I nostri libri

Ted Gioia – “Storia del Jazz” – EDT – pgg. 614 – € 35,00

Non molto tempo fa discutevo con un amico musicista (ma anche scrittore e più in generale attento osservatore della realtà) se nell’attuale situazione fosse o meno giustificata la pubblicazione di una nuova storia del jazz. Trovare un punto di intesa non è stato difficile: certo oramai molto si è scritto sulla storia della musica afro-americana ma molto resta ancora da scrivere, da scoprire, da chiarire. In buona sostanza una storia del jazz oggi si giustifica se risponde ad alcuni ben precisi requisiti: innanzitutto che sul passato ci dica qualcosa di nuovo rispetto a quanto finora scritto, sul presente che ci illumini su quanto sta accadendo sulla scena internazionale, sul futuro che vengano lumeggiate le nuove linee di tendenza. Il tutto accompagnato da una fluidità di racconto che eviti il più possibile incorniciati e box che finiscono con il distrarre e far perdere il filo del discorso.
Ebbene questi requisiti sono tutti presenti nella nuova edizione della “Storia del Jazz” di Ted Gioia pubblicata dalla EDT in collaborazione con Fondazione Siena Jazz – Accademia nazionale del jazz Centro di attività e formazione musicale, che si avvale della precisa traduzione di Francesco Martinelli il quale, com’è suo costume, scrive in maniera fluida, scattante, priva di qualsiasi autocompiacimento letterario sicché lo spirito dell’autore viene pienamente rispettato.
Il volume è diviso in undici capitoli (da “La preistoria del jazz” a “La resurrezione del jazz”) con l’aggiunta di quattro Note dedicate rispettivamente a “Letture consigliate”, “Ascolti consigliati”, “Ringraziamenti” e il sempre indispensabile “Indice analitico”. Da questa partizione si capisce come l’Autore parta dalle origini della musica afro-americana per giungere sino ai nostri giorni. Così, nella narrazione di Gioia, ritroviamo tutte le figure più importanti del jazz – da Jelly Roll Morton a Louis Armstrong, da Duke Ellington al Cotton Club, ai giganti del cool come Gerry Mulligan, Stan Getz, e Lester Young, Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Ornette Coleman…fino ai postmodernisti della scena downtown – inseriti in una cornice politica e socio-economica che costituisce uno dei punti di forza delle opere di Gioia. In effetti la musica non nasce spontaneamente come una sorta di fungo ma è il portato di tutta una serie di esperienze: di qui fondamentale comprendere il contesto in cui un certo linguaggio nasce e si sviluppa. E Gioia è davvero un maestro nel descrivere tutto ciò, nel farci capire – ad esempio – che cosa significò per i musicisti di colore negli States rivolgersi al be-bop mentre la seconda guerra mondiale volgeva al termine.
Ma è nella seconda parte del libro che a nostro avviso troviamo le notazioni più interessanti. Sono le pagine in cui l’Autore esamina “La resurrezione del jazz” partendo dalla “Resurrezione del cantante di jazz”.
Convincente la tesi sostenuta da Gioia per cui, in questi ultimissimi decenni, il jazz ha riscoperto in qualche modo le sue radici di musica del popolo avviando un dialogo nuovo e non programmato con la cultura di massa. E il ponte che ha permesso tutto ciò è stato varato da artisti quali Kamasi Washington, Robert Glasper, Esperanza Spalding i quali – sono parole di Gioia – “hanno dimostrato che possono utilizzare tutta la gamma stilistica delle canzoni odierne senza perdere le proprie radici jazzistiche”.  Una visione, come si nota, assolutamente rivoluzionaria che rende finalmente obsoleto il dibattito circa la presunta “morte del jazz”. In tale quadro anche i cantanti hanno svolto un ruolo di primissimo piano tenendo strettamente collegato il jazz alla musica commerciale. Quasi inutile sottolineare come accanto alle notazioni di carattere sociale, Gioia mai dimentica di indicare le registrazioni che meglio possono corroborare il suo discorso.
Di grande utilità pratica le letture consigliate e gli ascolti consigliati che possono costituire una guida sia per chi voglia approfondire la materia sia per chi ad essa si avvicini per la prima volta
Insomma un volume che non può mancare nella libreria di chi ama la musica.

