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Joe Barbieri (Foto Daniela Crevena)

Auditorium Parco della musica, Teatro Studio
Joe Barbieri, “Maison Maravilha”

Joe Barbieri e' innegabilmente cantautore di talento e possiede una voce bella, intensa, garbata, poetica, nonche' un buon gusto compositivo sia dal punto di vista strettamente musicale che dei testi delle sue canzoni, e sabato sera (9 gennaio) al Teatro Studio all' Auditorium, gremito, si e' sentita finalmente una musica leggera molto raffinata, fatta di suggestioni di alto livello: un po' di Tenco (che Barbieri ha interpretato con passione, ma che trapelava anche dalle composizioni originali), un po' di musica anni '60 (con echi a Paoli, Bindi, Martino), un po' di Bossanova (Jobim, per la vocalita' morbida), un po' di jazz (per la scelta del quintetto acustico) ed un tocco di musica colta per l' apporto del (bravissimo) violista Stefano Jorio. Ma Barbieri e' anche un cantautore napoletano, e questa caratteristica – senza essere olografica – trapela da alcuni istintivi “abbellimenti” vocali, sia per la vicinanza in alcuni momenti melodici e non solo anche a Pino Daniele (che d' altronde lo ha definito il suo “erede naturale”).

Se a questo mix vincente aggiungiamo la poetica dell' amore perduto e in particolare della nostalgia e dello stato d' animo interiorizzato, i testi minimalisti della profonda ma dignitosa sofferenza maschile, che ama e soffre garbatamente o anche urlando il proprio dolore ma in solitudine, allora bisogna dire che Barbieri ha tutte le carte in regola per fare breccia in un pubblico soprattutto femminile: e' molto sentimentale ma gli arrangiamenti avvicinano le sue canzoni alla musica piu' colta, per cui ci si sente autorizzate finalmente a commuoversi senza scadere nella melassa “sanremese” , godendo di composizioni confezionate con grande gusto, in quanto sintesi di dolci ed eleganti mondi sonori preesistenti (sintesi non pedissequa, ma abbastanza creativa); i testi sono intelligentemente emotivi ; Barbieri ha dunque quadrato il cerchio (scavallando anche Cammariere, o Concato), ponendosi nel punto esatto che serviva per promuovere ad un livello piu' alto la canzone d' amore sentimentale. Dal vivo canta benissimo, oltretutto, ed e' accompagnato da bravi musicisti: il gia' citato Jorio alla viola, il pianista Antonio Fresa (al quale e' stato demandato il sapore “jazz” di molti interventi, ben riusciti), il batterista Sergio Di Natale (corretto e mai debordante, forse fin troppo misurato) e il contrabbassista Giacomo Pedicini (probabilmente bravissimo ma troppo costretto a fare il “minimo sindacale” , le quattro note per battuta fondamentali, un vero peccato, perche' le canzoni si prestavano a qualcosa di piu'). Bello l' intervento di Mario Venuti e bello il contrasto tra le due voci diverse. “Maison Maravilha” (il cd presentato sabato) e' musica ben fatta e talmente densa di stilemi musicali di livello che certamente aprira' al suo autore altri palcoscenici di pregio: anche perche' Barbieri e' destinato ad un pubblico ampio e non certo di nicchia.
Rimane da citare per esigenze di cronaca l' intervento in apertura del peculiare cantautore Tony Melillo: venti minuti, quattro canzoni, voce di sicuro non banalein stile bossanova e chitarra, testi ermetici. La musica e' certamente questione anche di gusti e dunque certamente Melillo ha il suo pubblico (come e' giusto che sia), tra il quale pero' chi vi scrive non e' annoverata: ma la qualita' e' comunque garantita (ci mancherebbe altro!) , e infatti Melillo ha avuto il suo spazio all' Auditorium.

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