La musica può cambiare il mondo

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Non è mai tardi per parlare della mobilitazione del jazz a favore dei terremotati di Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto e degli altri centri colpiti dal devastante sisma del 24 agosto scorso.
Per il 4 settembre era, infatti, in programma la giornata “clou” della seconda edizione de “Il Jazz italiano per L’Aquila” ma confermare la manifestazione così come era stata costruita (750 musicisti, 120 concerti in 12 luoghi del centro storico aquilano, 100.000 spettatori previsti) non è stato possibile per vari e validi motivi, sia di sicurezza che di rispetto. Gli organizzatori (I-Jazz, l’associazione MIDJ, la Casa del Jazz, il direttore artistico Paolo Fresu) sono riusciti tuttavia – con un frenetico e sinergico lavoro – a rimodulare l’iniziativa mantenendo un “simbolico” palco alle porte de L’Aquila (nello spazio verde antistante la basilica di Santa Maria di Collemaggio); la serata aquilana del 4 settembre è stata preceduta, affiancata ed integrata da concerti volti alla raccolta fondi in 35 località italiane – da Courmayeur a Lampedusa – con poli forti di attrazione a Milano e Roma.
E’ nato in tal modo, domenica 4 settembre, “Il jazz italiano per Amatrice e per gli altri territori colpiti dal sisma” . L’iniziativa è stata sostenuta dal Ministero per i beni e le attività Culturali e del Turismo, dal Comune de L’Aquila (in occasione della Perdonanza Celestiniana 2016) ed ha avuto come sponsor principale la Siae; altri partner Disma Musica, Poste italiane, Nuovo Imaie, con il contributo del Fondo Etico Ricostruzione. Materialmente, come nel 2015 e come già accennato, hanno organizzato e realizzato le manifestazioni lungo la penisola italiana l’Associazione I-Jazz (che riunisce vari festival ed organizzatori, presidente Gianni Pini), MIDJ (associazione dei Musicisti Italiani di Jazz, guidata da Ada Montellanico), la Casa del Jazz (soprattutto nella persona di Luciano Linzi) e Paolo Fresu. L’iniziativa – i jazzisti si sono tutti esibiti a titolo gratuito e la Siae, oltre a finanziare, ha rinunciato ai suoi “diritti” – ha raccolto complessivamente 70.000 persone, di cui 20.000 a L’Aquila e 6.000 a Roma; i fondi raccolti saranno tutti devoluti alla riedificazione del Cinema Teatro “Giuseppe Garibaldi” di Amatrice, “luogo simbolo della cultura e della ricostruzione del tessuto sociale di uno dei centri storici distrutti dal sisma”. La campagna di crowdfunding è peraltro ancora aperta e chi vuole può contribuire (“Un Teatro per Amatrice” https://www.eppela,com/it/projects/10061-un-teatro-per-amatrice; donazioni sul conto IBAN IT47N0501802800000000123308 BIC/SWIFT CCRTIT2T84A, causale “Un Teatro per Amatrice”, destinatario I-JAZZ Associazione).
La maratona romana de “Il jazz italiano per Amatrice” è partita domenica 4 settembre verso le 11 – in una giornata pienamente estiva – utilizzando il palco all’aperto allestito per il festival. Nella mattinata, davanti un pubblico ancora limitato, si sono esibiti il Filomena Campus Quartet Jester of Jazz (gruppo rappresentativo di MIDJ Regionale Sardegna, con la cantante e leader, Steve Lodder, Francesco Pierotti ed Ettore Fioravanti), Claudio Filippini-Luca Mannutza-Giovanni Ceccarelli in piano solo. A proposito di Filippini, è importante ricordare che con Giovanni Guidi e Mirko Signorile è stato promotore di un’altra iniziativa di crowdfunding che ha raccolto soldi e donato un pianoforte al conservatorio de L’Aquila “Alfredo Casella”. Tornando alla capitolina Casa del Jazz, mentre gli spettatori aumentavano – anche in vista del pranzo che si poteva consumare all’aperto – si è esibito il Luigi Biasoli trio “Sensory Emotions” (MIDJ Regionale Abruzzo; guidato dal contrabbassista, con Cristian Caprarese e Giacomo Parone).
Alla ripresa dei concerti, verso le 14, è cominciato un consistente afflusso di pubblico che, ad ondate successive, ha riempito lo spazio e confortato con una motivata e partecipe presenza gli organizzatori. Le esibizioni musicali erano della durata ciascuna di circa mezz’ora, inframmezzate da interventi che ricordavano il fine benefico dell’iniziativa ed invitavano a contribuire tangibilmente alla ricostruzione delle zone terremotate. Nove i gruppi in programma, con un ‘alternanza tra pianisti ed ensemble di diversa entità. Tra i maestri degli 88 tasti ha brillato in particolare Patrizia Scascitelli, da molti anni residente a New York ma spesso in visita in Italia. La Scascitelli ha saputo accarezzare pagine di Duke Ellington come proporre suoi densi e modali brani, alcuni di ispirazione africana e sempre con un profondo senso del blues.
Più vicino al pianismo classico europeo il linguaggio di Giovanni Mirabassi (con apprezzabili episodi stride) mentre prossimo al minimalismo ed al prog-rock quello di Kekko Fornarelli.
Luigi Bonafede – pianista-batterista che ha collaborato con artisti italiani ed internazionali di grande levatura, tra cui Massimo Urbani – ha fatto risuonare lo strumento con molta energia e senso del blues, aprendo il set con il sognante brano “Filastrocca”. Di altissimo spessore il duo di bandoneonisti Daniele di Bonaventura e Paolo Russo, i cui dialoghi passionali ed intensi hanno emozionato il pubblico. Il trio di Alessandro Galati (MIDJ Regionale Toscana, con Gabriele Evangelista e Stefano Tamborrino) ha prodotto un jazz raffinato ed elegante mentre il gruppo Media Res, guidato dal sassofonista-compositore Gianni Savelli, ha presentato dal vivo il progetto discografico “Magellano”. Scelto per rappresentare MIDJ Regionale Lazio, Media Res ha confermato l’originalità e la modernità del suo linguaggio, grazie alle composizioni di Savelli ed alla loro “materializzazione” dovuta alla classe ed alla sensibilità – oltreché del leader – di Aldo Bassi, Enrico Zanisi, Luca Pirozzi ed Alessandro Marzi.
Repertoriale, ricco di sonorità “vintage”, accattivante la musica del D.O.V.E. “Drum, Organ, Vibes Ensemble” (MIDJ Regionale Veneto, con Giovanni Perin, Giulio Campagnolo ed Andrea Davi): da “Nostalgia In Times Square” a “Gingerbread Boy” un’immersione in sonorità piene di “groove”.

