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Un’altra grave perdita per la musica di tutto il mondo

Renato Sellani Senigallia

La doccia fredda è arrivata nel modo più inopinato: avevo appena finito di ascoltare il suo ultimo album, il doppio “Glad there is you”, inciso tra l’aprile e il maggio scorsi per la “ponderosamusic&art” quando decisi di chiamare Tullio De Piscopo per avere qualche chiarimento sul suo recente libro (“Tempo! La mia vita” Hoepli editore).

Dopo avermi fornito le spiegazioni richieste, De Piscopo ad un certo punto mi dice: “Hai saputo di Renatino?” lui lo chiamava affettuosamente così… e immediatamente realizzai: anche Renato Sellani se n’era andato. Era successo che mi ero preso un week end sabatico: niente giornali, niente radio, niente telegiornali, e così mi ero perso la notizia della morte del grande pianista.

Inutile dire che ci sono rimasto di stucco: un altro pezzo importante della storia del jazz italiano che se ne va per sempre. Ovviamente conoscevo Sellani da tempo, l’avevo ascoltato tante volte eppure quando si esibiva a Roma (non troppo spesso purtroppo) se potevo andavo a sentirlo. Nel mio immaginario l’ho sempre accostato alla figura di Franco Cerri per le innate doti di cordialità , eleganza, raffinatezza che accomunano questi due grandi artisti. Ed in effetti non si tratta di un accostamento del tutto arbitrario dal momento che effettivamente i due hanno avuto modo di collaborare a lungo. Fu infatti Cerri che alla fine degli anni Cinquanta convinse Sellani a venire a Milano; da qui una lunghissima collaborazione che si è protratta sino a ieri: un concerto in Toscana, l’11 agosto, li aveva visti per l’ultima volta assieme mentre, in occasione dell’ultima uscita del pianista il 14 ottobre al Piccolo Teatro di Miano in occasione della presentazione del già citato album “Glad There Is you”, il chitarrista non aveva potuto esserci per motivi di salute: “Purtroppo quel giorno non stavo bene e non sono potuto andare a sentirlo. Questo sarà sempre un mio grande rammarico e dispiacere” ha dichiarato a caldo ; “era una di quelle persone con cui si stava bene, con cui ho condiviso tanti anni e tanta amicizia, un uomo dalla vitalità trascinante”, aggiunge Cerri… e come non essere d’accordo su questa valutazione!
Sellani, morto a Milano nella notte di venerdì 31 ottobre, aveva 88 anni e come accennato, aveva continuato ad esibirsi fino a due settimane prima.

La sua carriera è talmente densa di avvenimenti che non vale la pena ridurla a poche righe: in questa sede basti ricordare come abbia collaborato con alcuni dei più grandi jazzisti del mondo quali, tanto per fare qualche nome, Dizzy Gillespie , Phil Woods, Chet Baker, Lee Konitz, Billie Holiday, Sarah Vaughan …

Compositore di musiche di scena, negli anni Settanta ha lavorato proprio al Piccolo Teatro scrivendo le musiche di “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, per la regia di Walter Pagliaro e “Il signor Puntila e il suo servo Matti” di Bertolt Brecht per lo Stabile di Torino. Tino Buazzelli lo volle al suo fianco per molti suoi spettacoli.

gladAdesso che se n’è andato, riascoltando questo suo ultimo album, mi soffermo a riflettere come il destino (fato, caso…chiamatelo come volete) si diverta a combinare gli eventi. “Glad there is you” (“Sono lieta che tu ci sia”) è il titolo del suo ultimo album… ma è anche la frase che Sarah Vaughan dedicava a Renato durante un loro tour. E ancora: quale sorta di testamento spirituale più appropriato di questo doppio album di carattere antologico? Anche perché Sellani, contrariamente alle sue scelte abituali, suona da solo evidenziando come, pur superata la soglia degli 80, la sua classe sia rimasta cristallina, con quella musicalità e quella delicatezza di tocco che l’hanno reso famoso in tutto il mondo.

E allora si può ben dire che in questi due CD è compendiata l’arte pianistica di Renato Sellani anche perché il repertorio scelto è quanto mai accurato ed emblematico: il primo è interamente dedicato alla musica italiana nel senso che, accanto a temi composti dallo stesso Sellani, figurano canzoni vecchie e nuove ma tutte di grande spessore, da “Doce doce” di Fred Bongusto a “Torna a Surriento” in medley con “Caruso”, da “Roma nun fa la stupida stasera”…fino all’immancabile “E la chiamano estate” di Bruno Martino resa in maniera del tutto personale ; il secondo ci porta all’estero, per rivisitare alcuni grandi successi francesi e del song-book statunitense quali il brano che da il titolo all’intera raccolta, “Moon river”, “Laura”, “Ne me quitte pas”, “Que reste-t-il del nos amours fino a chiudere con una personalissima grandiosa interpretazione della “Pavane” di Fauré.

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