Amedeo Furfaro, Lionello Pogliani – “Musiche in mente” – The Writer – pgg. 127 – € 12,00

Scritto a due mani dal nostro collaboratore Amedeo Furfaro e da Lionello Pogliani, rispettivamente giornalista e critico musicale il primo, e collaboratore scientifico dell’Università di Valencia, il secondo, il volume affronta il problema del linguaggio musicale sotto il profilo sia delle cosiddette scienze sociali e umane sia delle scienze strettamente intese. Di qui una lettura interessante in quanto si intersecano due tipi di logica in un momento in cui, viceversa, si tende a parcellizzare ogni discorso e quindi a esaltare il ruolo della specializzazione sempre e comunque. In buona sostanza obiettivo del lavoro, perfettamente centrato, è mettere in campo una concezione organica della musica che viene ricondotta in un unico arco culturale combinando idee che in genere non sono messe in correlazione fra di loro. In particolare, nella prima parte Pogliani, avvalendosi anche della collaborazione di Michel Villaz e Laurent Vercueil, si muove tra fisica, chimica, astronomia, biologia, acustica, medicina, mentre nella seconda parte Furfaro, partendo dalla sua formazione storico-politologica e antroposociale oltre che musicale, illustra le sue idee traendo ispirazione dalle occasioni più disparate come una lettura, una serata al cinema, una foto, una ricorrenza, un’intervista tutte su filo del discorso musicale.
In conclusione un volume che vuole essere uno stimolo ad una riflessione complessiva su come lo sviluppo dell’arte musicale abbia interessato ed investito tutto l’arco dello scibile umano.

Amedeo Furfaro – “Pasolini – Luoghi, incontri, suoni” – The Writer – pgg. 103 – € 12,00

In questo ulteriore volume, pubblicato nei primi mesi di quest’anno, Furfaro raccoglie i suoi scritti dedicati a Pasolini e riguardanti essenzialmente tre aspetti, luoghi, incontri e suoni. Di particolare importanza, per quanto concerne “A proposito di jazz”, la terza tranche in cui si tenta una panoramica del rapporto di Pasolini con la musica. L’Autore esamina quindi i vari aspetti delle relazioni di Pasolini con la musica partendo dalle colonne sonore dei suoi film per passare ad una discografia essenziale (jazz escluso) che copre gli anni dal 1960 al 1975 in cui sono elencati brani che vedono Pasolini nella veste di paroliere. Negli anni ’80 si collocano alcuni lavori discografici che hanno il merito di ripercorrere tappe importanti dell’excursus creativo pasoliniano, come “La musica nel cinema di Pasolini” (General Music 1984) in cui Morricone riassume le sue musiche per cinque pellicole firmate Pasolini. Interessante anche un altro lavoro, sempre dell’84, “Pour Pier Paolo, Poèmes de Pier Paolo Pasolini mis en musique par Giovanna Marini (Le Chant du monde). Negli anni seguenti Pasolini continua ad ispirare molte pagine musicali, dagli omaggi espliciti di cantanti e gruppi come Pino Marino, Massimiliano Larocca, Radio Dervish fino a compositori come Nicola Piovani e a registi come Nanni Moretti.
Ovviamente anche il mondo del jazz ha omaggiato Pasolini; Furfaro ricorda al riguardo la performance del Roberto Gatto in “Accattone” e la “Suite per Pierpaolo” a cura di Glauco Venier con Alba Nacicovitch. Ma è in “Appunti per un’Orestiade Africana” che la relazione fra Pasolini e il jazz trova il suo baricentro; ciò in ragione del fatto che buona parte della colonna sonora è affidata a jazzisti quali Gato Barbieri, Marcello Melis e Famoudou Don Moye. A seguire una discografia in cui il jazz “latu sensu” tiene a sottolineare Amedeo, compare a fianco della figura di Pasolini.

