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Murakami Haruki, Wada Makoto – “Ritratti in jazz” – Einaudi – pgg. 240 – euro 19,50

Di  natura completamente diverso questo terzo libro made in Japan. Gli autori sono, infatti, uno scrittore (Haruki) e un pittore (Makoto) figli del Sol Levante.

Murakami Haruki è personaggio ben noto sia nel mondo della letteratura sia in quello del jazz; in Italia sono molto apprezzati i suoi quattro romanzi “Norwegian Wood”, “L’arte di correre”, “Kafka sulla spiaggia”, “1Q84” (tutti pubblicati da Einaudi), così come è risaputa la sua passione per il jazz, su cui spesso imbastisce interi libri come “A sud del confine a ovest del sole”, in parte autobiografico, partendo da una canzone, “South of the border”, che egli credeva fosse stata incisa da Nat King Cole, per scoprire successivamente che Nat mai aveva registrato il pezzo in oggetto (confessione contenuta in “Ritratti in jazz”).

Prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, Marukami ha gestito per lungo tempo un jazz club e sicuramente questo tipo di esperienza è ben presente nella compilazione del libro.

Chi si aspetta giudizi critici “assoluti” , pareri estremamente tecnici o storicamente assai approfonditi rimarrà deluso. L’obiettivo del volume è tutt’altro, molto più intimista e proprio per questo coinvolgente.

Grazie all’arte di “saper scrivere” l’Autore intende comunicare solo le sue più recondite emozioni che gli derivano dall’ascolto di questa musica, la sua passione per il jazz, senza alcuna pretesa di svelare chissà quale recondita verità. Di qui una prosa asciutta, essenziale, calda che va immediatamente al cuore di ciò che si vuol dire.

Attenzione: tutto ciò non significa però che manchino informazioni e curiosità; proprio perché Murakami è stato a lungo a diretto contatto con il mondo del jazz, nel libro troviamo tutta una serie di aneddoti e curiosità di cui la maggior parte di  noi non era a conoscenza.

La chiave scelta dall’autore per raggiungere i suoi obiettivi è allo stesso tempo semplice ma efficace: scegliere 55 musicisti cui dedicare altrettante schede, impreziosite dai ritratti di Wada Makoto, e in quest’ambito raccontare qualcosa del jazzista commentando un suo disco storico. Evidentemente, come in qualsivoglia operazione che implichi scelte precise, i criteri sono del tutto soggettivi e quindi non necessariamente condivisibili. Così, ad esempio, troverà molti critici il non aver considerato Keith Jarrett e John Coltrane mentre Art Pepper, Frank Sinatra e Gil Evans sono stati aggiunti solo in occasione della pubblicazione in formato tascabile.

Dal canto suo Wada Makoto spiega che i soggetti li ha scelti secondo il suo “gusto” ovvero “che una persona mi piacesse per come suonava (o cantava); che la trovassi interessante da disegnare”.

Insomma un volume all’insegna della soggettività ma di grande interesse per il popolo del jazz.

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