un concerto in piano solo e giovedì 5 luglio in quintetto con ospite il sax di Rosario Giuliani.

Tra gli altri italiani degni di attenzione le esibizioni – tanto per citare qualche nome –  di Massimo Morriconi, Ellade Bandini, Nico Gori, Lorenzo Tucci, Stefano Sabatini, Gianni Oddi, Giorgio Rosciglione, Riccardo Biseo, Stefano Sabatini.

*****

Infine La Scuola Popolare di Musica di Testaccio presenta “Le vie del jazz”, concerti suonati e raccontati dai protagonisti del jazz romano attraverso sei lezioni-concerto.

Un’occasione per ascoltare le varie “anime” del jazz e le molteplici culture che, partendo dal blues e dalla musica di New Orleans, hanno nel tempo influenzato questo linguaggio fino a renderlo una sorta di esperanto musicale.

A rendere possibile l’iniziativa sono i musicisti che fanno base a Roma, tra i quali alcuni insegnanti della Scuola Popolare di Musica di Testaccio come Roberto Nicoletti, Gaia Possenti, Sonia Cannizzo, Simona Bedini e Ludovico Piccinini. Oltre a noti musicisti che, nella scuola, si sono nel tempo formati: Gabriele Coen, Giulia Salsone, Antonella Vitale, Luca Monaldi e oltre ancora a tutti i musicisti che con la scuola hanno più volte incrociato la propria strada per concerti, incontri, stage…

Durante gli incontri si toccheranno le varie influenze: dal rock-pop alle musiche del mondo, a Giuseppe Verdi in chiave gipsy/swing, alla canzone italiana in chiave swing, per finire con un approfondimento sulla musica di Thelonius  Monk e sul trombone.

Ogni incontro prevede una parte illustrativa curata dal relatore e una parte di concerto.

Gerlando Gatto

 

 

Salis e Marchitelli ipnotizzano il pubblico

Da ventinove anni si svolge la rassegna “Musica & Musica” presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Con la direzione artistica di Paolo Cintio e Vincenzo Russo, la manifestazione si propone di offrire musicisti ed incontri tra artisti al di fuori della “routine” concertistica, contribuendo così ad alimentare la stagione dei recital capitolini (non troppo florida) in orario pomeridiano (dalle 18) ed in uno spazio “recuperato” (la Sala Concerti SPMT, all’interno del vecchio Mattatoio) che – per quanto suggestivo esempio di recupero “industriale” – comincia ad essere insufficiente per il pubblico.

Siamo ormai giunti al quarto appuntamento, quello di domenica scorsa (12 febbraio: Yellow Squeeds con Francesco Diodati, Enrico Zanisi, Glauco Benedetti, Enrico Morello e Francesco Lento) dopo il Generation Quartet (5 febbraio) che univa due sassofonisti fuori dal comune come Eugenio Colombo e Sandro Satta (forse il vero ed originale erede di Massimo Urbani per l’unione felice ed inquieta tra urgenza espressiva e tecnica) e l’inedito duo tra Antonello Salis e Egidio Marchitelli (29 gennaio scorso).

Celebrato nel nome di Frank Zappa e Jimi Hendrix, l’incontro tra i due artisti non si è in realtà basato sulla rivisitazione del repertorio dei due grandi chitarristi-compositori, anche se non sono mancata gustose ed irriverenti “cover”. Quello che ha ipnotizzato gli spettatori per circa due ore è stato l’incontro/scontro tra due poetiche e due filosofie del suono diverse ma aperte nella ricerca di terreni comuni, attente a riprendere e rilanciare  suggerimenti melodici, ritmici, armonici, timbrici che provenivano – a volte come sussurri, altre come venti impetuosi – ora dal piano/tastiera/fisarmonica di Antonello Salis ed altre dalle chitarre elettriche (con “batteria” di effetti) di Egidio Marchitelli. Semplificando si può parlare di incontro tra rock e jazz improvvisato (informale), tra elettrico ed acustico; in realtà i termini dello scambio e dell’invenzione sono stati più ricchi e sfumati, più contraddittori ed ambigui, senza tralasciare i terreni della musica popolare e della canzone brasiliana (Hermeto Pascoal). Tanto per cominciare si è frantumata e frammentata l’idea di “brano” cui sono state sostituite lunghe sequenze spesso confluenti l’una nell’altra (chi scrive ne ha contate orientativamente otto). In esse variava la presenza delle componenti, con una naturale tendenza in Salis  per quella ritmica e melodica (a volta doppiando gli strumenti con il fischio). Marchitelli ha saputo con intelligenza e sensibilità scandagliare la gamma amplissima dello strumento, facendosi ora accompagnatore ora solista ora un mix tra i due ruoli. Qua  là temi hendrixiani ed armonie zappiane, evocazioni non paralizzanti che sono a volte sfociate in fasi di intensa manipolazione sonora (come nella musica contemporanea ma con uno slancio ritmico tutto jazz-rock).