Guido Michelone – “Il jazz e i mondi” – Arcana – pgg. 390 – € 24,00

Davvero infaticabile Guido Michelone, didatta, studioso, giornalista e scrittore tra i più prolifici che il mondo del jazz italiano conosca. Ecco, quindi, una sua nuova fatica editoriale significativamente intitolata “Il jazz e i mondi”. Un titolo che può esplicativo non potrebbe essere. Nelle circa 400 pagine del volume, l’Autore, grazie ai numerosi viaggi compiuti tra Usa, Brasile, Giappone, Canada, Nord Africa e Medioriente, ci racconta, in maniera chiara ed esplicita com’è suo costume, il come e perché il jazz ha trovato diritto di cittadinanza in tutti questi Paesi
Si tratta di una narrazione a tratti affascinante in quanto si capisce finalmente come il jazz abbia potuto perdere le sue caratteristiche originarie per assumere le connotazioni di una musica universale senza più confini ma specchio della civiltà di ogni singolo Paese, come risultato necessario di quella contaminazione tra le diverse culture di ogni angolo del mondo. Di qui una sorta di viaggio straordinario, suddiviso in 29 capitoli dedicati ognuno ad una parte del mondo, elencate in ordine alfabetico, per cui si parte dall’Afghanistan per chiudere con “Zingari in jazz” dedicato alla musica manouche. Nel libro, accanto a nome e cognome di ogni jazzman, viene indicato lo strumento musicale mentre alla fine di ogni capitolo è riportata tra parentesi la data, grosso modo compresa tra il 2001 e il 2022, ad indicare il periodo in cui viene redatto il resoconto musicale del viaggio compiuto nella nazione indicata.
Ogni capitolo è impreziosito da una accurata discografia mentre il volume nel suo insieme è completato da una sempre utile bibliografia. Purtroppo manca quell’indice analitico che in un volume del genere sarebbe risultato particolarmente importante.

Renzo Ruggeri – “Elementi di Musica Jazz: CORSO BASE per fisarmonica” – Voglia d’Arte Production – pgg.165 – € 25,00

“Questo lavoro di Ruggieri – condotto con serietà e competenza – è un avvenimento per la fisarmonica.” Gianni Coscia
Con queste parole il grande patriarca della fisarmonica jazz italiana ha tenuto a battesimo l’uscita della prima versione del testo, circa 25 anni fa, quando esso rappresentava il primo libro internazionale per questo strumento con elementi di jazz moderno.
Ruggieri – da esperto didatta – affronta la materia in maniera profonda proponendo una suddivisione razionale dei capitoli, non lesinando esercizi pratici di grande efficacia. La nuova versione si propone una riscrittura del testo, un ampliamento degli argomenti in base alle esperienze degli anni di utilizzo, una razionalizzazione degli schemi e degli esercizi. Sicuramente è stato il primo testo ad introdurre in maniera approfondita dei “policordi” ovvero la pressione di più tasti contemporaneamente nella mano sinistra, tecnica che lo stesso Ruggieri definisce imperfetta ma molto efficace.
La vera novità è rappresentata, comunque, dalle “backing tracks” dei brani del metodo (nuove composizioni sulle strutture armoniche di famosi standard) suonate da affermati professionisti: Maurizio Rolli (contrabbasso), Mauro De Federicis (chitarra), Niki Barulli (batteria). Quest’ultime tutte disponibili gratuitamente sui circuiti online sia in versione completa che “minus bass”, o “minus harmony”, o “minus drums” a simulare le diverse situazioni che lo studente incontrerà.
Da sottolineare la sempre “elegante ed efficace” vena melodica di Ruggieri che si manifesta anche negli esercizi.
Di prossima uscita la versione inglese e nei prossimi anni quella INTERMEDIA e AVANZATA.
Distribuito in tutto il mondo da AMAZON è possibile acquistarlo direttamente su:
https://www.amazon.it/dp/B095GD37SN
Le basi sono disponibili gratuitamente su:
SPOTIFY
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https://youtu.be/r0EVSxyEOB4

