I nostri CD.

EVA E IL JAZZ. DISCHI AL FEMMINILE

Non è una novità che il jazz italiano si arricchisca sempre più di apporti al femminile generalmente in ruoli di leader o coleader e non sempre solo canori. Ciò avviene in rassegne come, ad esempio, la recente Women for Freedom in Jazz (con Zoe Pia e Valeria Sturba in apertura di un cartellone molto nutrito) o quella storica di Lucca Jazz Donna. La constatazione si può estendere anche al mercato discografico sul quale forniamo, a seguire, un succinto aggiornamento su alcune produzioni recenti redatto all’insegna della varietà di album sicuramente degni di segnalazione.

Chiara Pelloni, “Eve”, Caligola Records

Debutto discografico per Chiara Pelloni, con Eve, album a marchio Caligola Records, che “racconta” di una donna in un viaggio verso la Spagna le cui tappe sono costituite da otto canzoni: un’interprete di sé stessa, essendo anche “liricista” oltre che autrice musicale di brani eseguiti con Matteo Pontegavelli (tr.), Alvaro Zarzuela (tr.ne), Francesco Salmaso (sax ten.), Lorenzo Mazzochetti (p), Francesco Zaccanti (cb) e Riccardo Cocetti (dr.), formazione ben assortita che “pedina” il canto con discrezione. Ed una voce, quella della Pelloni, che lascia insinuare venature pop sul sostrato armonico costruitole attorno con un gusto che è tutto jazzistico. Ne vengon fuori pezzi eterei come “Eve” e “Rebirth”, intimi come “First Peace”, ballad intense come “Blue Colored Streets” e “Please Love Me Too”, latin moderati come “Vega” e poi “Memories of You” omonimo della song di Benny Goodman, infine l’accorata “Quello che conta”. Dunque il suo approdo biennale nei Paesi Baschi, dove si è perfezionata con Deborah Carter, non ci ha restituito souvenir di cante hondo o similia. Chiara è ripartita da lì portandosi appresso un bagaglio di “canzoni di viaggio” in cui ha saputo descrivere stati d’animo ed emozioni prima ancora che paesaggi e skilines. Just like the jazz.

Marta Giuliani, “Up on A Tightrope”, Encore Music

Sarebbe forse più opportuno tradurre “Up on A Tightrope”, titolo del primo album da leader di Marta Giuliani, come La corda tesa e non Sul filo del rasoio. La vocalist marchigiana presenta infatti nove propri brani in cui, più che la tensione, è la ricerca di equilibrio ad esser protagonista. Un po’ come Il funambolo che lei canta, su testo di Giovanni Paladini che firma anche “Il cielo dei Rojava” : “non è magia, non è pazzia / questo sogno che / sopra un filo va / alto sulle ali”. L’idea espressa è quella di un percorso graduale che compie con degli amici con cui condivide lo spirito creativo e il senso del procedere con un’incertezza che, alla prova dei fatti musicali, si fa sicurezza. Ed è quella da cui traspare l’impronta di fertile autrice di partiture, di testi poeticamente validi – a partire dall’iniziale “Fleeting Beauty” – e di arrangiamenti dalle soluzioni armoniche spesso inedite, di interprete avvezza all’improvvisazione “senza fili”, di bussola del combo formato da Nico Tangherlini al piano, Gabriele Pesaresi al contrabbasso e Andrea Elisei alla batteria, rete protettiva per Marta, trapezista della voce. Da sentire, in proposito, le elucubrazioni virtuosistiche di “Colibri’ e, in “So What if I Fall?”, i raddoppi voce-tastiera. Ma piacciono anche la sospensione aerea di “Clouds”, il solo nervoso del piano. Pregevole la traduzione in musica di “Beneath The Mask” del poeta afroamericano Paul Laurence Dunbar.

Battaglia – Arrigoni – Caputo – Di Battista, “Questo Tempo”, Da Vinci Jazz

Nei festival di poesia in genere la forma di dialogo fra musica e poesia più praticata è il reading, pronipote del settecentesco “recitativo accompagnato” laddove si declama mentre scorrono note musicali a commento della declamazione. Per contro in molte performances musicali accade che sia la musica a prevalere lasciando l’intermezzo poetico a far da corollario. L’unione paritetica fra le due arti, sperimentata ab initio dagli antichi greci, trova ancora oggi delle occasioni di sperimentazione. Ed è quanto fatto da Stefano Battaglia in seno al Laboratorio Permanente di Ricerca Musicale a Siena Jazz. Un risultato, incentrato nello specifico sul gemellaggio fra Improvvisazione e poesia, è l’album Questo Tempo, della Da Vinci Jazz, in cui quattro musicisti si cimentano davanti a una breve antologia poetica novecentesca e contemporanea di matrice femminile con l’intento di “sonorizzarla” e “vocalizzarla”. Protagonisti del lavoro, oltre al ricordato pianista, la cantante Beatrice Arrigoni, il vibrafonista Nazareno Caputo e il batterista Luca Di Battista. Un’operazione avventurosa, quella di congiungere parametri musicali e metriche versicolari ma soprattutto due tipi di ispirazione, appunto poetica e musicale, che nell’ordinarietà seguono iter autonomi. Il quadrivio improvvisativo incrocia disinvoltamente il proprio comporre istantaneo a liriche di Chandra Livia Candiani, Amelia Rosselli, Margherita Guidacci, Paola Loreto, Laura Pugno, Anna Maria Ortese dando così luogo ad una galleria di “poete” in cui, saltato il passaggio del testo scritto, le liriche si adagiano su un letto naturale di suono e canto, gioia e pathos, antico e moderno, disteso loro dalla musicista bergamasca che ha eletto e riletto Questo Tempo: che è, scrive Laura Pugno, “lana bianca che cade dalle mani / non si chiude il vestito / la sabbia nella mente ha formato la perla / e non ha luce”.

