Pino Minafra: si può rivendicare una propria identità culturale anche attraverso la musica

Pino MInafra dirige

Pino Minafra è personaggio unico nel pur variegato panorama del jazz italiano; trombettista di indubbie qualità, compositore di squisita sensibilità, da anni porta avanti una propria battaglia per evidenziare l’identità culturale di un Sud troppo spesso negletto. Di qui l’organizzazione di un Festival a Ruvo di Puglia – il Talos Jazz Festival – che si caratterizza anche per la particolare attenzione dedicata alla banda, altro fattore culturale cui Minafra dedica particolare attenzione. Quest’anno, però, il Festival sta vivendo momenti particolarmente difficili per la crisi economica che attanaglia tutto il Paese e quindi anche la Puglia. Abbiamo incontrato Pino Minafra a Ruvo di Puglia l’8 settembre scorso e quel che segue è il frutto della nostra chiacchierata.

-Siamo alla vigilia della nuova edizione del Talos Jazz Festival; come si presenta la situazione?
“Malissimo, perché a fine luglio , per un grande problema economico del Comune hanno cancellato tutta la programmazione culturale e, in primis, il Talos. L’assessore, Pasquale De Palo, una persona preziosa – mai avuto un alleato simile in sensibilità e capacità – ha rassegnato le proprie dimissioni e quindi nel giro di pochi giorni sono stato costretto a cancellare tutto un lavoro fatto in un anno. Poi c’è stato un ripensamento da parte di questa amministrazione, che è in pericolo, e quindi ho dovuto riprendere in mano la situazione con pochissimi soldi per non perdere una continuità con il ministero, con la regione, con la Comunità Europea, con Puglia Sounds… il che avrebbe vanificato tutto ciò che abbiamo fatto in questi lunghi anni. Quindi in poco tempo, caratterizzato da precarietà totale – economica, politica, assistenziale – mi sono trovato nella necessità di rimettere su un programma che fosse meritevole di attenzione da parte degli enti cui prima facevo riferimento, che ti lasciano se interrompi la continuità: non è stata di certo impresa facile. Cose mai accadute in vita mia. Certo, le difficoltà si mettono in conto ma uno sconvolgimento di questa portata, francamente, non era ipotizzabile. Però bisogna andare avanti, fare l’impossibile e lo stiamo già facendo”.

Pino Mianfra

-A che punto siete?
“Come ti dicevo se non riusciamo ad andare avanti, il Festival si ferma definitivamente come a dire ventiquattro anni di lavoro buttati per aria…Un laboratorio, un’utopia, uno strumento per rivendicare tutte le potenzialità culturali di un Sud che ha una storia millenaria, che ha delle risorse uniche nel panorama mondiale: in queste zone è nato anche il pensiero occidentale, nel nostro museo Jatta c’è un vaso che risale al quarto secolo avanti Cristo che rappresenta la forza propulsiva, creativa, di una nazione, la Grecia, che è stata leader mondiale per la democrazia… ecco io voglio evidenziare tutto ciò e non posso accettare che questa storia si fermi, non è possibile! Come ti dicevo ho dovuto rifare tutto con un budget quasi inesistente… comunque il programma, almeno sulla carta, adesso c’è…ma le difficoltà rimangono. I passaggi adesso sono i voli, i contratti, gli hotel, i ristoranti, la pubblicità… insomma tutta una macchina che non si è ancora mossa perché stiamo avendo grosse difficoltà anche con interlocutori amici come la Regione… è cambiato l’assessore, è cambiato il presidente della Regione, quindi nuovi interlocutori, nuovi equilibri da instaurare e inoltre il Comune che di solito dava un contributo notevole , sessanta mila euro, quest’anno ne aveva stanziati dieci che adesso sono diventati cinque mila. Tieni altresì presente che dalla Regione ancora nulla arriva di scritto, cosa di cui il Comune ha assoluto bisogno prima di poter stanziare una qualsivoglia somma”.

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Episodio 26. Intervista con Saverio Pepe

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Torna il nostro podcast con una bella intervista di Gerlando Gatto con il cantautore materano Saverio Pepe. Il suo ultimo progetto si chiama “Canto male il jazz”. Cosa si cela dietro questo titolo così particolare? Di questo e di altro si parla nel nuovo episodio del podcast di A Proposito di Jazz. Buon ascolot!

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