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Luca Mannutza (foto Franco Truscello)

Luca Mannutza (foto Franco Truscello)

Giovedì 7 giugno, Piazza Savona, ore 21
Il Jazz di Luca Mannutza
complesso da comporre, bello da ascoltare

Alba Jazz ha aperto il festival con il quintetto “Sound Advice” del pianista Luca Mannutza, che ha portato sul palco un jazz molto curato negli arrangiamenti e molto gradevole e trascinante all’ ascolto (applauditissimo questo quintetto, fin dai primi momenti): ma di certo non semplice, per le ingegnose trovate ritmiche con le quali sono stati caratterizzati gli arrangiamenti dei brani, quasi tutti originali.
Questa complessa varietà dal punto di vista ritmico è stata ottenuta con alternanza regolare tra tempi asimmetrici e tempi pari, o brani costruiti in 5/4 ma connotati da fraseggi così morbidi e melodici da smussarne le asperità. Oppure alternando per l’ intera durata del brano tempo iniziale e tempo raddoppiato, o ancora attraverso fraseggi con accenti spostati che hanno fatto percepire come dispari i tempi pari, frasi ripetute a loop che confondono le acque dello scandire regolare delle battute (il 6/8 in Night Talks, ad esempio – ma sarà stato un 6/8?) Tutto questo spostarsi di accenti (ottenuti nella fase compositiva prima ancora che durante l’ esecuzione in concerto) ha provocato una positiva tensione in pezzi incentrati su arrangiamenti molto jazzistici, senza alcun accenno di contaminazione di altri generi musicali. Jazz complesso ma di buon gusto, voicing azzeccati nelle parti obbligate dei fiati, e concerto caratterizzato anche da molti episodi solistici che hanno mostrato le caratteristiche di ognuno dei componenti del quintetto. Francesco Lento, giovanissimo trombettista è apparso molto più che promettente: un timbro secco, pochi fronzoli, un’ improvvisazione apparsa ricca di idee nuove, un modo di suonare personalissimo. Di Leonardo naturalmente ha avuto una parte importante (e molto riuscita) nell’ evidenziare “sul campo” con il suo drumming molto creativo ciò che Mannutza aveva precedentemente scritto sulle parti. Ionata, mai eccessivo nei pezzi più frenetici e molto intenso nelle ballads , ha mostrato anche una estemporanea capacità di sintesi ascoltando sempre cosa gli accadesse attorno. Bulgarelli ha dato un impulso continuo mantenendo strenuamente l’ andamento armonico ritmico di base che occorreva per assecondare tutta la varietà ritmica su cui erano impiantati i brani e si è mostrato ancora una volta valido solista (bello il solo di “Mami”, ne citiamo uno per tutti ma non è stato l’ unico). Mannutza il pianoforte lo suona benissimo, ne conosce tutte le potenzialità, sa essere introspettivo ma può anche avere il tocco percussivo che serve per caratterizzare ritmicamente episodi diversissimi tra loro, e come descritto sa scrivere musica difficile ma che si traduce in suoni semplicemente densi di tensione ritmica e gradevolissimi all’ ascolto…. E infatti piazza Savona – tanta, davvero tanta la gente arrivata per ascoltare “Sound Advice” – ha tributato molti applausi che hanno aperto in bellezza questa edizione di Alba Jazz 2012 .

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