Paola Arnesano – Vince Abbracciante, “Opera!”, Dodicilune Records

L’opera lirica in formato cameristico, priva cioè di apparato scenico, sfavillio dei costumi, movenze attoriali dei cantanti, tessitura corale presuppone, da parte di interpreti e pubblico, una concentrazione mirata sulla musica “sola”, spoglia della cornice di “spettacolo totale” propria di quel tipo di messinscena. Il che, con i limiti del caso, alla fine può anche rivelarsi un’esaltante estrapolazione del momento compositivo. Dal canto loro i jazzisti che vi si confrontino senza voler sconfinare nella provocazione o ancor più nella dissacrazione, si trovano di fronte alla necessità di effettuare una scelta sul limite entro cui contenere la novità dell’arrangiamento, la libertà interpretativa e la creatività dell’improvvisazione senza incorrere nel peccato di lesa … Melodia. La vocalist Paola Arnesano e il fisarmonicista Vince Abbracciante, nell’album Opera! edito da Dodicilune Records, contemperano il rispetto dello spirito originario della partitura con il loro specifico approccio jazz. Dal corposo “songbook” operistico il duo ha prelevato musiche di Rossini Donizetti Bellini Verdi Leoncavallo Cilea Puccini, divinità dell’Olimpo melodrammatico, e seguendo le stecche di un ventaglio che va dal (pre)romanticismo al verismo alle suggestioni espressive del primo novecento, le ha riproposte con gusto personale ed accorto dosaggio delle componenti in campo. La Arnesano – musicista ferrata in latin e ben vocata per gli standards – ed Abbracciante – nomen omen se si pensa all’abbraccio multistyle della sua fisarmonica – hanno avvolto un involucro canoro/sonoro pertinente sia pure con alcune “zone franche” a mò di antiossidanti pietre filosofali che rimodellano arie immortali. Si va da un balcaneggiante “Io Son Docile” tratto dal “Barbiere”, alla rarefatta “Ecco Respiro Appena ripresa dalla “Adriana Lecouvreur”, da “O Mio Babbino Caro”, fonte “Gianni Schicchi”, reso a swing, al pathos di “Vesti la Giubba, maschera tragica di “Pagliacci”. E’ un altalenare fra i colori tenui diIeri Son Salita Tutta Sola” dalla “Butterfly” ed il volteggiare vocale su base sincopata di “Sempre Libera Degg’io” da “La Traviata” che è anche un inno alla varietà del Repertorio Lirico Nazionale e nel contempo alla sua unicità. C’è spazio per il walzer a tinte folk di “Mercè, Dilette Amiche” da “I Vespri Siciliani” ed il “Quando Men Vo” da “La Bohème” trasformato in chanson. Fra le chicche l’aria “Di Tal Amor Che Dirsi” da “Il Trovatore” in cui le volute belcantistiche si rivelano legittime antenate del vocalese e, dalla “Tosca”, le due perle “Vissi D’arte” ed “E Lucean le Stelle”. Non potevano mancare la “Norma” con “Casta Divae “Lucrezia Borgia” con “Il Segreto Per esser Felici” a completare quest’omaggio ad una nostra tradizione tuttora pulsante.

Vanessa Tagliabue Yorke, “The Princess Theatre”, Azzurra Music

The Princess Theatre di Vanessa Tagliabue Yorke (Azzurra Music) è album che vanta un legame ideale con il piccolo (meno di 300 posti) Teatro della Principessa della 39ma strada a New York, una struttura che, un paio d’anni dopo l’apertura nel 1913 e per un buon quadriennio, ospitò shows in formato “medium” a confronto dei reboanti musical di Broadway. Fu allora che, a causa della ristrettezza degli spazi, Jerome Kern fu obbligato a formulare melodie con le orchestrazioni di Frank Sadler scritte per ensembles non numerosi, forgiando così quell’innovativo e snello teatro musicale “americano” dell’epoca che si associa al team autoriale Kern, Guy Bolton, P.G. Wodehouse. Quello che la vocalist rievoca, a distanza di un secolo e passa e dopo due anni di pandemia, è il senso della spazialità ridotta, che non è angustia, e che “costringe” a pensare la musica in modo più raccolto e introspettivo. Ed è con questi occhiali che va interpretata la tracklist in cui accanto a brani di Strayhorn (“A flower is a Lovesome Thing”), Carmichael (“Stardust”), Green (“I Cover The Waterfront”), Kern (“The Way To Look Tonight”), Kitchings-Herzog jr (“Some Other Springs”), la Tagliabue “liricizza” Strayhorn (“Ballad for Very Tired and Very Sad Lotus Eaters”) o “musicalizza” Yeats (“Aedh Wishes for the Cloths of Heaven”). Va da sé che il disco non è costruito in laboratorio ma è il live del concerto tenutosi a Malcesine (VR) lo scorso 19 dicembre 2021 in cui figura al piano l’esperto Paolo Birro, peraltro coautore di “Leon”, con gli interventi della tromba di Fabrizio Bosso in “I’ve Stolen” e “Dream” e nel citato pezzo ripreso da Yeats dove il trombettista figura come coautore. Non c’è di che scegliere fra la Tagliabue autrice di “Ever” o “Don’t Leave Me” con la jazzista che completa il quadro armonico, elegante e forbito, di un pianista del livello di Birro. Tutto è al suo posto, quello ottimale per la dimensione del Princess Theatre in quel 1915-18, al riparo dai lontani venti di guerra che ancora oggi come allora soffiano e che la buona musica riesce a placare.

