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- Amira – “Amulette” – world village 450018
- Enrico Blatti – “Espresso 443” – Egea
- Filippo Cosentino – “Lanes” –
- Oscar Del Barba, Francesco Saiu – “Quattro elementi” –
- Lisa Manosperti- “Where the West begins: voicing OrnetteColeman” – Dodicilune 289
- Giancarlo Maurino – “Untold” – Djanian
- Giovanni Mazzarino – “In Sicilia una suite” – Jazzy 0004
- Dan Moretti & Piccola Orchestra La Viola – “The Journey” – Dodicilune 281
- Giovanna Pessi/Susanna Wallumrød – “If grief could wait” – ECM 2226
- Astor Piazzolla – “Tango distinto” – Naxos 8.572596
- Edward Ricart – “Ancòn” – SLAM 529
- Randy Weston and his African Rhythms Sextet – “The Storyteller” – Matèma 233279.
Amira – “Amulette” – world village 450018
Amira, al secolo Amira Medunjanin, nata a Sarajevo, è considerata una delle migliori interpreti della “sevda” ossia una musica antica, malinconica, da camera, molto differente da come la gente immagina la musica balcanica, uno stile espressivo che in qualche modo si avvicina al blues tanto che la stessa Amira è stata paragonata, non senza ragione, a Billie Holiday. In effetti il canto di Amira è appassionato, capace di penetrare a fondo nello spirito del pezzo sì da dare la giusta importanza a ciascuna singola sillaba. La sua voce proviene dall’anima e , grazie ad una sorta di straordinaria purezza trascendentale, arriva all’anima di chi l’ascolta e non è facile resistere all’ondata di commozione che spesso ti assale. Uno stile, quindi, di rara compostezza, quasi a sottrarre nel senso che Amira bandisce dal suo canto tutto ciò che è inutile, superfluo, ampolloso per giungere all’essenza della musica e comunicarcela così com’è. Di qui una sorta di dolce malinconia che pervade tutto l’album e che è dovuta oltre all’espressività di Amira, anche al pianismo così meditato, ricco di suggestioni, anch’esso quasi minimalista di quel Bojan Z che il pubblico italiano conosce assai bene per le precedenti incisioni con la Label Bleu. I due si trovano magnificamente nel maneggiare una materia delicata come quella rappresentata dalla tradizione: tutti i brani del CD provengono, infatti, da antiche musiche serbe, macedoni, bosniache, kosovare e vengono interpretate sempre alla ricerca di un giusto equilibrio tra rispetto della tradizione e modernità ovvero necessità di rapportarci ai nostri giorni. Il gruppo è completato da altri eccellenti musicisti: Nenad Vasilìc al contrabbasso, e Bachar Khalife alle percussioni cui si aggiungono, in qualche brano, come ospiti Vlatko Stefanovski alla chitarra e lo splendido Kim Burton all’accordion.
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