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Cool Jazz Trio – “Take 8” – usr 091/S
Già recensendo “Dream Dancing” dello “Special Jazz Duo” avevo messo in evidenza le qualità del chitarrista Moreno D’Onofrio che, a colloquio con l’armonica di Luigi Ferrara, si era dimostrato artista di spessore. Impressione che viene confermata e avvalorata da questo altro album in cui il chitarrista è inserito nel “Cool Jazz Trio” completato da Claudio Chiara al sax alto e Luciano Milanese al contrabbasso. Anche in questo caso la chiava di volta è determinata dalla voglia di comunicare attraverso la musica e per farlo è necessario innanzitutto “sentire” profondamente quel che si esegue e in secondo luogo (ma non certo per ordine di importanza) trovarsi perfettamente a proprio agio con i propri compagni d’avventura. Condizioni che, nel caso in oggetto, vengono ampiamente soddisfatte: i tre artisti credono profondamente in ciò che fanno e già il titolo dell’album la dice lunga sul loro ideale estetico. Un jazz, come esplicitamente affermato nelle note di copertina, “intimo, rilassato, fresco e colloquiale”. E sono proprio queste le caratteristiche di quanto ascoltiamo nell’album: un repertorio scelto con cura che va da “Beatiful love” di Young-King-Van Alstyne a “Prelude to a Kiss” di Ellington passando attraverso tutta una serie di splendidi standards, ovvero quei pezzi con cui i giovani musicisti non amano misurarsi anche per non essere accusati di poca inventiva. Invece i tre, in questo ambiente, si muovono proprio con grande rilassatezza, freschezza e colloquialità… e soprattutto grande maestria tecnica e stilistica. D’altro canto se si sceglie una formula come quella del trio senza batteria ogni musicista deve essere perfettamente in grado di svolgere il proprio compito, senza sbavature, senza inutili virtuosismi ma con grande coerenza e quell’onestà intellettuale che non fa certo difetto ai tre.
E bravo “cosialbi” ; che giudizio illuminante; quale capacità di analisi e allo stesso tempo di sintesi…davvero straordinario. Peccato che abbia sbagliato indirizzo. Caro “cosialbi” questo blog ha voluto essere, sin dall’inizio, una sorta di palestra in cui tutti gli appassionati di jazz potessero confrontarsi indipendentemente dal ruolo che ricoprono in questo microcosmo. Un confronto caratterizzato da educazione di linguaggio e onestà intellettuale. Dote, quest’ultima, che Lei non sembra particolarmente apprezzare. In effetti è fin troppo facile gettare la pietra e nascondere la mano. Noi critici forse non capiamo alcunché ma abbiamo il coraggio di metterci la faccia; Lei no. E questo già la duce lunga: ma “cosialbi” cos’è una sorta di crasi tra nome e cognome? Uno pseudonimo? O forse un nome d’arte? Comunque, anche se si fosse firmato con il suo vero nome e cognome avrebbe detto un’enorme stupidaggine. Affermare, come Lei fa, “i soliti critici che non sanno cosa dicono…” significa nulla. A cosa si riferisce? A tutte le recensioni, ad una in particolare, ad un passaggio di qualcuna? Lei ci accusa di non capire nulla… allora perché non ci illumina Lei dall’alto della sua evidentemente enorme competenza; perché non ci scrive le sue opinioni al riguardo, perché non argomenta – se pur ne è capace – in modo da farci ricredere sulle nostre opinioni? In attesa di leggerLa – ma nella quasi certezza che ciò non accadrà – cordialmente la saluto.
Suo Gerlando Gatto
i soliti critici che non sanno cosa dicono….