Vincenzo Staiano – “Solid – Quel diavolo di Scott LaFaro” – Arcana – pgg. 174 – € 16,00

Ecco un volume che sarà ben accolto da tutti gli appassionati di jazz, in special modo dai pianisti e dai contrabbassisti. Racconta, infatti, la storia di un connubio assolutamente straordinario, un incontro che ha cambiato la storia del jazz in relazione al classico combo pianoforte, batteria, contrabbasso. Ci si riferisce ovviamente alla straordinaria intesa che nell’arco di pochissimo tempo si costituì tra Bill Evans e Scott LaFaro, un’intesa che sconvolse definitivamente la gerarchia degli strumenti nel trio (completato all’epoca da Paul Motian) cosicché il pianoforte perse il ruolo di guida per essere affiancato, a pari condizioni, da batteria e contrabbasso. Certo, a dirlo oggi, sembra qualcosa di scontato ma se si risale all’epoca in cui Evans e LaFaro si incontrarono, vale a dire il 1959, si scoprirà come la musica proposta dal trio fosse assolutamente rivoluzionaria. In questo suo scritto Staiano pone l’accento sulla figura del contrabbassista prematuramente scomparso nel 1961, offrendone un ritratto illuminante anche perché ci fa comprendere come, già prima di incontrare Bill Evans, fosse artista in possesso di una propria ben specifica cifra stilistica. Particolare attenzione viene, così, dedicata al periodo che va dal 1955, quando Scott lascia l’università di Itaca per iniziare il suo primo tour come professionista, sino a quel tragico incidente che il 6 luglio del 1961 gli costa la vita. Grazie ad un racconto ben articolato, sorretto da una prosa che conosce l’italiano, il volume si legge quasi tutto d’un fiato arricchito da una serie di contributi originali. In effetti in Italia pochissimo era stato scritto su LaFaro per cui il libro di Vincenzo Staiano assume un’importanza particolare. L’autore, per questa sua prima pregevole monografia, si è avvalso della biografia di Scotty (con questo nomignolo era noto LaFaro e questo si utilizza nel libro) redatta dalla sorella Helene, nonché di una grande quantità di contributi sull’artista, come l’intervista di Martin Williams apparsa sul periodico “Jazz Review”, un articolo del 1968 di Jean-Pierre Binchet su “Jazz Magazine”, un sito web a lui dedicato nel 1998 da Charles A. Ralston, nonché di moltissimi altri contributi elencati nella ricca appendice bibliografica e webgrafica, cui si affianca una discografia.
La figura di LaFaro assume così una valenza particolare sottolineata anche dal titolo del libro, “Solid”, che come ci spiega lo stesso Staiano richiama l’essenza di un messaggio inviato a Scott da Miles Davis, un messaggio con cui il trombettista gli faceva capire di volerlo nella sua formazione come contrabbassista.

Se n’è andato Pierino Munari “l’uomo dal polso d’oro”

 

Un altro pezzo di storia della musica italiana è scomparso: il 6 maggio è venuto meno Pierino Munari al secolo Pietro Commonara.

Nato a Frattamaggiore (Napoli) il 9 settembre del 1927,  Pierino, fratello di Gegé, inizia a suonare a 10 anni come attrazione teatrale col padre e i fratelli. Nel 1944 è con varie orchestre della 15a Armata Americana, tappa fondamentale per la sua formazione; non a caso il suo stile si richiama ai grandi virtuosi americani come Shelly Manne e Buddy Rich.

Musicista tra i più versatili nel suo strumento,  partecipa alle più importanti manifestazioni italiane di musica jazz guadagnandosi una solida reputazione sì da essere soprannominato “l’uomo dal polso d’oro”.

