Come sta il giornalismo musicale in Italia? Il punto di vista di Amedeo Furfaro

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Volano stracci in ambiente musicale. Gino Castaldo su “L’Espresso” aveva osservato che “la musica del momento fa veramente schifo”. E chiedeva più impegno ai musicisti. E giù il blog “Rebel Mag” a contraddirlo. Ma si parlava di categorie distinte, giornalisti e musicisti, e la cosa, a parte i toni aspri, sembrava poter rientrare nella “normale” dialettica del commentare libero. Leggere però su exitwell.com “che cos’è la critica musicale. E perche fa schifo in Italia (perlopiù)” fa un certo effetto perché l’assunto viene dal “fuoco amico”. Si, è vero, si smorza l’effetto del titolo durante l’esposizione ma intanto se uno va a cliccare su internet “critica musicale schifo Italia” gli appare, indelebile, la traccia di una accusa che andrebbe meglio comprovata.

Su una cosa comunque siamo d’accordo: si è in buona parte persa l’autorialità di chi scrive, e l’esempio fornitoci dallo stesso estensore lo prova. Eppoi sul fatto che una massa di persone svogliate e disattente stia vincendo la guerra di posizione sul terreno musicale.
Sul resto – ad esempio “che le recensioni non servano più a nulla” – non discettiamo né sulla “lezione” di cosa dovrebbe fare un buon critico musicale, in primis ascoltare e leggere. Grazie, gentilissimo, a buon rendere. Vorremmo solo aggiungere che l’argomento potrebbe essere affrontato partendo dai massimi sistemi. Se si esclude la fascia musicologica della categoria (censita mirabilmente fino al ’61 da Della Corte) la critica musicale oggi è percepita in genere come una variante del giornalismo (musicale). Ma come sta il giornalismo in Italia?  Certo la situazione non è rosea e di ciò risente quella parte sana deputata a ragionare e non a triturare i fatti, a dare di suo e non a riciclare veline e comunicati stampa. Il problema è in fondo anche questo. Poi ognuno si assume la responsabilità di ciò che firma anche se i lettori saranno meno di 25.
È stato detto – ma non lo condividiamo – il critico d’arte è un pittore mancato con l’invidia del pennello. L’analogia non è però semplice da trasferire alla critica musicale. Ciò poiché ci sono critici musicali, sulle nostre sponde, che sanno essere “creativi” o quantomeno originali, tradurre, sinteticamente o meno, in concetti la chiave di lettura di un disco, il senso di uno spettacolo, lo spirito di un concerto, senza scopiazzare o fare raccolta indifferenziata di ciò che si legge in giro. Qualcuno preferisce invece titolare che la critica musicale è schifosa. In Italia! Ce ne faremo una ragione e, seguendo il prezioso suggerimento, lasceremo che il cursore del pc navighi altrove cercando l’autorialità smarrita (perlopiù).

Amedeo Furfaro

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