Sonia Spinello – Roberto Olzer, “Silence”, Abeat

L’assenza di suono, come dimostrato da John Cage, non esiste. E neanche la pausa musicale, di per sé, è sinonimo di vuoto totale. Per questo un album che si denomini Silence, come quello della vocalist Sonia Spinello e del pianista Roberto Olzer editato da Abeat, prefigura comunque delle note o comunque delle vibrazioni che giungono al “pianoforte segreto” del nostro orecchio. E non è luogo di afasie nientificazioni o rumori ma vi fluiscono semmai consonanze sussurrate, accennate, sviluppate, interagite con il violino di Eloisa Manera e il violoncello di Daniela Savoldi oltre al soprano di Massimo Valentini in “Consequences” ed al bansuri di Andrea Zaninetti in “Tell Me”. Questo lavoro, che nasce sulla scia dei cd Abeat “Steppin’ Out” e “Wonderland”, premiato in Giappone nel 2017 come miglior album vocale dalla rivista “Critique Magazine”, nel collocarsi fra le fenditure di world music, ambient jazz e classico-moderna, regala delle occasioni di “copertura” armonica del silenzio mantenendone l’aura sullo sfondo. A voler sceverare fra la dozzina di brani del compact non si può non sottolineare la bellezza di “Softly”, i colori intimi di “Silence”, la poeticità di “Attimi”, ma è tutto il mondo sonoro evocato dai musicisti a far da contrappunto al silenzio per il sound unico di questo disco candidato, ancora una volta, a proiettarsi sul proscenio internazionale.

Barbara Casini, “Hermanos”, Encore Music

Gli Hermanos della cantante Barbara Casini, nell’album edito da Encore, sono il sassofonista Javier Girotto, il chitarrista Roberto Taufic e il pianista Seby Burgio. Fior di musicisti che partecipano all’esecuzione, oltre che con il proprio strumento, con interventi mirati come la quena di Girotto in “Hurry” dell’uruguagio Fattoruso e in “Tonada de Luna Llena” del venezuelano Simòn Diaz, la voce di Taufic in “Pasarero” di Carlos Aguirre, di Rosario, e in “Maria Landò” di Granda e Calvo in cui si sentono le claps di Burgio. Ma gli Hermanos di una Casini in gran spolvero di latin imbevuto da sempre nelle corde vocali li vediamo anche nella figura stratosferica del brasiliano Milton Nascimento che ha scritto “Milagre dos Peixes” con Fernando Brant e che il 4et interpreta mirabilmente in chiusura al disco. Una “squadra” di fuoriclasse con Taufic, nato in Honduras ma cresciuto in Brasile, l’italo-argentino Girotto e il siciliano Burgio che si affianca alla musicista fiorentina con in spalla il background di retaggi conoscenze e abilità, con intatto il proprio schietto versante jazz, ed un repertorio ricercato, vedansi “La Puerta” del messicano Luis Demetrio, “Candombe de la Azotea” e “La Maza” del grande Silvio Rodriguez. Non manca il “suo” Toninho Horta con “Viver de Amor” (cofirmata Bastos) e “Zamba de Carnaval” dell’argentino Cuchi Leguizamòn. Autori che configurano un orizzonte su cui la Casini impregna linee melodiche che tratteggiano il continente centrosudamericano senza cesura fra mpb e spanish tinge.

Juan Esteban Cuacci – Mariel Martinez y La Maquina del Tango, “Aca Lejos”, Caligola Records

Che tango ci sarà dopo il … tango? La domanda è abbastanza scontata quando è riferita a generi musicali circoscritti che potrebbero avere espresso il meglio di sé e toccato il “picco” artistico con maestri come Piazzolla per il tango. Eppure, parlando sempre di tango, se lo si slega dal contesto storico in cui si è sviluppato e lo si vede come una sorta di archetipo, allora ci si renderà conto che sono tuttora possibili operazioni che non siano di mera facciata ma che abbiano un carattere rigenerante. Dalla rivoluzione del nuevo tango alla evoluzione del tango contemporaneo: prendiamo Aca Lejos, album del pianista Juan Esteban Cuacci e della vocalist Mariel Martinez y La Maquina del Tango prodotto in Italia da Caligola Records. Intanto il repertorio registra classici tangueri di Gardel, V. Esposito, Troilo, S. Piana  etc. accanto a composizioni dello stesso Cuacci, motore della “macchina” che procede su binari (i tempi, ovviamente). A riprova della possibile convivenza e coesistenza del nuovo e delle rispettive radici. C’è poi la formazione con prevalenza femminile figurandovi la violista Silvina Alvarez e la contrabbassista Laura Asènsio Lopez unitamente al batterista Lauren Stradmann. Ancora, il climax. Pare molto più attenuato e dolce quel nostalgico “pensiero triste che si balla” grazie al canto della Martinez, virtualmente proiettato in avanti verso spazi sonori dischiusi, come un gaucho che scopre praterie prima sconosciute. Difficile, fra i tredici brani, stabilire un ordine di preferenze. E c’è dell’altro, sentiamo il lavoro vicino, “nostro” non solo per la radice di nomi che ricorrono – R. Calvo, L. Nebbia, A. Le Pera, J.M. Contursi – ma soprattutto per le forti tracce di melos sia pure corroborato da dna (poli)ritmico africano e da una persistente componente autoctona.

