Greg Burk Expanding Trio @ Zingarò Jazz Club, Faenza

Greg Burk. pianoforte, Moog
Stefano Senni. contrabbasso
Enzo Carpentieri. batteria

Mercoledì 30 novembre 2016. ore 22

Zingarò Jazz Club
Faenza. Via Campidori, 11
web: www.twitter.com/zingarojazzclub

Mercoledì 30 novembre 2016, lo Zingarò Jazz Club ospita il Greg Burk Expanding Trio con Greg Burk al pianoforte e al Moog, Stefano Senni al contrabasso e Enzo Carpentieri alla batteria. Il concerto avrà inizio alle 22 con ingresso libero.

Greg Burk ha scelto il contrabbassista Stefano Senni e il batterista Enzo Carpentieri, due tra i musicisti più interessanti del panorama italiano, per dare vita ad un trio che si espande verso direzioni espressive meno consuete rispetto alle solite dinamiche del piano trio jazz. La loro collaborazione comincia nel 2011 e, sin da subito, il trio acustico “aumenta” grazie all’inserimento del Moog da parte del pianista e grazie, soprattutto, alla capacità di interplay e di dialogo che i tre fanno nascere sul palco e che utilizza tutte le potenzialità e le sfaccettature contenute nella loro musica. (altro…)

I nostri CD. In Italia il duo è sempre di moda





a proposito di jazz - i nostri cd

Claudio Angeleri – “Why?” – CDpM

whyPianista, compositore, didatta il cinquantenne musicista bergamasco si ripresenta al suo pubblico con questo eccellente album registrato nel marzo del 2016 assieme al suo storico quartetto (Gabriele Comeglio al sax alto, Marco Esposito al basso, Vittorio Marinoni alla batteria) con l’aggiunta della vocalist Paola Milzani in “Pannonica”. In repertorio cinque original dello stesso pianista e due standard, il già citato “Pannonica” di Thelonious Monk e “Nefertiti” di Wayne Shorter. Angeleri vanta una vasta discografia ( ben sedici album a proprio nome ) in cui ha dimostrato di conoscere bene tutta la storia del jazz, dalla tradizione – Monk, Ellington – alla sperimentazione più ardita, collaborando con musicisti di assoluto livello quali, tanto per citare qualche nome, Bob Mintzer, Charlie Mariano, Mike Richmond… Come accennato, quest’ultimo album si basa, prevalentemente, su composizioni di Angeleri ad evidenziare questo aspetto della sua poliedrica personalità. E il risultato è ancora una volta pari alle aspettative: tutti i pezzi sono ben congegnati, ben equilibrati tra composizione e improvvisazione, caratterizzati dalla ricerca melodica che da sempre connota la scrittura di Claudio e da quella profonda cultura musicale cui si accennava in precedenza. Così, il brano d’apertura , “Gymnosatie” è chiaramente ispirato dalla “Gymnopedie” n.1 di Erik Satie mentre “Trane Mambo” è stato scritto nel 1995 e , come afferma lo stesso Angeleri, nel corso degli anni “si è trasformato con il contributo di tutti e quattro i musicisti nelle numerose esecuzioni live” . Se ad assumere preminenza è l’aspetto compositivo del leader, lo stesso non dimentica di essere pianista di spessore: lo si ascolti in “Nefertiti” affrontato in splendida solitudine.

Gianni Bardaro, Pierluigi Villani – “Next Stop” – Verve 0602547772763

next-stopGianni Bardaro (sax alto e soprano) originario di Formia e Pierluigi Villani batterista napoletano costituiscono da tempo un’affiatata coppia che abbiamo avuto modo di apprezzare nel precedente “Unfolding Routes” con Andreas Hatholt al contrabbasso e Yohan Ramon alle percussioni. I due si presentano adesso in sestetto con Giovanni Falzone alla tromba, Francesco Villani al piano, Viz Maurogiovanni al basso elettrico, Giorgio Vendola al contrabbasso e il risultato è ancora una volta eccellente. I sei si misurano su un repertorio di nove originals scritti ,sei, da Gianni Bardaro e tre da Pierluigi Villani. L’atmosfera che si respira è quella di un convincente hard-bop in cui non mancano echi funky o di un jazz modale alla Miles Davis. In tale contesto i musicisti si trovano a proprio agio con un mirabile equilibrio tra pagina scritta e improvvisazione. Così abbiamo modo di ascoltare le capacità di Falzone, particolarmente trascinante in “Bogo”, di Gianni Bardaro (lo si ascolti in “Morning Star”) e di Francesco Villani sempre efficace nella duplice veste di armonizzatore e solista (trascinante e convincente il suo intervento in “Open The Door” di Pierluigi Villani. I tre sono sostenuti da un’eccellente sezione ritmica con i due bassisti a fornire precisi punti di riferimento e il batterista a legare il tutto rimanendo in evidenza senza alcuna pretesa di protagonismo.