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Ha chiuso la manifestazione – che sarebbe potuta proseguire, vista la consistente presenza di pubblico intorno alle 18 – il Collettivo Crossroads Improring, nato a margine dell’omonimo festival emiliano-romagnolo ed impegnato sul terreno “libero” dell’improvvisazione collettiva. In rappresentanza dei MIDJ Collettivi, il gruppo era guidato da Marcello Giannini e contava sulla creativa presenza di Charles Ferris, Pietro Santangelo, Massimo Imperatore, Marcello Vitale, Vincenzo Lamagna, Fabiana Martone e Marco Castaldo.
In occasione de “Il jazz italiano per Amatrice” è stato diffuso e venduto un pregevole libro fotografico che celebra con immagini e brevi testi tutti i protagonisti della prima edizione de “Il jazz italiano per L’Aquila”. A cura di MIDJ (coordinamento editoriale Ada Montellanico; comitato redazionale Stefania Cenciarelli, Maria José Galindo, Lucia Ianniello, Paolo Tombolesi), “Il jazz italiano per L’Aquila 2015” (editore Postcart) è un volume di grande formato (cm 28×30, pagine 202) che – mediante il contributo gratuito di tutti i fotografi presenti nel capoluogo abruzzese il 6 settembre 2015 – ricostruisce i luoghi dove si tennero i concerti e ritrae i jazzisti nonché i gruppi presenti. In una sapiente, armoniosa e comunicativa alternanza di colore e b/n, di formati fotografici integrati da brevi testimonianze dei jazzmen (e dei “politici”, presenti alla fine del volume), il libro fissa e materializza le infinite emozioni e suggestioni di quella “storica” giornata per il jazz italiano e per la città de L’Aquila, giornata che vide 60.000 spettatori (600 musicisti, 18 palchi, 112 concerti) a riempire il centro storico e a dare maggiore slancio alla ricostruzione. “La città devastata fu per un giorno invasa di suoni e di gente (…) ma nessuno sarebbe stato in grado di restituire questo senso di meraviglia, di gioia e al contempo di dolore, ma anche di orgoglio, se non quelli che c’erano” (p.9).
I fondi ricavati dalla vendita (25 euro è il prezzo) erano “destinati a iniziative musicali per i bambini dell’Aquila” ma il direttivo di MIDJ ha deciso di convogliarli verso la ricostruzione del cinema-teatro di Amatrice. Chi dice che la musica non può cambiare il mondo?

©foto Paolo Soriani

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