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Saccargia

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“Time in jazz” – Saccargia, 10 agosto, ore 21

Paolo Fresu, che in ogni suo festival ha il raro dono di avere una apertura culturale notevolissima e auspicabile, in un panorama sempre più omologato (basti dare un' occhiata all' intero programma di Time in Jazz – Aria”, ma anche a quello di ”Bergamo Jazz”),  ha deciso di aprire  quest' anno con un concerto da un certo punto di vista “anomalo”, che – a volersi fermare all' apparenza –  con il jazz sembrerebbe entrarci pochissimo.  La scelta è stata quella di aprire le porte della basilica di SS. Trinità di Saccargia, incredibile “cattedrale nel deserto” del XII secolo, ad Enrico Pieranunzi, nella veste di interprete delle sonate di Domenico Scarlatti.  Musica “colta” dunque, ed anche musica “jazz”, poiché Pieranunzi improvvisa, prendendo spunto dalle sonate stesse; ma questa ora e mezza , in una chiesa gremita all' inverosimile (molte persone hanno ascoltato il concerto fuori dalle porte rimaste aperte) , ha regalato non una singolare commistione di generi, ma, molto semplicemente, Musica.  Chi ha assistito a questo concerto ha assistito alla Musica assoluta, al processo di nascita di idee musicali, che è universale in tutte le epoche ed in tutte le culture, e che unisce i musicisti (gli artisti, quelli veri) in senso strutturale, quasi archetipico.

Saccargia

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Cosa differenzia (in questo particolare caso) Pieranunzi e Scarlatti? Il linguaggio stilistico, certo. Gli stilemi compositivi, naturalmente.  Ma se una vibrazione emotiva, o un momento di sospensione Scarlatti lo esprime con un trillo lungo e veloce sulla settima di dominante e Pieranunzi invece con un arpeggio diminuito che rallenta e si estende, estenuando l' attesa della risoluzione, questo non li differenzia .O meglio, li differenzia,  ma il pubblico fortunato di Saccargia ha potuto vivere ciò che unisce, più che ciò che divide: l' espressività di quel “momento di sospensione”. Ha cioè avuto la rara possibilità di sentire quanto siano vicini e si possano fondere tra loro due musicisti, al di là dei secoli che li separano.  Ed in un certo senso ha potuto vedere anche Scarlatti, immaginarlo al clavicembalo mentre (proprio così) improvvisava: lo stesso Pieranunzi, spiegando prima o dopo ogni brano momenti importanti di questa o quella suonata , o il perchè di una improvvisazione (cosa rara durante qualsivoglia concerto, e della quale non si sarà mai abbastanza grati),  ha accompagnato per mano in un viaggio quasi “mistico”, misterioso, ed affascinante, nella improvvisazione antica, nell' improvvisazione jazzistica, e nella Musica assoluta.

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