Con Alma Trio – “Con Alma Trio Meets Jerry Bergonzi” – abeat 154

con-alma-trioAtmosfere d’antan… ma quanta gradevolezza, quanto entusiasmo, quanta freschezza, quanta gioia di suonare in questo album in cui l’Alma Trio incontra il sassofonista Jerry Bergonzi. Il Trio, composto da Vito Di Modugno all’organo Hammond, Guido Di Leone alla chitarra e Mimmo Campanale alla batteria, costituisce da circa quindici anni una bella realtà del jazz italiano. Dal canto suo il quasi settantenne Bergonzi è considerato “tenorista” di assoluto livello e grande interprete della lezione coltraniana; il sassofonista non è nuovo a collaborazioni con musicisti italiani tra cui, ricordiamo Salvatore Tranchini, il Trio Idea, i “Sonora”… e sempre il connubio aveva prodotto frutti succosi. La stessa cosa è accaduto con quest’ultimo CD in cui, eccezion fatta per tre brani, il quartetto esegue originals scritti dallo stesso Bergonzi (due), da Vito Di Modugno (due) , da Guido Di Leone (due) e da Mimmo Campanale (uno). E ce n’è davvero per tutti i gusti, a partire dal brano di apertura “Bi-Solar” di Bergonzi , introdotto magistralmente dalle armonizzazioni di Di Leone e impreziosito dalla sonorità e dal fraseggio del sassofonista, a chiudere con “Kynard” di Di Modugno che conferma quel magnifico interplay che si è avuto modo di apprezzare nel corso di tutto l’album. Tra i brani non originali, da segnalare l’interpretazione del gillespiano “Con Alma” con Di Modugno in grande spolvero. (altro…)

Zingarò Jazz Club: mercoledì 28 settembre prende il via la stagione 2016/17 del club di Faenza

Zingarò Jazz Club
Faenza. Via Campidori, 11
web: www.twitter.com/zingarojazzclub

Mercoledì 28 settembre 2016, sarà la formazione guidata da Giò De Luigi ad aprire la nuova stagione di concerti dello Zingarò Jazz Club di Faenza. Il direttore artistico della rassegna, Michele Francesconi, ha costruito, anche per la tredicesima rassegna, un programma che coinvolge le diverse tendenze stilistiche presenti nel panorama nazionale. Come di consueto, i concerti sono tutti ad ingresso libero e si terranno di mercoledì, con inizio alle 22, nella splendida sala di Via Campidori, 11.

Come si accennava nell’apertura, Michele Francesconi ha voluto tracciare il programma della nuova stagione tenendo conto delle tante realtà e delle diverse spinte che animano la scena jazzistica italiana, senza dimenticare i territori sonori vicini al jazz, capaci anch’essi di utilizzare elementi come la sintesi tra linguaggi differenti e l’improvvisazione. Saranno presenti jazzisti ormai affermati e presenti sui palchi dei festival più importanti e talenti emergenti e, naturalmente, ci sarà una particolare attenzione ai nuovi progetti dei musicisti del nostro territorio.

Si comincia con il viaggio nella musica black proposto da Giò De Luigi per attraversare nel corso di 28 appuntamenti tutte le matrici e le intepretazioni del jazz. La ricerca di Francesconi porta sul palco del club faentino la tradizione del jazz interpretata dalle voci di Francesca Bertazzo e Chiara Pancaldi e le tante possibili declinazioni del linguaggio offerte dalle formazioni guidate da Fabio Petretti, Federico Tassani, Gianni Azzali, Max Rocchetta, dal trio Manzi/Di Gregorio/Dominici e dai duo formati da Paolo Birro e Alfredo Ferrario e da Andrea Pozza e Mattia Cigalini. Lo spirito curioso di formazioni come il Tino Tracanna Trio, il Greg Burk Expanding Trio, il Fazzini/Fedrigo XY Quartet, il duo formato da Joe Pisto & Fausto Beccalossi, l’omaggio al jazz sudafricano di Rainbow Nation, il trio composto da Barend Middelhoff, Massimo Morganti e Nico Menci, la fusion di Havona e il quartetto Standard Quartet. La ricerca infine diretta verso le tanti radici etniche e popolari e le sue concatenazioni con il jazz vedrà protagonisti Relendo Villa Lobos, Paola Lorenzi/Pedro Mena Peraza Quartet, Vince Vallicelli Project, Minavagante, il Saxea 4tet e Tango Tres. (altro…)

Jam Festival 2016

Prende il via venerdì 11 marzo 2016 il Jam Festival, manifestazione che coinvolgerà un vasto territorio della Riviera del Brenta e di parte del Miranese in due weekend pensati come una grande festa musicale da vivere insieme.

