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Günther Baby Sommer The New Trio – “Melting Game” – jazzwerkstatt jw101
Batterista, compositore, performer proveniente da quella che una volta era la Germania dell’Est, Sommer è artista attivissimo passato di recente in Italia (Palermo e Roma) ospite del Goethe Institut ed all’interno di un’iniziativa a lui dedicata dall’associazione siciliana Curva Minore. La sua poetica si è forgiata dagli anni Sessanta passando attraverso il free e la new thing europea, partendo dal folclore e dalla tradizione jazzistica. Oggi Günther Baby Sommer non ha rinnegato nulla del proprio passato ed ha raggiunto un supremo equilibrio fra le sue componenti. Le dieci tracce dell’ultimo album, registrato a Berlino, ne danno ampia conferma. Hymnus, a tempo libero, ha una distesa ed accorata liricità; Shuffle to WH alterna due cicli ritmici, uno statico e l’altro dinamico che aprono scenari diversi per il clarinetto di Floros Floridis; Inside – Out – Shout è un’autentica pièce di teatro sonoro costruita con la voce e le percussioni, l’aspro contrabbasso archettato e pizzicato di Akira Ando, il sax alto dolphyano di Floridis; Blues for P.K. – in memoria di Peter Kowald, altro jazzista tedesco la cui carriera è stata parallela a Sommer – si muove a cavallo tra swing, bop e free con fluidità di accenti e ritmi; Flageolet for P.H. è una convincente pagina di musica contemporanea ispirata a Paul Hindemith. Davvero un “gioco di fusioni” come recita il titolo, fusioni che hanno una valenza sonora, stilistica e geoculturale, visti gli apporti fondamentali del polistrumentista greco Floros Floridis (con evidenti echi del folclore ellenico in Hora) ed il contrabbassista nipponico Akira Ando (struggente la sua For Kim). (di Luigi Onori)
E bravo “cosialbi” ; che giudizio illuminante; quale capacità di analisi e allo stesso tempo di sintesi…davvero straordinario. Peccato che abbia sbagliato indirizzo. Caro “cosialbi” questo blog ha voluto essere, sin dall’inizio, una sorta di palestra in cui tutti gli appassionati di jazz potessero confrontarsi indipendentemente dal ruolo che ricoprono in questo microcosmo. Un confronto caratterizzato da educazione di linguaggio e onestà intellettuale. Dote, quest’ultima, che Lei non sembra particolarmente apprezzare. In effetti è fin troppo facile gettare la pietra e nascondere la mano. Noi critici forse non capiamo alcunché ma abbiamo il coraggio di metterci la faccia; Lei no. E questo già la duce lunga: ma “cosialbi” cos’è una sorta di crasi tra nome e cognome? Uno pseudonimo? O forse un nome d’arte? Comunque, anche se si fosse firmato con il suo vero nome e cognome avrebbe detto un’enorme stupidaggine. Affermare, come Lei fa, “i soliti critici che non sanno cosa dicono…” significa nulla. A cosa si riferisce? A tutte le recensioni, ad una in particolare, ad un passaggio di qualcuna? Lei ci accusa di non capire nulla… allora perché non ci illumina Lei dall’alto della sua evidentemente enorme competenza; perché non ci scrive le sue opinioni al riguardo, perché non argomenta – se pur ne è capace – in modo da farci ricredere sulle nostre opinioni? In attesa di leggerLa – ma nella quasi certezza che ciò non accadrà – cordialmente la saluto.
Suo Gerlando Gatto
i soliti critici che non sanno cosa dicono….