Chi si aspettava “standard” rock (o jazz) è rimasto deluso, perché la musica del duo è opera aperta o – per meglio dire – “action painting”: come i quadri di Jackson Pollock in cui il colore veniva colato, sparso e reso segno davanti agli spettatori, in una “diretta artistica” rischiosa e sfidante; così Antonello Salis ed Egidio Marchitelli hanno portato avanti la loro performance, aggiungendovi una dimensione ed un sapere di street-art, di graffito che può far pensare a Basquiat. Il segreto per apprezzarli è di rimuovere aspettative e canoni critici e lasciarsi andare al flusso della musica che – pur con gli inevitabili “scarti” – conserva una sostanziale potenza espressiva e tenuta, evidente anche nello sforzo fisio-psichico dei due artisti. Musica di performance, impensabile se non nella dimensione del concerto dove tutti si è parte di un rito di creativa liberazione.

Luigi Onori 

“A ROMA HANNO RAPITO IL JAZZ.. RINGRAZIAMO SENTITAMENTE.. MA ANCHE NO!

Quest’anno la programmazione degli eventi cittadini non solo non ha dato il minimo spazio al Jazz, ma è andato oltre “scippando” un luogo, la Casa del Jazz, per anni propagandato come fiore all’occhiello della programmazione culturale dell’amministrazione capitolina. Si penalizzano così musicisti, Jazz club sia d’inverno che d’estate, operatori culturali di settore, scuole di musica e artisti, ma anche il pubblico che soprattutto a Roma ha sempre seguito con trasporto e passione suoni fuori dalle logiche commerciali. Il Jazz indipendente ha fatto ancora una volta da solo: lo scorso inverno è stato organizzato un parterre a proprie spese attraverso,  Jazz-itClub, AgusCollective, Orchestra Operaia, le Scuole di Musica e tutto quel microtessuto creativo che non ci sta ad avere le orecchie e la bocca tappate. Oggi la comunità jazzistica ha deciso di riunirsi per dare un attestato della propria esistenza e della propria vitalità, nonostante lo scarso interesse delle istituzioni. L’ esigenza è ribadire : “Ci siamo, esistiamo, produciamo ci organizziamo” . In pochissimi giorni un vasto movimento spontaneo ha ripreso la parola sui social network per discutere di musica, ribadirne l’importanza e il valore. Abbiamo avuto adesioni e proposte da tutt’Italia con il supporto empatico e solidale di organizzatori che ci offrono spazi per riunirci, con il sostegno dei media, club, radio,  la rivista Jazz-It, associazioni e tanti, tanti musicisti jazz . Adesioni da Siena Guitar Festival, Festival Jazz Liri, Najma Bari ed molte altre sigle.

(altro…)

Festival Jazz EU 2013 – Santiago del Cile

IMG_3610

Ho colto con entusiasmo l’invito di Gerlando Gatto a scrivere del recente tour che ha visto protagonisti me ed Eugenio Colombo in Cile. L’occasione è d’oro per ricordare e condividere con i lettori, una delle rare volte in cui, nella movimentata carriera di un musicista (specie se dedito al Jazz ed Improvvisazione), ci si trova a viaggiare ancora una volta, per andare a suonare lontano la propria musica.

Dal 2009 collaboro stabilmente in Duo con Eugenio Colombo. Tutto è nato grazie ad un casuale incontro su un treno di ritorno da Siena Jazz nel 2005, in cui ci siamo trovati seduti uno di fronte all’altro. L’allievo ed il maestro. Poi un cenno a sedersi vicini ed una chiaccherata su “Brillant Corners” di T.Monk, è stata la scintilla iniziale di un incontro umano che è diventato anche un sodalizio musicale. Con Eugenio abbiamo viaggiato moltissimo in Europa, Africa e Sud America. Suonando sempre quello che ci piaceva suonare, improvvisando e leggendo, quasi sempre senza parlare mai di cosa si sarebbe suonato una volta saliti sul palco. Quattro anni fa, un’occasione (quasi) irripetibile: il lungo tour in Sud America lungo il Guatemala, Brasile, Colombia, Cile, Perù ed Argentina.