Giunto alla sua dodicesima edizione JAM, “Jazz a Mira” diventa infatti qualcosa di nuovo rispetto alla storia recente: un vero e proprio festival diffuso: al Comune di Mira e alla Fondazione Riviera Miranese si sono infatti ora aggiunti i Comuni di Dolo, Stra e Martellago nonché istituzioni importanti come San Servolo Servizi Metropolitani, l’Università Ca’ Foscari di Venezia e Banca Santo Stefano, nell’obbiettivo comune di offrire al territorio un grande progetto culturale che sia sempre di più un punto di riferimento prezioso per chi ha a cuore cultura, musica, innovazione, divertimento e quel senso di comunità che il jazz come poche altre cose sa fornire.

Più di dieci concerti (tra quelli nei teatri e quelli diffusi per il territorio) in due fine settimana (quello tra l’11 e il 13 marzo e quello tra il 17 e il 20 marzo), più di cinquanta musicisti coinvolti, gruppi internazionali (Claudia Quintet, Mission Formosa) e italiani (Francesco Diodati & Yellow Squeeds), progetti originali in residenza (JAM Lab) e un’attenzione alle migliori orchestre del jazz veneto (Lydian Sound Orchestra e Keptorchestra), workshop e incontri, tutto nel segno di una condivisione delle migliori tendenze del nuovo jazz contemporaneo.

Il festival è organizzato dall’Associazione Culturale Keptorchestra e dalla Associazione Culturale nusica.org, con la direzione artistica di Nicola Fazzini.

Si parte venerdì 11 Marzo alle 21, all’Auditorium di Villa Widmann di Mira con i Mission Formosa, gruppo in cui il Made in Italy incontra il Made in Taiwan, all’insegna dell’alta qualità e del grande jazz.

Nel sestetto si incontrano infatti tre musicisti italiani e tre provenienti dall’isola asiatica, nota anche appunto con il nome di Formosa. A gettare questo eccellente ponte musicale è stato il contrabbassista pugliese Giuseppe Bassi, che ha voluto due connazionali di grande valore come Francesco Lento e Gaetano Partipilo per questo dialogo senza confini con tre colleghi taiwanesi altrettanto bravi ed entusiasti, tra cui il pianista virtuoso Tseng Tseng Yi e la giovanissima batterista Kuan Liang Lin.

Sabato 12 Marzo alle 9:45, presso la Biblioteca di Oriago di Mira, appuntamento con l’atteso incontro “JJU Session – Cultura, rete, comunità. Musica nel territorio, risorsa per il turismo”.

Momento di grande importanza all’interno di un festival per il confronto sulle strategie culturali del territorio, già sperimentato positivamente nella scorsa edizione di Jam, l’incontro è un’occasione di condivisione sui temi del rapporto tra programmazione e turismo tra amministrazioni locali, organizzatori ed esperti del settore al fine di conoscere le strategie culturali in atto sul territorio e capire quali possano essere le prospettive future.

Tra i partecipanti annunciati: Raffaele Bertoldo (Pres. Fondazione Riviera Miranese), Daniele Goldoni e Jan Van Den Borg (Università Ca’ Foscari), Nicola Crivellaro (Ass. Cult. Comune di Mira), Matteo Bellomo (Ass. Cult. Comune di Dolo), Alessandro Fantini (Fondazione Teatro La Fenice), Cristina Borgato (Ass. Cult. Comune di Stra), Marco Cominato (Ass. Cult. Comune di Fiesso D’Artico), Monica Barbiero (Sindaco del Comune di Martellago), Michela Guggia (San Servolo Servizi Metropolitani), Marco Palazzo (Direttore Ente Bilaterale Veneto)

Sempre sabato 12 alle 21, al Teatro di Villa dei Leoni di Mira, uno dei concerti più attesi del festival, quello del Claudia Quintet.

Un misterioso nome di donna. Cinque musicisti tra i più originali della scena downtown newyorkese. Una musica affascinante in grado di andare oltre i confini delle definizioni, capace di unire jazz e musica da camera, fantasia improvvisativa e rigore compositivo, atmosfere post-rock e minimalismo.