A Napoli suona al Circolo Napoletano del Jazz con varie formazioni tra cui quelle di Lucio Reale e Carol Danell. Con Lino Quagliero e Baldo Maestri è, poi, in tournée per l’Italia, dal Quirino di Roma a Portofino. Incide dischi per la “Vis Radio” e “La voce del padrone” con artisti come Sergio Bruni, Peppino Principe e Gloria Cristian e con i Maestri Gino Conte, Carlo Esposito e Angelo Giacomazzi.

Partecipa ai Festival Di Napoli edizioni del 1957,58 e 61.

Si trasferisce a Roma a fine 1959, chiamato dal M° Zurletti per la trasmissione Radiofonica “Campo dei fiori” con Marcello De Martino e Lelio Luttazzi. Seguono altre trasmissioni: “Moderato Swing” con Piero Umiliani, “Nunzio Rotondo Jazz”, “30 anni di Swing” con Lelio Luttazzi (realizzato anche su disco), “Canzoni del palio” con l’orchestra del M° Cinico Angelini.

Diventa subito socio dell’”Unione Musicisti Roma” ed entra a far parte della grande famiglia della R.C.A. Italiana, divenendo uno tra i batteristi più richiesti ed affidabili.

Nel 1960 e 1962 partecipa al Festival di San Remo con l’orchestra del M° Cinico Angelini ed al Festival delle Rose 1964, 1965, 1966 e 1967 organizzato dalla RCA Italiana.

Nel 1964, la Hollywood lo  vuole come suo Testimonial per la sua nuova batteria e, nello stesso anno, partecipa al 1° Cantagiro con la Big Band.

Collabora, poi, con Armando Trovajoli, Nino Rota, Piero Piccioni, Gianni Ferrio, Luis Enriquez Bacalov, Bruno Canfora, Ennio Morricone, Carlo Rustichelli, Roberto Pregadio, Vito e Giovanni Tommaso.

È stato inoltre il batterista della Corrida, nelle edizioni 1985,86 e 87. Ha suonato, poi, con grandi artisti come Domenico Modugno che ha seguito, anche, nelle tournèe all’estero (USA e Canada); Nini Rosso, Gino Marinacci Ensamble, Sestetto Swing di Roma. Negli ultimi anni ha fatto diverse tournée con l’orchestra diretta da Roberto Pregadio.

Ottimo lettore ma allo stesso tempo musicista istintivo, il suo drummimg si è contraddistinto per la grande attenzione posta nel valorizzare le diverse sonorità dello strumento e per l’abilità nell’uso del “rullante” così come evidenziato dalle brillanti esecuzioni da solista nelle colonne sonore originali dei film: “La Battaglia di Algeri” e “Il Buono, il Brutto, il Cattivo” (Ennio Morricone),  “Uomini Contro” (Piero Piccioni),Sette uomini d’oro”, “Riusciranno i nostri eroi” (Armando Trovatoli),Per amare Ofelia” (Ritz Ortolani).

Al suo attivo oltre 500 colonne sonore da Film. Tra i più importanti vanno ricordati: “Papillon” con le musiche di Jerry Goldsmith; “Amarcord”,  “Romeo e Giulietta” (Nino Rota); “Ginger e Fred”  (Nicola Piovani);  “L’ultimo Imperatore”; “Il Padrino Parte terza” di Coppola; “Fumo di Londra”, “Polvere di stelle”, “Finche c’è guerra c’è speranza”,  (Piero Piccioni); “C’era una volta il west,” “Cacciatori di navi”, “C’era una volta in America” (Ennio Morricone); “Matrimonio all’Italiana”, “Una giornata particolare”, “Dramma della Gelosia” (Armando Trovatoli); “Odissea”, “L’armata Brancaleone,”  (Carlo Rustichelli); “Il Sorpasso” (Ritz Ortolani).

Nel 1972 registra con Gato Barbieri il disco Ultimo tango a Parigi (United Artists UAS -29440-cd 066670).

 

Nicola Puglielli tra standards e originals

 

Cari amici,

ci risiamo… o meglio ci ritentiamo. Martedì 7 febbraio riprendono le guide all’ascolto con Nicola Puglielli e la sua chitarra.

