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Fononazional – “Una sera” – Fononazional
Ecco un altro di quei dischi che, pur non essendo prettamente jazzistico, mi fa egualmente piacere segnalarvi dal momento che si tratta di una fatica discografica portata a compimento con impegno e intelligenza. Il gruppo, nato nel 2004 e giunto al suo primo album nel 2008, è composto da Paola Atzeni vocalist e flautista, Marco Bianchi pianista, compositore e arrangiatore, Marco Mangelli basso ed Eugenio Mori batteria. L’idea di questo secondo CD nasce dall’esigenza di portare a compimento un lavoro durato tre anni in cui la band ha analizzato a fondo le sue caratteristiche e le sue peculiarità. Di qui l’idea di proporre un tipo di musica che si avvicini da un canto – per i contenuti – al miglior cantautorato italiano, dall’altro – per la struttura e la qualità degli arrangiamenti – ad un jazz per forza di cose mainstream. Di qui anche la costruzione del repertorio: sette brani inediti e cinque cover ovvero “Estate” di Bruno Martino, “La collina dei ciliegi” di Battista-Mogol, “L’ importante è finire” di Anelli-Malgioglio, “Figlio unico” di Del Turco e Barbosa e “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno. Devo dire che, ad eccezione di quest’ultimo pezzo, non mi hanno colpito le rielaborazioni degli altri brani, in special modo “Estate” che ha oramai conosciuto interpretazioni davvero straordinarie. Molto meglio quando i quattro si misurano con il “proprio” repertorio avendo modo di sfruttare appieno le proprie potenzialità sia con la bella voce della Atzeni, sia con il sound spesso elegante e ricercato che i quattro sanno creare.
E bravo “cosialbi” ; che giudizio illuminante; quale capacità di analisi e allo stesso tempo di sintesi…davvero straordinario. Peccato che abbia sbagliato indirizzo. Caro “cosialbi” questo blog ha voluto essere, sin dall’inizio, una sorta di palestra in cui tutti gli appassionati di jazz potessero confrontarsi indipendentemente dal ruolo che ricoprono in questo microcosmo. Un confronto caratterizzato da educazione di linguaggio e onestà intellettuale. Dote, quest’ultima, che Lei non sembra particolarmente apprezzare. In effetti è fin troppo facile gettare la pietra e nascondere la mano. Noi critici forse non capiamo alcunché ma abbiamo il coraggio di metterci la faccia; Lei no. E questo già la duce lunga: ma “cosialbi” cos’è una sorta di crasi tra nome e cognome? Uno pseudonimo? O forse un nome d’arte? Comunque, anche se si fosse firmato con il suo vero nome e cognome avrebbe detto un’enorme stupidaggine. Affermare, come Lei fa, “i soliti critici che non sanno cosa dicono…” significa nulla. A cosa si riferisce? A tutte le recensioni, ad una in particolare, ad un passaggio di qualcuna? Lei ci accusa di non capire nulla… allora perché non ci illumina Lei dall’alto della sua evidentemente enorme competenza; perché non ci scrive le sue opinioni al riguardo, perché non argomenta – se pur ne è capace – in modo da farci ricredere sulle nostre opinioni? In attesa di leggerLa – ma nella quasi certezza che ciò non accadrà – cordialmente la saluto.
Suo Gerlando Gatto
i soliti critici che non sanno cosa dicono….