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A partire da questo numero, “A proposito di jazz” si arricchisce di una firma ben conosciuta e prestigiosa, quella del giornalista e critico Luigi Onori che inizia la sua collaborazione partecipando alla rubrica “I Nostri CD”.
- Marco Colonna, Ivano Nardi – “The better way”
- Cool Jazz Trio – “Take 8” – usr 091/S
- Alessandro Fedrigo – “Solitario” – nusica.org 80/100
- Fononazional – “Una sera” – Fononazional
- I Compani – “The film music of Nino Rota 1911-1979” – icdisc.nl 1102 distribuzione Toondisc
- Rudresh Mahantappa – “Samdhi”- Act 9513-2
- Rêverie Duo – “Stagioni” – Slam 534
- Dino Saluzzi – “Navidad de los Andes” – ECM 2204
- Mark Soskin – “Nino Rota” – Kind of Blue 10050
- Günther Baby Sommer The New Trio – “Melting Game” – jazzwerkstatt jw101
Marco Colonna, Ivano Nardi – “The better way”
Ecco un’altra piccolissima formazione che si cimenta con partiture non facili; in campo il pluristrumentista Marco Colonna e il percussionista Ivando Nardi. Quanti seguono il jazz sanno perfettamente come quella del duo sia una delle formule più pericolose, in grado di mettere in difficoltà anche musicisti di lungo corso. Il perché è facilmente spiegabile: quando si suona in due occorre da un lato che ambedue gli artisti siano in possesso di un bagaglio tecnico ed interpretativo fuori dal normale, in secondo luogo che tra i due esista un’intesa, un’empatia che consenta loro di muoversi con estrema libertà sicuri che l’uno sarà perfettamente in grado di capire quel che l’altro ha in animo di fare. Ebbene Colonna e Nardi sono, nei rispettivi ambiti, dei veri e propri maestri pur appartenendo a generazioni diverse. Il cinquantenne Nardi è musicista di lunga esperienza che vanta un curriculum di tutto rispetto nell’ambito della musica improvvisata; Colonna è un multistrumentista ( taragot, clarinetto basso e contrabbasso, sax tenore ) di grande livello che ha inciso anche con Michel Godard; ebbene questi due artisti hanno collaborato a lungo… e si sente. In “The better way” ci sono dieci brani, dedicati a personaggi dell’arte, della musica , della letteratura in cui di volta in volta cambiano gli strumenti adoperati dando vita a situazioni timbriche, espressive, architettoniche in cui l’improvvisazione la fa sempre da padrona in un percorso, comunque, sempre lucido e del tutto coerente. I due si ascoltano con grande attenzione, pronti a recepire il pur minimo input che venga dall’altro in un gioco di continui rimandi che alle volte risulta entusiasmante pur nella non facilità di linguaggio.
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E bravo “cosialbi” ; che giudizio illuminante; quale capacità di analisi e allo stesso tempo di sintesi…davvero straordinario. Peccato che abbia sbagliato indirizzo. Caro “cosialbi” questo blog ha voluto essere, sin dall’inizio, una sorta di palestra in cui tutti gli appassionati di jazz potessero confrontarsi indipendentemente dal ruolo che ricoprono in questo microcosmo. Un confronto caratterizzato da educazione di linguaggio e onestà intellettuale. Dote, quest’ultima, che Lei non sembra particolarmente apprezzare. In effetti è fin troppo facile gettare la pietra e nascondere la mano. Noi critici forse non capiamo alcunché ma abbiamo il coraggio di metterci la faccia; Lei no. E questo già la duce lunga: ma “cosialbi” cos’è una sorta di crasi tra nome e cognome? Uno pseudonimo? O forse un nome d’arte? Comunque, anche se si fosse firmato con il suo vero nome e cognome avrebbe detto un’enorme stupidaggine. Affermare, come Lei fa, “i soliti critici che non sanno cosa dicono…” significa nulla. A cosa si riferisce? A tutte le recensioni, ad una in particolare, ad un passaggio di qualcuna? Lei ci accusa di non capire nulla… allora perché non ci illumina Lei dall’alto della sua evidentemente enorme competenza; perché non ci scrive le sue opinioni al riguardo, perché non argomenta – se pur ne è capace – in modo da farci ricredere sulle nostre opinioni? In attesa di leggerLa – ma nella quasi certezza che ciò non accadrà – cordialmente la saluto.
Suo Gerlando Gatto
i soliti critici che non sanno cosa dicono….