Guidato dal percussionista John Hollenbeck, il Claudia Quintet, formazione attiva dalla fine degli anni Novanta, sul palco di Mira presenterà un repertorio che include anche, in anteprima, alcune composizioni che saranno incluse nel prossimo disco del quintetto, previsto per maggio.

Dopo il concerto del sabato sera, Hollenbeck e il Claudia Quintet saranno anche protagonisti, domenica 13 marzo all’Auditorium di Villa Widmann di un workshop dal titolo “Organic Composition”, in cui si affronteranno da un lato aspetti teorico pratici relativi a composizione e arrangiamento, dedicando poi il pomeriggio a una parte pratica con tutta la band dove si affronteranno aspetti relativi a performance e improvvisazione. Il seminario prevede la possibilità di partecipare sia come uditori che come strumentisti.

Uno dei più apprezzati talenti del giovane jazz italiano, il chitarrista Francesco Diodati (non a caso componente indispensabile del quartetto di Enrico Rava), porta al Jam Festival il suo quintetto Yellow Squeeds, formazione che è l’unione di tante anime e stili diversi e che fornisce alle composizioni di Diodati una gamma di timbri e colori dalle innumerevoli possibilità espressive.

Accade domenica 13 Marzo alle 12 alla Pizzeria al Giardinetto di Mira, per un brunch d’eccezione nel quale si potranno ascoltare, in un clima di rilassata quanto attenta convivialità, le splendide musiche del disco Flow, Home, pubblicato dalla Auand Records e tra gli album più acclamati del 2015.

Tra le tante collaborazioni di questa edizione di Jam va segnalata quella con Spazio Aereo di Marghera (Ve), un luogo che si sta sempre più caratterizzando per l’ottimo lavoro fatto a sostegno del jazz italiano. Sul palco del locale salirà infatti, domenica 13 marzo alle 19, una delle orchestre storiche del nostro territorio (nasce negli anni Ottanta), la Keptorchestra, ricca di solisti di valore, da Pietro Tonolo a Roberto Rossi, da Giampaolo Casati a Piero Odorici.

Il secondo weekend di Jam 2016 (da giovedì 17 a sabato 19 marzo) sarà caratterizzato da JAM LAB, un progetto di residenza creativa che coinvolge alcuni musicisti provenienti da diverse zone d’Italia.

Artisti con un bagaglio di esperienze diverse, staranno insieme per tre giorni per dar vita ad un laboratorio in cui ciascuno contribuirà portando le proprie composizioni.

Dopo una jam session serale giovedì 17, questo scambio creativo darà vita a una serie di performance in luoghi, anche inusuali (bar, negozi, uffici), del centro di Stra e di Dolo dove gli artisti si esibiranno in solo, rispettivamente il venerdì e il sabato pomeriggio; il weekend si concretizzerà poi sabato alle 21 in un concerto finale presso la Barchessa di Villa Concina a Dolo.

A chiudere questa edizione di Jam nel bellissima Barchessa Meeting di Villa Ca’ Della Nave di Martellago, arriva domenica 20 marzo alle 18.00 una delle più prestigiose piccole orchestre del jazz italiano, la Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale, che presenterà le musiche del nuovo disco in uscita, Music for Lovely Souls (Beloved by Nature), con temi di Duke Ellington, Eric Dolphy, Max Roach, George Gershwin, oltre che originali

(altro…)

Enrico Intra. Quando la musica è vita

Enrico Intra

Enrico Intra (classe 1935) è davvero un personaggio straordinario, uno di quelli di cui si può dire, senza tema di smentite, che ha scritto alcune delle pagine più significative del jazz made in Italy.
Ha svolto la sua attività principalmente a Milano contribuendo, in maniera determinante, allo sviluppo del jazz in questa città e più in generale nell’intera Italia. Tracciare un profilo dell’artista richiederebbe molto più spazio di quello a nostra disposizione in questa sede e forse sarebbe superfluo dal momento che il personaggio è assai ben conosciuto nell’universo musicale, e non solo nazionale. Comunque non possiamo esimerci dall’indicare alcune delle tappe più significative della sua oramai lunghissima carriera: negli anni Sessanta fonda l’Intra’s Derby Club (poi divenuto Derby Club); dal 1987 è impegnato con i Civici Corsi di Jazz collegati all’attività della Civica Jazz band milanese; con Franco Cerri e con Maurizio Franco dirige l’Associazione Culturale Musica Oggi, premiata nel 2003 con l’Ambrogino d’oro, …per non parlare degli innumerevoli concerti che l’hanno visto accanto ai più grossi nomi del jazz internazionale e di una ricca discografia che parte dal 1957 per giungere ai giorni d’oggi. Ma, come leggerete nel corso dell’intervista, Intra nulla ha perso dell’originario entusiasmo.

