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Roberto Gatto

CASA DEL JAZZ – Martedì 23 marzo ore 21

MARTEDI 23 MARZO ALLA CASA DEL JAZZ ROBERTO GATTO PRESENTA IL SUO NUOVO PROGETTO “LISERGYC BAND” CON FRANCESCO BEARZATTI AL SAX E CLARINETTO,GIOVANNI FALZONE ALLA TROMBA ED EMANUELE BEX ALL’ORGANO HAMMOND.
Recentemente Roberto Gatto ha scoperto una cosa importante: la musica è ancora la sua passione più grande. Proprio per questo, per quanto possa apparire strano e perfino contraddittorio, ha deciso di suonare di meno e ascoltare di più. “A me piace passare delle giornate intere riscoprendo delle cose – dichiara il batterista – o approfondendo degli stili che magari avevo sottovalutato o che non avevo mai affrontato. Ascoltare è fondamentale, o almeno dovrebbe essere fondamentale per un musicista. Non puoi affidarti solo all’istinto, alla tecnica o alla creatività per scrivere la tua musica, hai bisogno anche di confrontarti con altri stili e con altri musicisti. Soprattutto non devi dimenticare tutte quelle ispirazioni che hanno contribuito in maniera alla tua crescita, alla tua evoluzione artistica”.
E’ stato proprio seguendo o ritrovando le sue passioni musicali che negli ultimi anni Roberto Gatto ha realizzato negli ultimi anni alcuni dei suoi lavori più importanti e riusciti. “Ho riletto con la mia sensibilità e con l’approccio proprio dell’artista jazz le musiche della celebre commedia musicale Rugantino, una parte importante del repertorio di Miles Davis e più recentemente la stagione del Progressive rock. Sono tutte cose che hanno segnato profondamente la mia storia sia come musicista e sia come appassionato. Credo che ci sia ancora tanto da studiare, approfondire e riscoprire tanto nella musica classica quanto nel jazz o nel rock. Per me, oggi il musicista jazz deve essere in grado di muoversi su piani diversi, deve aprirsi e accettare il confronto con altri linguaggi. Deve rischiare”.
Mentre immaginava questo disco, Roberto Gatto ha scoperto un’altra cosa importante: l’idea originale spesso subisce dei cambiamenti e il risultato finale è un’altra cosa.
“All’inizio ho ripreso delle composizioni, in gran parte tratte da lavori quali Deep e Traps , perché volevo rappresentare al meglio il mio percorso artistico. Sono partito da questa idea, però poi ho scritto delle cose nuove e quindi il progetto originale ha preso un’altra direzione. Il contributo dei musicisti che ho coinvolto è stato determinante. E’ da un po’ che lavoro con Emmanuel Bex e lo considero uno dei musicisti più interessanti e creativi della scena jazz europea. Bex suona l’organo Hammond, ma non è certo legato al suono jazz tradizionale di questo strumento. Il suo è uno stile libero, un po’ folle e mi piace proprio per questo. Giovanni Falzone è uno dei migliori trombettisti del momento e con il sassofonista Francesco Bearzatti rappresenta al meglio la nuova generazione del jazz italiano. Sono musicisti che conoscono perfettamente la tradizione, ma sanno anche trasgredire, andare oltre, immaginare nuove possibilità. Per me suonare vuol dire soprattutto cercare un equilibrio tra quello che è stato e quello sarà. Guardare al passato per poi spingersi in avanti”.
In fondo, anche questa è un’altra cosa importante per Roberto Gatto. E soprattutto per tutti quelli che seguono la musica con passione.

I musicisti
Emmanuel Bex ha l’aria di chi è atterrato da queste parti grazie a misteriose e irripetibili congiunzioni astrali. Nato nel 1959, dopo aver studiato a lungo il pianoforte classico, il musicista francese si è avvicinato all’organo Hammond che suona con grande personalità e fantasia. Con il batterista Aldo Romano e con Francesco Bearzatti ha formato il Bizart Trio e ha collaborato anche con Birely Lagren e con Andrè Ceccarelli.
Dopo aver conseguito il diploma al Conseravortio Vincenzo Bellini di Palermo, il trombettista e compositore Giovanni Falzone si è velocemente imposto come una delle figure più importanti nella nuova generazione del jazz italiano, in grado di far parte dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano e di realizzare anche un riuscito omaggio a Charlie Parker.
La biografia artistica di Francesco Bearzatti è piena di cose e di sorprese. Da giovane ha ascoltato a lungo i Led Zeppelin, i Deep Purple e seguito l’onda del punk; ha fatto anche il DJ e si è diplomato in clarinetto presso il Conservatorio di Udine. A New York è stato al fianco di George Coleman per poi accettare molte altre sfide. E’ un musicista jazz moderno, audace e spericolato.
Il concerto
Brani come Deep, Octagonal e Unknown Shape illustrano al meglio gli ultimi anni della carriera di Roberto Gatto, altri, tra i quali, Lysergic, Ostile e Dado’s Theme, sono stati scritti per l’occasione. In entrambi i casi, Roberto Gatto e i suoi musicisti propongono un suono compatto, denso e profondo, ma al tempo stesso leggero e coinvolgente. Emmanuel Bex amplia con fantasia il respiro melodico di queste composizioni offendo anche un continuo e prezioso sostegno ritmico (ruolo questo che viene svolto in sua assenza da Dario Deidda, bassista dal suono pulsante e continuo). Francesco Bearzatti e Giovanni Falzone riescono con grande naturalezza a offrire nuove e sorprendenti chiavi di lettura. La batteria del leader è sempre presente in un gioco continuo di citazioni e rimandi che spazia dalla tradizione del jazz  a quella della canzone più nobile e semplice, al cinema, come dimostra in maniera suggestiva l’intrigante Valse laconique.
Jazz per i nostri giorni, tra passato e presente.

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