Un Tour di un mese e mezzo con più di 20 concerti  quasi del tutto improvvisati, durante i quali  quali è stato registrato il disco “Sud America” (Zonedimusica 2009). Potete leggere il “diario” che Eugenio aggiornava ogni giorno su http://www.zonedimusica.com/index.php?option=com_content&view=article&id=147&Itemid=163 .

Chi fa il musicista, sa che viaggiare e suonare sono i due capisaldi di una condizione ideale. Il viaggio è parte integrante dei concerti. E’ quello spazio di tempo fuori dal palco in cui, in realtà, si preparano i presupposti per la performance musicale vera e propria. Si parla moltissimo, si tace, si dorme molte ore in aereo e si mangia insieme ed ovviamente di suona. Eugenio fa parte di quei musicisti che in Italia, ed in Europa, hanno fatto grande la parola Improvvisazione. E’ sempre un po’ importante ricordare che In Italia abbiamo una generazioni di Maestri in giro per lo stivale, qui vicino senza andare oltreoceano, che sono musicalmente attivi e ricchi di un patrimonio da passare alle generazioni come la mia. Non accorgersene è un vero peccato. Per questo motivo quando, tramite l’Istituto Italiano di Cultura di Santiago del Cile ,io ed Eugenio siamo stati invitati a suonare al Festival Jazz EU 2013 ( http://www.goethe.de/ins/cl/prj/jaz/esindex.htm ), per me è stato un bel momento da cogliere a pieno.

 

Siamo partiti il 26 di Novembre e siamo tornati il 3 Dicembre. Una settimana di musica, decine di ore in volo, tre concerti, un workshop ed incontri importanti. Potrebbe essere la semplice storia di un tour qualsiasi se non fosse che siamo stati chiamati a partecipare, con altri sei paesi europei (Belgio, Germania, Svizzera, Norvegia, Francia e Polonia) , ad un festival di Jazz ed Improvvisazione in cui ci siamo esibiti anche in formazione mista con improvvisatori Cileni. Significativa la cerimonia di apertura del festival svoltasi la sera del 27, in una piazza di Santiago con tanto di discorso del sindaco della città, direttori di Istituti di Cultura dei paesi ospiti, Ambasciatori e direttori Artistici del festival. Il clima era quello delle belle feste di popolari (dando alla parola “popolare” il senso più alto del suo significato), molto sereno e senza l’ombra di un vigile o una guardia del corpo. Non è un dettaglio da poco in un festival gratutito che ha visto una grande affluenza di pubblico.

Il nostro primo “impegno musicale” è stato il 28 Novembre. Io ed Eugenio siamo stati baciati dalla fortuna avendo avuto modo di suonare, presso il club Thelonious, con il RAM Trio, formato da Ramiro Molina (chitarra elettrica), Angelo Cassanello (trombone) e Isidora O’Ryan (violoncello). Un Trio giovane molto maturo, attento ai silenzi e ad una gestione dei ruoli molto equilibrata. Negli ultimi anni ho vissuto e suonato molto in Scandinavia, ed ho trovato quel genere di maturità espressiva, molto genuina, contemporanea, rilassata e musicalmente valida.

Al concerto di giovedi 28  è seguito il live in Duo presso il “Projazz”, una bella scuola di Jazz di Santiago, ed il 30 sera un house concert presso il “Piso3” con altri validissimi giovani musicisti improvvisatori Cileni.

(altro…)

In Italia anche nel jazz non c’è meritocrazia

Venanzio Venditti

Venanzio Venditti

Intervista al sassofonista Venanzio Venditti

Musicista di indubbie qualità, Venanzio Venditti inizia lo studio di sassofono e pianoforte da privatista presso il conservatorio “A. Casella” di L’Aquila. Dopo gli studi classici il suo interesse vira verso il jazz per cui inizia a frequentare i corsi della Scuola Popolare di Musica di Testaccio (Roma) e, al contempo, partecipa a numerosi seminari tenuti sia nella Capitale che altrove da musicisti di fama internazionale come George Garzone, Bob Berg, Rick Margitza, Jerry Bergonzi, Michael Brecker e David Liebman. Attualmente guida un proprio quartetto ma non è ancora riuscito ad ottenere i riconoscimenti che merita, caso purtroppo non isolato nel panorama jazzistico nazionale.

Ma come si è formato musicalmente Venditti? Quali musicisti lo hanno influenzato? E come vede la situazione del jazz italiano? .. su questi ed altri temi lo abbiamo lungamente intervistato.

(altro…)