Quanti mi seguono, ricorderanno forse l’esperienza delle “Guide all’ascolto” che per alcuni anni ho condotto alla Casa del Jazz con buon successo.

Adesso, purtroppo, alla Casa del Jazz, per motivi prettamente economici, non è possibile ripetere queste esperienze per cui mi son dato da fare per trovare altri luoghi idonei. Qualche tempo fa, da un piccolo teatro mi era stata offerta la possibilità di organizzare una serata dedicata all’importanza della chitarra nella storia del jazz con il grande chitarrista Nicola Mingo; la serata andò bene e c’erano tutte le premesse per andare avanti ma non se n’è fatto alcunché dato che i gestori del locale si dimostrarono, per usare un eufemismo, poco gentili.

Adesso ho trovato un altro spazio particolarmente idoneo, con una bella sala che sembra fatta apposta per ospitare eventi musicali e altre salette che possono accogliere quanti alla musica non sono interessati: si tratta delle “Officine San Giovanni”, site in Largo Brindisi, 25.

Il primo appuntamento, come accennato in apertura, è fissato per martedì 7 febbraio dalle ore 19 alle 20,30. Protagonista la chitarra solo di Nicola Puglielli che presenterà un repertorio in cui accanto a noti standards quali “Nostalgia in Times Square” di Charles Mingus e “Django” di John Lewis figurano composizioni originali dello stesso Puglielli.

La passione di Puglielli per la chitarra e per il jazz inizia già negli anni settanta, quando frequenta i mitici locali romani come il “Music Inn” ove si fa le ossa suonando con grandi musicisti italiani come Massimo Urbani e Giovanni Tommaso. Più tardi si dedica intensamente allo studio del jazz, della chitarra classica e dell’arrangiamento sotto la guida di Gerardo Iacoucci. Sulla sua strada incontra jazzisti come Kirk Lightsey, Tony Scott, Steve Grossman e Philip Catherine, ma collabora anche con importanti compositori come Nicola Piovani e con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma.

Molte e variegate le esperienze in sala di registrazione con artisti quali Gerardo Iacoucci, Luis Bacalov, Manuel De Sica,  Germano Mazzochetti, Miriam Meghnagi, Gianfranco Reverberi, Lilli Greco, Nicola Piovani.

Come compositore ha ottenuto diversi riconoscimenti in concorsi internazionali come il Carrefour Mondial de la Guitare in Martinica con “In The Middle”. Ha composto le musiche di “Viva Ingrid!”, regia di Alessandro Rossellini, presentato al Festival del Cinema di Venezia del 2015.

Due i CD a suo nome: il primo, “In the Middle”, è stato prodotto nei 2000 dall’etichetta tedesca Jardis ed ha suscitato grande interesse da parte della critica che definisce Puglielli “una nuova stella della chitarra jazz” (Akustik Gitarre, Germania) e “una sorpresa per chi aveva dimenticato la chitarra acustica” (All about Jazz, Italia). Il secondo è “Viaggio ConCorde” pubblicato dalla III Millennio.

Nel 2013, per il Bicentenario Verdiano, ha realizzato due progetti, divenuti CD,  di elaborazione di musiche verdiane: “I Trovatori”, rilettura swing di arie del Trovatore inciso dal gruppo “Hot Club de Zazz” e “Play Verdi” (interpretazione jazzistica dei Preludi di alcune opere) registrato dal “Play Verdi Quartet”.

L’Huffington Post dice di lui che è un arrangiatore capace di “captare l’anima” del grande compositore.

Ha insegnato Chitarra Jazz nei Conservatori di Frosinone, Roma e Perugia.

Raffaela Siniscalchi presenta il suo progetto “Waitin 4 Waits” a Le Colline del Jazz

I tanti appassionati di Tom Waits leggendario cantautore statunitense e icona indiscussa dal punto di vista artistico potranno riassaporare la poetica waitsiana, attraverso la performance di Raffaela Siniscalchi ed il suo Quartetto, al prossimo appuntamento de “Le Colline del Jazz” domenica 31 luglio alle 21 presso la Masseria Mazzei a Rossano Calabro. Non è facile districarsi tra brani che Waits, si è sempre cucito addosso, che ha fatto vibrare attraverso quella sua voce così caratteristica, segno distintivo di una vita di eccessi “calibrati” come se, cantando, regalasse agli altri una sorta di pozione magica.