Parlare di Enrico Intra è come parlare del jazz a Milano, così come una volta parlare di Nunzio Rotondo ed oggi di Enrico Pieranunzi significa parlare del jazz a Roma. Ecco, una volta anche dal punto di vista jazzistico, una forte diatriba divideva queste due città. Credi che questa sorta di rivalità sia finita o che sotto mentite spoglie prosegua ancora adesso?
Non credo sia diverso negli altri Paesi, ma tra Roma e Milano, capitale istituzionale la prima, capitale del fare la seconda, si sono creati campanilismi che arrivano da lontano. In un certo senso è anche comprensibile che sia nato questo dualismo da cui è scaturita una storica ma speciale rivalità.

Comunque è indubbio che a livello di comunicazione non è che ce ne sia tanta. Nel senso che a Roma non si ha l’esatta percezione di quel che accade a Milano, e viceversa…io penso…
Effettivamente questa è la realtà. La comunicazione tra le due citta è inspiegabilmente inesistente e penso anche che i fautori di questa storica situazione siano, per dirla in romanesco, i ” chemmefrega ” e per noi lombardi i ” ghepensimi”. Ma al di là di questa rozza considerazione le due città si amano e si guardano con affetto e stima.

C’è però un dato che accomuna queste due realtà il gran numero di ragazzi che si avvicinano al jazz non tanto come pubblico quanto come potenziali musicisti. Tu che da sempre dedichi molto tempo alla formazione dei giovani, come vedi la situazione odierna? Come sono cambiati i giovani negli ultimi dieci, venti anni e non solo dal punto di vista musicale?
I ragazzi sono cambiati, come è giusto che sia, crescendo con i mutamenti della società. A questo proposito parlo per esperienza personale: subito dopo la fine della seconda guerra mondiale il mio percorso è iniziato nel deserto/musicale ma nonostante ciò, passo dopo passo ,mattone su mattone ho seguito il cammino del progresso e soprattutto ho partecipato alla ricostruzione, non solo fisica ma anche culturale, che ha visto i cittadini milanesi impegnarsi per la ricostruzione di una città ferita da una guerra violenta. Il problema dell’informazione gira attorno a quello che i media ci propinano. Subiamo una eccessiva esaltazione della tecnologia . I ragazzi sono vittime di una scuola traballante . I lettori di una editoria senza anima . La cultura se non è emarginata viene proposta in “pillole”. Figuriamoci la musica jazz. L’informazione , nel bene e nel male, si è allineata abbassando purtroppo il livello di una comunità che ha fretta, troppa fretta e poca voglia di nutrirsi di cultura. Di contro però ed è giusto sottolinearlo, i ragazzi hanno a disposizione mezzi per potersi realizzarsi e con essi potrebbero cambiare la loro comunità per poter esprimere liberamente il proprio pensiero.

In quest’ottica puoi parlarci del tuo lavoro all’interno di quella Associazione culturale Musica Oggi a cui sappiamo ti dedichi con tutto te stesso?
Il mio lavoro all’interno della associazione lo svolgo con Maurizio Franco ed è rivolto soprattutto a iniziative che valorizzano i musicisti italiani. La fondazione della associazione culturale “Musica Oggi” è stata voluta da un gruppo di persone coraggiose, appassionate di buona volontà che ha dato senso al lavoro di tutti noi. Mi fa’ piacere ricordare una delle tante iniziative , la scuola di jazz ( i civici corsi di jazz ) una scuola che ha preso vita grazie anche al Comune di Milano. La nostra associazione è dal 2005 parte integrante della fondazione scuole civiche Claudio Abbado. Una scuola di jazz, impensabile nel passato, che dopo anni di lavoro appassionato da parte anche di tutti i docenti che hanno percorso con noi questo cammino ( precisamente mezzo secolo ) ha avuto dal ministero competente un riconoscimento istituzionale parificando i nostri corsi a quelli dei conservatori che , come si sa , sino a pochi anni fa’ osteggiavano la nostra musica jazz. Ora cavalcata assieme a saltimbanchi della “musica industriale”. La canzone. Chiaramente non ho nessun pregiudizio verso la canzone . Anzi. Nel passato mi ha dato anche qualche soddisfazione sia come compositore che come arrangiatore. Il resto, per una informazione più attenta lo rimanderei ad Internet (altro…)