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Mark Soskin – “Nino Rota” – Kind of Blue 10050
Nino Rota era musicista eccellente, osannato dalla critica e dal pubblico e la riprova, nel nostro piccolo, è venuta anche da questo blog dal momento che l’articolo dedicato al centenario della sua nascita è stato tra i più letti del periodo. E’ quindi logico attendersi, adesso, tutta una serie di album dedicati alla sua produzione; non a caso già in questa rubrica ce ne sono due: quello de “I Compani” su cui ha riferito Luigi Onori e questo della “Kind of Blue” eseguito in piano solo da Mark Soskin. Il talentuoso pianista si mette completamente al servizio delle musiche di Rota e così dapprima le approfondisce fin nelle più recondite pieghe, poi le rilegge, le rilegge e ancora le rilegge fino a giungere ad arrangiamenti assolutamente personali che esaltano appieno le potenzialità melodiche , armoniche e ritmiche di brani che tutti noi abbiamo imparato ad amare indipendentemente dalle splendide immagini cui hanno fatto da cornice. E forse non è un caso, dal momento che lo stesso Soskin, nel presentare l’album, afferma di aver arrangiato i pezzi senza vedere alcun film. Ascoltiamo così, in apertura, “La Strada” forse il brano più significativo di Rota, seguito uno dopo l’altro, da pezzi celeberrimi tratti da “La Dolce vita” “I Vitelloni”, “Amarcord”, alcuni posti in forma di suite come “Giulietta degli Spiriti – Rugiada sui ranocchi” / “Giulietta degli Spiriti Teatrino delle suore”, altri alterati nel ritmo come “Le Notti di Cabiria” presentato come bossa-nova o “Romeo e Giulietta” dall’andamento solenne, a disegnare la tragedia che interessò i due innamorati.. L’album si chiude con la riproposizione di “The acrobat” (da “7 Pieces for children”) l’unico pezzo che Rota non aveva scritto per il cinema. Insomma un album intelligente e straordinariamente ricco di idee, di spunti interessanti.
E bravo “cosialbi” ; che giudizio illuminante; quale capacità di analisi e allo stesso tempo di sintesi…davvero straordinario. Peccato che abbia sbagliato indirizzo. Caro “cosialbi” questo blog ha voluto essere, sin dall’inizio, una sorta di palestra in cui tutti gli appassionati di jazz potessero confrontarsi indipendentemente dal ruolo che ricoprono in questo microcosmo. Un confronto caratterizzato da educazione di linguaggio e onestà intellettuale. Dote, quest’ultima, che Lei non sembra particolarmente apprezzare. In effetti è fin troppo facile gettare la pietra e nascondere la mano. Noi critici forse non capiamo alcunché ma abbiamo il coraggio di metterci la faccia; Lei no. E questo già la duce lunga: ma “cosialbi” cos’è una sorta di crasi tra nome e cognome? Uno pseudonimo? O forse un nome d’arte? Comunque, anche se si fosse firmato con il suo vero nome e cognome avrebbe detto un’enorme stupidaggine. Affermare, come Lei fa, “i soliti critici che non sanno cosa dicono…” significa nulla. A cosa si riferisce? A tutte le recensioni, ad una in particolare, ad un passaggio di qualcuna? Lei ci accusa di non capire nulla… allora perché non ci illumina Lei dall’alto della sua evidentemente enorme competenza; perché non ci scrive le sue opinioni al riguardo, perché non argomenta – se pur ne è capace – in modo da farci ricredere sulle nostre opinioni? In attesa di leggerLa – ma nella quasi certezza che ciò non accadrà – cordialmente la saluto.
Suo Gerlando Gatto
i soliti critici che non sanno cosa dicono….