Il progetto, “Waiting 4 Waits”, è stato ideato da Raffaela Siniscalchi, che ha all’attivo una carriera di grande lustro, considerato che ha fatto parte per più di dieci anni della “Compagnia della Luna” del Maestro Nicola Piovani col quale ha registrato cd e Dvd. Nel febbraio 2012 ha avuto l’onore di registrare con il Maestro Ennio Morricone per la colonna sonora del film “La Migliore Offerta” di Giuseppe Tornatore vincitore di sei David di Donatello e sei Nastri D’Argento. Nel 2015 sempre col Maestro Morricone ha cantato, insieme alla Roma Sinfonietta, nella colonna sonora del film francese “En mai fait ce qu’il te plait” del regista Christian Carion.

Accanto alle esperienze teatrali abbina, da oltre vent’anni, l’attività di cantante jazz ed etno-jazz che ha svolto affiancando l’esperienza dei live con la registrazione con prestigiosi nomi del panorama jazzistico italiano come Roberto Gatto, Danilo Rea, Paolo Fresu, Gianluigi Trovesi, Bruno Tommaso, Paolo Damiani, Antonello Salis, Gabriele Mirabassi e Michele Rabbia.

Insieme alla Siniscalchi, la sera del 31 Luglio, a Rossano ci saranno Giovanna Famulari, violoncellista di grande caratura artistica e bravissima nel condurre il senso “armonico” dei pezzi, Andrea Colella al contrabbasso, e Massimo Antonietti alla chitarra. Violoncello, contrabbasso e chitarra acustica, sono il tappeto armonico e ritmico sul quale si poggia la voce della Siniscalchi, mentre racconta Waits, a modo suo, traducendo e raccontando pezzi di canzoni, interpretandole prima a parole parlate e poi cantando, riempite di dettagli raffinati, come alcuni moduli scat.

Serata dunque da non perdere, durante la quale la Siniscalchi, insieme al suo pubblico, intraprenderà un viaggio nel mondo della canzone di Tom Waits, addentrandosi tra note e parole, ricercandone l’essenza, facendola diventare una tentazione irresistibile, per chi ama Tom Waits. Filo conduttore dell’intera rassegna il jazz contaminato dai generi musicali più assonanti. Quasi superfluo ricordare che tutte le serate saranno arricchite dalle elaborazioni delle cucine della Masseria Mazzei.

Per info e prenotazioni info@masseriamazzei.it  335.5366452 339.6090941

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Tributi ai “mostri sacri” del genere, artisti d’eccezione e varietà di linguaggi nelle cinque serate de LE COLLINE DEL JAZZ

LE COLLINE DEL JAZZ, la rassegna che unisce cene e musiche d’autore sulle colline rossanesi, presso la Masseria Mazzei, offre da sempre un cartellone vario, che punta a proporre un viaggio nel mondo internazionale del jazz, attraverso tributi ai grandi che hanno fatto la storia del genere, o rivisitazioni in chiave jazz di classici anche del mondo della musica leggera italiana, o seguendo percorsi modulati verso sonorità affini e di comune matrice. Il tutto collegato da una coerenza di fondo, tale da costruire, tassello dopo tassello, un percorso organico sia all’interno della singola edizione, sia tra le diverse edizioni, oramai ben sei, che negli anni si sono succedute.

E’ secondo questa linea che anche per l’edizione 2016, pertanto, si sono scelti i protagonisti delle cinque serate, che si apriranno proprio con un tributo a quella che viene da alcuni definita la più grande interprete brasiliana di tutti i tempi, negli anni in cui la bossa nova ha avuto il suo massimo sviluppo e la sua diffusione: ELIS REGINA. A rendere l’omaggio, fondendo talentuosa improvvisazione jazzistica, con gli arrangiamenti originali, scritti e pensati dallo stesso quartetto dell’artista americana, un quartetto di matrice calabro-siciliana: gli AGORA TA’.

