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Giuliani e Pieranunzi (foto di Daniela Crevena)

Auditorium parco della musica di Roma – Lunedi' 22 marzo

E' un questo che e' davvero consigliabile ascoltare – e vedere – non appena se ne ha la possibilita', perche' lo si puo' definire indimenticabile. C'e' pathos tra i due artisti, sempre, ed e' forse questo il segreto che si cela dietro ad una simile gamma di vibrazioni emotive concentrate in un' ora e mezzo di musica, che hanno un impatto veramente notevole su chi ascolta.
“Ask me now” e' il brano di inizio, e la delicatezza di entrambi, i colori quasi accennati, il timbro soffiato e sofferto ma allo stesso tempo un po' lascivamente confidenziale e ruvido del sassofono di Giuliani e la morbidezza del pianoforte di Pieranunzi si trasformano quasi in un racconto, in cui si riescono persino a visualizzare scene di vita vissuta, tanto “umano” e' quel fluire di note.
Anche quando si cambia registro (ad esempio in Midday Moon, di Pieranunzi, variazione sul tema di ‘Round Midnight) non si sfocia mai in una stucchevole gara di virtuosismi : Giuliani non perde un colpo, produce enormi quantitativi di tutti, tutti necessari ad esprimere qualcosa – e pur non arrivando, come e' normale, a leggergli nell' anima, lo scossone si sente eccome; Pieranunzi – come sa fare lui – esplode in un walkin' bass pieno di tutte le note che occorrono a liberare energia e sincera , positiva “presenza fisica” che da' l' impulso e la regola al brano in questione. Il tema di “‘Round Midnight” lo stesso Pieranunzi lo fa emergere, caparbiamente, in forma di ostinato, ed il risultato e' piu' che intenso, quasi stranamente magico.
Poi si atterra su un dolcissimo “Dream House”, ballad malinconica, (o nostalgica?) dello stesso Giuliani, comunque piena di vita, in cui il sassofono canta, parla, sussurra con quei suoi sussurri tipici, pieni di forza: i pianissimo di Giuliani non sono deboli lamenti, ma silenziose frasi piene di energia e significato: e intanto le mani di Pieranunzi si perdono nella tastiera indugiando su piccole cascate di note che arrivano intense e fresche a mescolarsi con le frasi del sassofono. “Lennie's Pennie's” e' un brano di una difficolta' estrema, eppure nessuno dei due diventa mai muscolare nel senso deteriore del termine. Intensi si, decisi, si , pieni di forza, anche, ma mai esagerati.
Sempre questi due artisti si mettono in gioco, si scoprono con il pubblico, comunicano tra di loro, si comprendono profondamente, non c'e' nulla nella loro performance di strategico o di ammiccante o costruito: sono emozioni spiegate con i tasti del pianoforte e dei sassofoni. Le conclusioni di Giuliani sono struggenti, le progressioni cromatiche di Pieranunzi sono spesso poetiche, le note lunghe del sax contrastano con i movimenti a volte “drammatici” del pianoforte, e il risultato e' sempre pieno di tensione musicale emotiva. E Monk, magicamente, e' tornato in vita al Teatro Studio.

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