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Bobo Stenson

Certo che il pubblico romano è davvero strano: di recente ho organizzato , presso la Casa del Jazz, un ciclo di ascolto dedicato alla musica del Nord Europa temendo che non ci sarebbero stati molti romani interessati al tema ed invece ho avuto una presenza di circa 500 spettatori in sei serate; poi, il 4 dicembre viene all’Auditorium di Roma uno dei massimi esponenti di questa musica, Bobo Stenson, e ugualmente ci sono un’ottantina di persone…fors’anche perché la stessa serata c’era un altro importante concerto dell’”Italian Instabile Orchestra”!
E mai, come questa volta, vale il detto “l’assente ha sempre torto”; in effetti Bobo Stenson è stato davvero grandioso evidenziando ancora una volta la sua classe eccelsa in oltre un’ora di entusiasmante piano solo .
Bobo è in possesso di una tecnica prodigiosa che utilizza con grande parsimonia: di qui una musica sempre fresca, spontanea, giocata sia sulla dinamica sia sull’improvvisazione pura che, giocando sulle armonie e sulle linee melodiche, raggiunge vette di assoluta liricità. Quindi note distillate con grande coscienza, consapevolezza, dando ad ognuna la giusta importanza, il giusto peso…mai debordando, mai suonando qualcosa in più…anzi!
E il pubblico si lascia andare, lo segue con grande trasporto spesso trasportato in luoghi diversi così come l’ispirazione di Stenson comanda in quel preciso momento: “non so come – afferma Stenson – ma cerco sempre di concepire un concerto come un qualcosa di nuovo. Non si può evitare di ritornare sulle cose già fatte, ma voglio sempre creare e comporre qualcosa di nuovo sul momento”. Sfida che puntualmente Bobo stravince ogniqualvolta si siede al pianoforte ed affronta un pubblico diverso.
Nel corso della sua oramai lunga carriera Stenson di pubblci ne ha affrontati davvero tanti : basti pensare che è attivo fin dai primi anni sessanta e che nel corso di questi lunghi anni ha collaborato con alcuni dei grandi maestri del jazz, da Rollins a Getz, da Burton Lloyd …a Jan Garbarek anche se, francamente, le dimensioni in cui lo preferisco sono o il solo piano o il trio specie quello con Arild Andersen al basso e Jon Christensen alla batteria.

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