Il 31 luglio sarà la volta del quartetto che accompagna RAFFAELA SINISCALCHI 4ET, cantante jazz con una carriera di grande lustro, che, accanto alle collaborazioni con Danilo Rea, Roberto Gatto ed altri nomi di primo piano del panorama jazz italiano, vanta la pluriennale partecipazione alla “Compagnia della Luna” del Maestro Nicola Piovani e ripetute esperienze artistiche con il Maestro Ennio Morricone. Anche questo concerto si propone come tributo ad un’indiscussa icona artistica del ‘900, il leggendario cantautore statunitense TOM WAITS.

Si passerà poi la prima domenica di agosto al progetto MINA IN JAZZ, un’originale rilettura dei più famosi successi della star cremonese, sapientemente accostati seguendo un percorso puramente emozionale, a cura del ROMA JAZZ 5tet: un progetto ricco di inventiva e originalità, che questo inverno ha riscosso grande successo all’Auditorium della capitale. (altro…)

La tromba di Fabrizio Bosso, il sax argentino di Javier Girotto e il pianoforte di Massimo Giuseppe Bianchi protagonisti a Musica a Rima 2016

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Giunge alla tredicesima edizione la rassegna musicale estiva “Musica a Rima”, organizzata dall’Associazione Turistica Pro Loco di Rima.
Rima è un piccolo paese di origine Walser ai piedi del Monte Rosa, in Valsesia, ed è una frazione del bellissimo comune di Rima San Giuseppe (VC), situato a ben 1417 metri di altitudine.

Questa stagione musicale, che in ogni edizione ha ottenuto un grande successo sia di critica che di pubblico, ha ospitato negli anni passati musicisti jazz come Enrico Pieranunzi, Fabrizio Bosso, Rosario Giuliani, Luciano Biondini, il pianista americano Jed Distler, Rita Marcotulli, Paolo Damiani, Paolino Dalla Porta, Bebo Ferra, Guido Manusardi, Sandro Gibellini, Pietro Tonolo, Peo Alfonsi e musicisti classici come Cristina Dancila, Antonio Ballista, Massimo Giuseppe Bianchi, l’orchestra d’archi Interpreti Italiani e altri ancora.

Ogni anno numerosi appassionati si ritrovano qui accomunati dalla passione per la montagna ma, soprattutto, da quella per la grande musica della quale la rassegna “Musica a Rima” è un’assoluta garanzia da tanti anni ormai.

Il programma completo prevede:
Domenica 7 agosto, concerto di musica classica con Massimo Giuseppe Bianchi al pianoforte
In programma: L. van Beethoven Sonata Op.13 “Patetica” R. Schumann Papillons Op. 2
 F. Chopin Scherzo n. 3 Op. 39 R. Schumann Carnaval Op. 9

Domenica 14 agosto, concerto jazz con il grande sassofonista argentino Javier Girotto e Claudio Farinone alla chitarra classica e baritono

Domenica 21 agosto concerto jazz con Fabrizio Bosso, premiato nel 2009 e 2010 come miglior trombettista jazz nel “Top jazz” , il premio della critica nazionale annualmente indetto dalla rivista “Musica Jazz”; al suo fianco suonerà il giovane e talentuoso pianista anglo-italiano Julian Oliver Mazzariello

I concerti si terranno nella Chiesa Parrocchiale di Rima con inizio alle ore 17.30 e ingresso a 10 euro. Ingresso gratuito ai minori di 16 anni.
L’organizzazione intende ringraziare sin d’ora gli sponsor che hanno aderito all’iniziativa ed in particolar modo la Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, sponsor principale.
Per qualsiasi informazione telefonare al numero 345 8095160 oppure scrivere a prolocorima@gmail.com
www.prolocorima.it

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