Amedeo Furfaro

Musica e storia sull’isola di Ventotene: torna il festival “Rumori nell’Isola” – 18a edizione

Dal 5 al 7 settembre torna sull’isola di Ventotene (arcipelago Pontino) l’appuntamento con il festival di musica jazz “Rumori nell’Isola”. Giunto ormai alla sua 18esima edizione l’evento si conferma come la manifestazione di riferimento all’interno delle attività culturali dell’isola per quanto riguarda la musica e il jazz in particolare.
Durante la kermesse musicale si svolgerà il consueto “Seminario Internazionale Federalista” organizzato dall’istituto di Studi Federalisti “Altiero Spinelli” che ogni anno porta sull’isola giovani provenienti da tutto il mondo per approfondire e rilanciare le tematiche che caratterizzarono la vita politica e culturale di Altiero Spinelli, il grande sostenitore di una comunità europea sopranazionale. Il messaggio universale della musica, veicolo di integrazione e solidarietà tra i popoli continua ad essere il contributo del festival al processo di integrazione europea.

In questa 18esima edizione, un fil rouge dedicato a giovani cantanti e cantautori che, a partire da una comune formazione jazzistica, hanno creato uno stile personale dando vita a progetti discografici di rilievo. Molti di questi artisti sono già conosciuti al pubblico di Ventotene, essendo stati protagonisti delle residenze artistiche offerte da Rumori nell’Isola all’Ensemble Vocale Burnogualà diretto da Maria Pia De Vito e, nel 2016, di una suggestiva performance in acqua divenuta un video virale sui social. Il Burnoguala’ tornerà a tenere nella forma dello small ensemble con 11 componenti, il concerto corale al faro e coadiuverà le due Masterclass in programma al festival: quella di Maria Pia De Vito “Voce, corpo e improvvisazione” e quella del chitarrista Roberto Taufic “La chitarra tra il Brasile, il jazz e la world Music”. Ai partecipanti delle Masterclass, anche l’opportunità di seguire un seminario di Autopromozione tenuto dall’ufficio stampa Fiorenza Gherardi De Candei (per informazioni: infomasterclassventotene@gmail.com).

Il programma nel dettaglio.
La prima serata giovedì 5 settembre si aprirà come sempre con un breve momento dedicato alle memorie e ai ricordi dei due luoghi di esilio: Ventotene e S. Stefano collegate dalle vicende storiche che hanno caratterizzato la storia italiana. Musica e storia invaderanno l’isola con la lettura di una testimonianza tra le tante pervenuteci dai detenuti politici che vi hanno soggiornato sin dalla fine del ‘700.
A seguire, dalle ore 22, i tre concerti di altrettante cantanti e compositrici: Eleonora Bianchini, Laura Lala e Oona Rea.
Bianchini e Lala, che hanno al loro attivo già altre incisioni discografiche, presentano i loro rispettivi progetti cantautorali di grande grazia musicale e profonda sensibilità nei testi, “Surya” e “Coraggio”; hanno già debuttato insieme all’Auditorium Parco della Musica con un concerto speciale dal titolo “La musica che unisce”, specchio di un pensare comunitario che in questo momento storico è quanto mai prezioso. Il terzo live vede protagonista Oona Rea con il suo album “First name Oona” (ed. Jando Music): un notevole progetto multiforme in cui è autrice di testi originali e poetici.
Le tre artiste saranno accompagnate da musicisti di consolidata fama nazionale: il pianista Seby Burgio, il chitarrista Luigi Masciari, il bassista Marco Siniscalco e il batterista Alessandro Marzi.

La seconda serata di venerdì 6 settembre alle 22 sarà aperta dalla cantante e compositrice Valentina Rossi, che presenterà brani del suo disco “Recuerdo” (edito da AlfaMusic e realizzato insieme alla fisarmonicista Valentina Cesarini), dedicato ad una rilettura del tango tra passato e futuro. Dopo di lei, saliranno sul palco Vittoria D’Angelo e Giuseppe Creazzo con il progetto “Sikè”, basato un repertorio che attinge dai canti e “cunti” siciliani e brani originali per una rilettura della tradizione.
Entrambi saranno accompagnati dal grande Roberto Taufic, illustre chitarrista brasiliano che proseguirà il concerto in solo: un’esperienza musicale di grande intensità, virtuosismo e lirismo.

