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Simone Daclon – “Growing” – abeat 095
A trent’anni il pianista milanese Simone Daclon fa il suo esordio discografico da leader alla testa di un eccellente trio completato da Marco Vaggi al contrabbasso e Paolo Orlandi alla batteria. Il musicista meneghino si presenta con tutte le carte in regola: diplomato in conservatorio in contrabbasso, ha ottenuto anche il diploma intermedio di composizione sperimentale (V anno) sotto la guida del Maestro Fabio Vacchi; a questa preparazione classica ha nel tempo affiancato studi prettamente jazzistici con Diego Bairadi e Paolo Birro, frequentando altresì numerosi seminari e masterclass tenuti da importanti nomi quali Dave Liebman, Antonio Zambrini, Paul Rutherford. Forte di queste esperienze, collabora con jazzisti importanti , quali, tanto per fare qualche nome, Franco Ambrosetti, Fabrizio Bosso, Daniele Scannapieco… Tre anni fa decide di formare un proprio trio e chiama accanto a sé un contrabbassista di vaglia ben conosciuto da tutto gli appassionati come Marco Vaggi, e un giovane batterista, Paolo Orlandi, italiano di nascita ma newyorkese d’adozione con cui comincia a sperimentare nuove soluzioni, nuovi linguaggi. Simone è cresciuto fortemente ancorato al linguaggio del bop da cui comincia man mano ad allontanarsi per giungere a forme jazzistiche più moderne, aperte in cui mettere a frutto i tanti anni di studio e di frequentazioni del mondo jazz. Il tutto viene brillantemente riassunto in questo album non a caso intitolato “Growing” ossia in crescita, in costruzione: Daclon ha l’occasione di mettere in mostra tutte quelle doti cui si accennava in precedenza cui si aggiunge una bella facilità di scrittura evidenziata dai sei brani di sua composizione. Ed il repertorio è un’altra delle carte vincenti dell’album, un repertorio assai variegato che oltre ai già citati “originals”, comprende composizioni di Tadd Dameron, di Cedar Walton, di Antonio Ramirez, abbracciando così un campo espressivo quanto mai vasto. Ebbene sia che interpreti pezzi di sapore latino sia che si cimenti su brani del grande repertorio jazz, il trio mantiene una sua specifica identità supportata dalla grande intesa che si sublima nella toccante versione di “Alfonsina y el mar” un brano ispirato dal suicidio della poetessa argentina Alfonsina Storni Martignoni.
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