Tempo di lettura stimato: 3 minuti

Mozart

A 27 anni Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) decide di dedicare sei quartetti per archi a Franz Joseph Haydn (1732-1891). Non un destinatario qualsiasi ma “il” destinatario, un uomo per il quale la qualifica di genio, per una volta, non suona sospetta.

Per cominciare ricordo che il quartetto d’archi, organismo paradigmatico, espressione privilegiata del Classicismo, Haydn lo ha se non proprio inventato, quantomeno reinventato.
Franz Joseph Haydn è il padre del quartetto moderno, prima di lui mero genere d’intrattenimento e ora il territorio più elevato dell’invenzione musicale. Per mezzo di questa costruzione sonora ideale la purificazione del linguaggio può rivelare l’anima di un compositore, “il vero oro” di cui scrisse Leonardo Da Vinci.
Dopo Haydn sarà obbligatorio scrivere un quartetto per ogni autore che voglia tirare a cimento la propria immaginazione e la propria tecnica.

Le innovazioni sono molte. Il quartetto diventa ricreazione scientifica, musica che riflette su se stessa, al quadrato, non contenutistica. Grande importanza assume il motivo iniziale, che diviene principio costruttivo, e le proporzioni che devono esprimere un’idea classica di bellezza, libera da alcun modello.

Mozart nel 1783 si dedicò a questi lavori sua sponte, senza una specifica commissione e per il puro piacere di comporre. Segno, tra il resto, di una raggiunta stabilità economica, condizione che il nostro purtroppo raggiunse e perse non saprei quante volte nella sua troppo breve vita.
Essi rappresentarono, come egli stesso ebbe a scrivere in diverse lettere, un impegno gravoso. Premiato.
La bellezza celestiale di questa musica fa tutt’uno con la modernità e la complessità della costruzione. Miracolosa è la naturalezza con la quale la sovrastruttura compositiva viene sublimata, evapori, diventi pura commozione.
Impossibile infatti cercare di ascoltare queste opere concentrandosi soltanto sulla forma. Ogni volta la bellezza, il dialogo intelligente tra gli strumenti, l’incanto delle armonie non potranno che prendere il sopravvento e distrarre la nostra intelligenza.

In questa recente pubblicazione di Harmonia Mundi France uno dei più celebri quartetti europei, il catalano Cuarteto Calsals, propone tre di questi sei capolavori, il K428, il K 465 e il quartetto detto delle “Dissonanze”, K 387. Il nome di quest’ultimo deriva dall’introduzione lenta posta in apertura, fatto già di per sé insolito, nella quale Mozart compie acrobazie armoniche conturbanti: di qui l’accusa, che gli fu rivolta all’epoca, di elitarismo.

Il Cuarteto Casals è una compagine eccellente, di grande virtuosismo. I due violini, talvolta, si alternano nei ruoli di primo e secondo. Lo stile sembra moderatamente orientato, specie per il suono, verso l’orbita filologica, ma senza quegli ottusangoli estremismi che di tanto in tanto caratterizzano le interpretazioni ‘fedeli’.

Io personalmente, e con le dovute eccezioni, non mi sento vicino al mondo delle interpretazioni filologiche, degli strumenti d’epoca, allorché tale koinè tradisca una tendenza al bigottismo e all’intransigenza, ciò che che mi turba specie considerando che, a parte la qualità, quasi tutto in arte è opinabile, si tratta per lo più di filosofie.
Aggiungerei che, in musica e non solo in letteratura, ciò che più interessa è quel ‘realismo psicologico’ di tolstojana memoria che prescinde dalle tendenze del tempo e fa appello al soggettivismo dell’esecutore. Ma sto divagando.

L’interpretazione di questo quartetto, dicevo, mi è piaciuta molto. Suonano benissimo, adottano tempi appropriati e non troppo rapidi (Mozart raramente li sopporta) e dimostrano un notevole senso dei colori, unito ad una precisione ammirevole.

Dire quale di questi quartetti sia più bello sarebbe come scegliere tra ‘La dama con l’ermellino’ di Leonardo Da Vinci, la “Deposizione di Volterra” di Rosso Fiorentino e “L’Astronomo” di Jan Vermeer. Possibile?

Sentite come, nel Minuetto del K 387 le movenze di una danza convenzionale lascino spazio a un movimento divino. Abbandonatevi al quarto tempo dello stesso quartetto, dove la fuga si mescola con la sonata creando un nuovo materiale nel quale i fiori più profumati sembrano legarsi all’oro zecchino. Godete ascoltando con quale delicatezza il Casals interpreta il misterioso inizio delle “Dissonanze”, uno dei momenti più geniali di tutto Mozart.

Queste indispensabili opere dispensano bellezza ad ogni ascolto e saranno un balsamo per la vostra anima. Ascoltandoli mi sovvengono i versi meravigliosi di Baudelaire:” Che dirai questa sera, povera anima solitaria, che dirai cuore mio, cuore già vizzo, alla più bella, alla più buona, alla più cara, il cui sguardo divino t’ha all’improvviso fatto rifiorire?”

Concludendo, forse vi interesserà sapere che cosa disse Haydn, quando li ascoltò… Era il 1785, Leopold, il padre di Mozart, era presente, ed annotò :” Suo figlio Wolfgang è il più grande compositore che io conosca, sia di fama che personalmente; ha gusto e, cosa più importante, la più profonda conoscenza di ciò che significa la composizione”.

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

Commenti

commenti

Shares