La giornata conclusiva di sabato 7 giugno si apre già alle ore 12 presso la località Il Faro con una performance collettiva di Maria Pia De Vito con il Burnogualà Small Ensemble e gli allievi delle Masterclass accompagnati da Roberto Taufic.
I concerti serali si avvieranno come di consueto alle 22: in apertura Elena Paparusso con brani dal suo “Inner Nature” (ed. LhoboMusic Jazz), disco premiato in cui si mette alla prova sia come compositrice che in riletture di brani di Björk ed autori contemporanei. A seguire Marta Colombo, voce solista dell’Orchestra Operaia e del progetto “Gioca Jazz”, che presenterà il suo “MUd Pie”, progetto presentato con successo quest’anno al Festival Jazz On the Road di Brescia, in cui declina il suo amore per il blues e per le matrici africane del jazz.
Entrambe saranno accompagnate da musicisti pluripremiati ed affermati sulla scena jazzistica nazionale: Enrico Zanisi, Jacopo Ferrazza e Alessandro Marzi.
Il concerto conclusivo vede sul palco Maria Pia De Vito per un live che ripercorre diverse tappe della sua carriera, dedicato ad una ricercata rilettura di autori come Joni Mitchell, Ivano Fossati e di jazz standards, accompagnata dagli stessi musicisti.
Cantante e compositrice dal percorso artistico volto alla ricerca e alla sperimentazione, Maria Pia De Vito è particolarmente legata all’Isola di Ventotene e alla sua vita culturale; la sua carriera è densa di importanti riconoscimenti e collaborazioni internazionali di prestigio; da anni è in testa alle classifiche del Jazzit Award tra le cantanti italiane; attualmente è direttore artistico del festival Bergamo Jazz.

Il festival è realizzato grazie al patrocinio del comune di Ventotene e al contributo degli operatori turistici locali.
Tutti i concerti sono a ingresso gratuito.

CONTATTI
Info e prenotazioni Masterclass: infomasterclassventotene@gmail.com
Infoline festival: 334.7515066 – 340.4830087
Ufficio stampa festival: Fiorenza Gherardi De Candei tel. 3281743236 info@fiorenzagherardi.com

Gilson Silveira in concerto al TrentinoInJazz

TRENTINOINJAZZ 2018
e
Valli del Noce Jazz
presentano:

Mercoledì 18 luglio 2018
ore 21:00
Piazza Padre Eusebio Chini
Segno (TN)

In caso di pioggia: Museo Padre Kino

GILSON SILVEIRA TRIO

ingresso gratuito

Proseguono gli appuntamenti dal vivo del TrentinoInJazz 2018 nelle Valli del Noce, stavolta con un focus – in verità mai assente nella lunga storia della programmazione del festival – sulla musica brasiliana, con un autentico asso: Gilson Silveira! A Segno (TN) si presenta in trio con il pianista Sergio Di Gennaro e il bassista Eddy Gaulein-Stef. Ad eccezione di qualche brano di Hermeto Pascoal, Thelonious Monk e Roberto Taufic, il trio propone composizione proprie che, per senso di appartenenza culturale, uniscono il linguaggio ritmico e melodico del Brasile alle cadenze armoniche e alla libertà di improvvisazione del jazz, un arrangiamento a sei mani consapevole che un concerto non è mai uguale al precedente.

Percussionista di Ipoema, nello stato del Minas Gerais, Gilson Silveira si è stabilito da molti anni in Italia, ha collaborato con moltissimi artisti italiani e star internazionali del calibro di Anna Torroja e Miguel Bosé, ha all’attivo anche collaborazioni con Chico Buarque di Hollanda e José Neto, con cantanti come Titane, Maurizio Tizumba, Marcos Buzana e tanti altri. In Europa ha lavorato fra gli altri con Marcella Bella, Franco Mussida, Tullio De Piscopo, Dom Um Romao, Giobbe Covatta, Flavio Boltro, Sergio Caputo, José Feliciano, Laura Fedele, Pitura Freska, Linea C, Mau Mau, Massimo Colombo.

Prossimo appuntamento con il TrentinoInJazz 2018 giovedì 19 luglio: Fabio Rossato a Sanzeno (TN), Leburn Maddox a Moena (TN).

Gabriele Mirabassi e Roberto Taufic al TrentinoInJazz 2018

TRENTINOINJAZZ 2018
e
Lagarina Jazz
presentano:

Venerdì 22 giugno 2018
Dalle 18.00 alle 21.00
Ristorante Spaghetteria Amicizia
Via Mazzola, 1
Pilcante – Ala (TN)

Aperitivo in Jazz con:

OPUS ONE TRIO

ore 21.30
Palazzo de’ Pizzini
Via Santa Caterina 2
Ala (TN)

Um Brasil Diferente con:

GABRIELE MIRABASSI & ROBERTO TAUFIC

ingresso 10 euro

Venerdì 22 giugno TrentinoInJazz 2018 parte in quarta con uno degli appuntamenti più attesi della stagione, all’interno del Lagarina Jazz, storica sezione del festival curata dal giornalista Giuseppe Segala. In apertura un bell’aperitivo in jazz in collaborazione con SuonaMangiaBevi (a cura della Scuola Musicale dei Quattro Vicariati OperaPrima) con gli Opus One Trio, ovvero Matteo Turella (chitarra elettrica), Michele Bazzanella (basso elettrico) e Bruno Miorandi (batteria). Turella, alla pubblicazione del suo primo Cd Headache fu salutato dalla rivista Musica Jazz come “un chitarrista di vaglia, da includere tra i nostri migliori”. Nel suo stile, che si alimenta schiettamente alla fonte più autentica del blues, si riscontra un’attenzione a tutta la storia della chitarra moderna nel jazz, da Charlie Christian a Jim Hall e John Scofield. Bazzanella ha avuto modo di farsi apprezzare a Lagarina Jazz in occasione dei concerti con il Quintetto di Mirko Pedrotti, con il trombonista Gianluca Petrella. Miorandi è molto attivo in varie formazioni, tra cui la New Project Orchestra, il quartetto Four on the Floor, il Blue Note Quintet.

Si passa al Palazzo de’ Pizzini per Gabriele Mirabassi e Roberto Taufic, due musicisti che il pubblico di Lagarina Jazz conosce molto bene. Mirabassi era al festival nel 2013 con Peo Alfonsi, nel 2017 Taufic era con Barbara Casini: ora troviamo al fianco del clarinettista umbro la chitarra versatile e brillante di Taufic, da lungo tempo compagno nelle sue avventure. Sottotraccia scorre sempre il Brasile: “Um Brasil Diferente”, come sottolinea il titolo del Cd pubblicato dal duo nel 2014. Brasile fonte di ispirazione fertilissima da tanti anni per Mirabassi, e terra di adozione per Taufic, che fin da piccolo visse in quel Paese prima di trasferirsi in Italia, assorbendo la molteplice stratificazione culturale che si riflette nella musica e la alimenta. La ricchezza della musica brasiliana è stata scandagliata in profondità dai due, che si tengono lontani da certo esotismo carioca, incontrando i grandi compositori e le musiche popolari, spaziando nel tempo e nei luoghi geografici tra la canzone e i brani strumentali, interpretando una forma basilare come lo Choro, con la consapevolezza delle molte analogie che lo rendono parente sudamericano del blues.

Piacenza Jazz Fest 2018: XV Edizione dal 17/02 al 25/03

Sarà un traguardo importante quello del prossimo Piacenza Jazz Fest che si accinge a spegnere quindici candeline. Tante infatti sono le edizioni della manifestazione che ormai ha abituato la città di Piacenza e alcuni comuni limitrofi ad essere per un mese e mezzo il centro di molteplici iniziative di grande qualità e portata artistica, nonché un evento culturale a tutto tondo. Ad affiancare il cartellone principale, composto dai più grandi nomi del panorama musicale nazionale e internazionale, viene confermata la costellazione di tutti gli eventi cosiddetti collaterali, che formano ormai l’identità profonda di questo festival e che si vanno a intrecciare ogni anno più profondamente col tessuto sociale del territorio, dove si inseriscono, arricchendolo e vivacizzandolo. Il festival conferma la sua formula, che è stata e ancora è uno dei punti forti del successo, e presenta musica per oltre un mese, a volte con più appuntamenti in una stessa giornata, nei luoghi più belli e suggestivi della città di Piacenza e con alcune trasferte nei comuni che hanno aderito al progetto e alla visione dell’organizzazione.

La manifestazione, ideata e organizzata dall’Associazione culturale Piacenza Jazz Club che si fregia del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il sesto anno consecutivo, è diretta artisticamente da Gianni Azzali, presidente del Piacenza Jazz Club e si avvale del determinante sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, con il supporto della Regione Emilia-Romagna e dei Comuni di Fiorenzuola d’Arda e di Salsomaggiore Terme, oltre al supporto di alcune realtà istituzionali e imprenditoriali del territorio. Tante e preziose le collaborazioni con associazioni o enti che hanno aderito così alle finalità e agli obiettivi della manifestazione, abbracciandone gli intenti, come il Teatro Sociale di Stradella, in provincia di Pavia (grazie alla collaborazione con l’associazione “Tetracordo” di Livio Bollani.), il Comune di Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma, compagnie teatrali locali: le Stagnotte con uno spettacolo a favore dell’AISM dal titolo “Storyville” e TraAttori per “Scuola e Jazz”, co-produzioni con Fondazione Teatri di Piacenza e con l’associazione Jazz Network – Crossroads, il consolidamento del rapporto con le più importanti realtà locali: la Galleria Ricci Oddi, il Conservatorio “Nicolini”, la Galleria Alberoni, il centro commerciale “Gotico”, l’associazione “Il Pellicano Onlus” e l’AUSL, la casa residenza anziani “Vittorio Emanuele”, i Licei “Gioia” e “Respighi” e la Casa Circondariale delle Novate.

IL CARTELLONE PRINCIPALE

Il cartellone principale si caratterizza per l’elevata qualità artistica e l’originalità delle sue proposte e riunisce nomi di primo piano della scena internazionale.

Sono ospiti di questa edizione alcune delle figure più rappresentative, delle vere e proprie pietre miliari in campo musicale che hanno reso grande il Jazz, portandolo alla sua forma attuale. Stiamo parlando di artisti della caratura di Michel Portal insieme al suo storico trio con l’aggiunta speciale di Louis Sclavis, al Salone degli Arazzi il 17 marzo; della grande figura storica, icona del Cool Jazz, il mitico Lee Konitz, che si esibirà il 20 marzo al Milestone; da New York sono in arrivo poi i due fuoriclasse Dave Douglas e Uri Caine che presenteranno al Conservatorio Nicolini il 3 marzo il loro nuovo progetto: “Presents Joys”. Sempre al Nicolini il 13 marzo una stella nascente: il pianista albanese, naturalizzato statunitense Vijay Iyer in piano solo, una vera chicca all’interno del nutrito cartellone 2018. Un’altra stella direttamente dagli Stati Uniti è Nnenna Freelon, una cantante, compositrice, produttrice, arrangiatrice dalla voce di velluto che regalerà un concerto incantevole il 10 marzo in quel gioiello che è il Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda (PC).

Anche il Jazz italiano è molto ben rappresentato, grazie alla presenza di tanti grandi, tra cui spicca il trombonista Mauro Ottolini. Sarà proprio lui, in veste anche di direttore alla testa di un’intera orchestra ritmico-sinfonica, a dare il via a questa edizione con un omaggio imperdibile a Luigi Tenco con l’ausilio delle voci di Karima e Vanessa Tagliabue Yorke, allo Spazio Rotative la sera del 17 febbraio.

Presente poi una rappresentanza di quei musicisti che hanno l’Italia nel cuore o che dell’Italia hanno fatto la loro seconda patria. Primo tra tutti un personaggio molto amato come Toquinho che troverà spazio il 23 marzo nel teatro più bello di Piacenza, il Municipale, per un concerto di quelli da incorniciare nell’album dei ricordi. Gli altri due sono un grande amico del festival come Javier Girotto che al Palazzo dei Congressi di Salsomaggiore Terme il 3 marzo presenterà un progetto legato alle musiche della sua terra di origine insieme a un altro musicista, il giovane e valente bandoneonista Pablo Corradini, con cui condivide alcune note biografiche, dato che entrambi sono argentini di nascita che hanno messo però radici in Italia.

Chiudiamo questa sfilata di grandi artisti con tre musicisti che, in omaggio a una delle caratteristiche peculiari della musica di fare da collante al di là delle differenze, hanno deciso di unire le loro forze per fare di tre mondi una realtà del tutto nuova: vi riescono brillantemente l’italiano Fausto Beccalossi, il brasiliano Roberto Taufic e l’argentino Carlos “el tero” Buschini che presenteranno il progetto “Tres Mundos” il 15 marzo nel Teatro Sociale di Stradella (PV), grazie alla collaborazione con “Tetracordo”.

Un cast di alto livello come si diceva, per festeggiare nel migliore dei modi i quindici anni del festival.

Allo Spazio Rotative poi si chiuderà il programma domenica 25 marzo alle ore 18.00 con ingresso libero con il classico Galà di premiazione dei vincitori dell’edizione 2018 del concorso “Bettinardi”. Prima della proclamazione delle classifiche saliranno sul palco ad esibirsi i primi due classificati di ogni sezione in cui si divide il concorso: solisti, gruppi e cantanti. Al termine della serata, non potrà mancare il tradizionale brindisi con vini e salumi piacentini per salutare il festival e dare appuntamento all’estate con Summertime in Jazz, la rassegna itinerante che si snoda lungo le più belle e suggestive vallate della nostra provincia.

L’ALTRO FESTIVAL

Com’è ormai piacevole consuetudine, durante il periodo del festival la musica si diffonderà in tutta la città. Tornerà “Piacenza Suona Jazz!” e le sue numerose esibizioni live in contesti informali e conviviali, ambientate in luoghi alternativi ai teatri quali locali e club, distribuiti sia in centro che fuori città.

Torna a grande richiesta la rassegna “Il Jazz al Centro – Aperitivo Swing”, in stretta collaborazione con la Direzione del Centro Gotico che vedrà quest’anno esibirsi, sempre dalle ore 17.45, tre formazioni davvero ragguardevoli.

Tornano a grande richiesta le “Incursioni Jazz” che allieteranno a suon di Swing alcuni luoghi a sorpresa, come esercizi commerciali o uffici del centro storico e della periferia, concedendo una breve, ma godibilissima pausa dalle attività da cui ciascuno è preso nel corso della giornata.

Sarà sempre una marchin’ band che accompagnerà a scuola swingando i bambini di alcune scuole primarie attraverso i pedibus musicali.

Piacenza Jazz Fest per il sociale significa: Donatori di musica in Ospedale e nelle case protette e concerto nella casa circondariale delle Novate.

Alla Galleria Ricci Oddi, l’appuntamento di quest’anno sarà “Improvvisazione tra le Opere” (sabato 24 febbraio ore 18.00) che vedrà dialogare alcuni dei quadri di questo autentico gioiello piacentino con la musica del trio di Luciano Biondini, composto oltre che dalla sua fisarmonica anche da una chitarra classica e da un basso acustico.

E poi ancora presentazioni di libri, workshop musicali, conferenze, masterclass, una giornata di studi dedicata al rapporto tra il Jazz e il Cinema, Jazz Brunch.

I nostri CD.

Sergio Cammariere, – “Io” – Jando Music/ Parco della Musica.
Sergio Cammariere, da Crotone, città di Pitagora, da buon pitagorico è portatore di una scuola di pensiero (musicale) alquanto eclettica che coinvolge diversi ambiti: cantautorato nazionale e chansonniers, musica latina ed etno/mediterranea, jazz, di cui trasuda anche il suo pianismo caldo e duttile. Il centro della sua “dottrina” non è tanto il numero, né i teoremi, bensì l’Armonia intesa come manifestazione spirituale dell’individuo attraverso la Musica. “Io”, settimo album a sua firma, prodotto da JandoMusic e Parco della Musica, con la Grandeangelo, è la giusta occasione per fare il punto sulla sua esperienza artistica descrivendone la saudade intensa, qua e là velata di ironia, e con essa la relativa pratica musicale, nei diversi brani in track list. Un “Io” Armonico intimo eppure da palcoscenico, quello che si rivela, anche grazie ai testi di Roberto Kunstler. Per un romantico come lui che duetta disinvoltamente con Chiara Civello in ‘Io con te o senza te’ e con Gino Paoli, una generazione in più, in ‘Cyrano’. Sono una sorta di anamnesi, in note e canto, la ritmica ‘Tempo perduto’ e la suggestiva ‘Via da questo mare’: “il tempo vola (…) e mi fermo indietro a ricordare / che ho voglia di andar via da questo mare”. Non mancano i live della famosa ‘Tutto quello che un uomo’ (terzo posto a Sanremo nel 2003 oltre che Premio della Critica e quale Migliore Composizione Musicale) e dell’altro gettonato hit ‘L’amore non si spiega’. Ecco ancora nel disco affiorare contaminazioni in ‘Dalla pace del mare lontano’ mentre lo sguardo in avanti, rivolto al futuro, sta soprattutto negli inediti ‘Chi sei’, ‘Ti penserò’, ‘La giusta cosa, ‘Sila’. E c’è quel ‘Cantautore piccolino’ che ha dato il nome al suo primo album-raccolta uscito quasi dieci anni fa, nel 2008. Prova che “Io” non sta per Ego, e che la semplicità ed umanità di Cammariere restano una dote grande quanto una musicalità, la sua, che sull’equilibrato senso poetico, unito alla sintesi di più fonti ispirative, basa la forte Id/entitá della propria musica. Lo affiancano, in queste registrazioni effettuate fra Casa del Jazz e Auditorium Parco della Musica di Roma, Fabrizio Bosso, Luca Bulgarelli, Amedeo Ariano, Bruno Marcozzi, Roberto Taufic, Paulo La Rosa, Ousmani Diaz, Marcello Surace, Francesco Puglisi oltre a Paolo Silvestri per gli arrangiamenti orchestrali e dei fiati.

Mike Zonno – “Fado encontra jazz” – Musicartepoesia
Sugli incontri tra jazz e forme musicali latine esiste un’ampia letteratura. Alla popolazione di origine francese della Louisiana va ascritta la musica cajun, con influenze blues. La brasiliana bossa nova opera sin dagli anni ’50 una trasfusione di propri cromosomi nel repertorio degli standard jazzistici. Guardando allo spanish tinge è notorio il legame fra flamenco e jazz, reso più stretto dalla comune propensione ad improvvisare. E come tacere del prolifico incrocio fra tango (con strati di melodia italica) e jazz, che potrebbe esser simboleggiato dallo storico summit Piazzolla-Mulligan? Anche i portoghesi esprimono in note il loro soul con tanto di saudade. Possibile incipit discografico: un album del 1990, ‘Dialogues’, edito da Antilles, in cui il contrabbassista statunitense Charlie Haden e il chitarrista portoghese Carlos Paredes si confrontano per occasionare una combine fra fado e approccio jazz. Prima di allora brani come ‘Coimbra’ (Avril in Portugal) o ‘Lisbon Antigua’, che son poi le due città fadiste per eccellenza, avevano tenuto vivo il mito Portugal nell’immaginario musicale collettivo, riprese da swingers e singers. Su tale solco ecco ora un interessante album di musicisti pugliesi, dunque provenienti dalla terra della famiglia Piazzolla, che si cimentano col fado … jazzisticamente trattato. Intendiamoci. Artisti come i Madredeus o Dulce Pontes peregrinano fra i festival jazz esportando la propria musica in the world.
Ma il risultato è di norma diverso se sono dei jazzisti a reinterpretare. Nel cd “Fado Encontra Jazz”, intanto, sembrano accorciate, saltando l’Atlantico, alcune distanze fra Portogallo e Brasile, grazie alle comuni radici linguistiche. Si ascolti in proposito il samba ‘Barco negro’ di Piratini e Ferreira. La “migrazione” del samba oltreatlantico (e ritmi carioca) ha avvicinato i due emisferi. Ovviamente il fado conserva la sua struttura e il testo, ove presente, ne tradisce, e conferma, la natura intimamente poetica. Qui il canto di Lisa Manosperti, coraçâo da Amalia Rodriguez, rende il senso della malinconia quasi bahiana del fado, con quell’alone di fato incombente che ne è tratto tipico (‘Fado português’, ma soprattutto ‘Canção do mar’, dove Michele Carabba lascia il soprano e fa il verso a Gato Barbieri). In una formazione la cui ritmica si avvale del contrabbasso di Mike Zonno e della batteria di Gianlivio Liberti, c’è da segnalare, fra i 13 brani, ‘O infante’ di Pessoa e della Pontes, transmutata in una ballad che il pianoforte di Vito Di Modugno armonizza. Cosí come, dopo il frizzante ‘Ferreiro’, la ‘Canção Verdes Anos’ di Carlos Paredes, che va a completare il campionario di hits resi celebri da Ferrao, Bevinda, Vitorino, Trindade. “Canti di portoghesi – recita Pessoa – Sono come barche nel mare/ Vanno da un’anima all’altra/ Col rischio di naufragare”.