Primo album da solista di un batterista che ama la musica

Tempo di lettura stimato: 3 minuti

ENZO-ZIRILLIS-ZIROBOP

UR records

Enzo Zirilli, drums, cajon, percussion, whistle
Alessandro Chiappetta, guitar
Misha Mullov – Abbado, bass
Rob Luft, guitar

Enzo Zirilli ama la sua batteria.  Enzo Zirilli ama la musica al di là dei generi. Lo ha detto lui stesso: “ Il mio animo artistico è sempre a cavallo tra “Blues & Roots” (di Mingusiana memoria) e ricerca, non convenzione, rigore, rischio e provocazione, essendomi io formato ascoltando a casa contemporaneamente John Coltrane e i Beatles, Miles, Mingus e i Genesis, i Pink Floyd e gli Yes, Jimi Hendrix, Crosby Stills Nash & Young o Simon & Garfunkel e Joao Gilberto, Jobim, Frank Zappa o James Taylor, senza chiedermi minimamente che musica suonassero, ma semplicemente godendone.”
Zirobop, edito da UR records, è il suo primo album da solista e colpisce da subito proprio la sua gioia di poter suonare ciò che ama al di là di ogni “rigore tematico” o “progetto” sotteso ad una preformata coerenza.
Il progetto che c’è dietro questo album è la musica che piace ad Enzo Zirilli, che piace, ad ascoltare la coesione del gruppo, anche ai musicisti prescelti per questa avventura: Alessandro Chiappetta e Rob Luft alle chitarre e Misha Mullov – Abbado al contrabbasso.
L’organico è particolare. Mica facile, per una batteria rimanere acusticamente nei limiti di una simile compagine… ma Zirilli ama la sua batteria. La ama, dicevamo, e ama la musica. E dunque riesce a quadrare il cerchio arricchendo i suoi battiti più che di volumi deflagranti, di mille suoni, di timbri, dando ovviamente ritmo ma dando soprattutto atmosfera, in una sequenza di brani che ti tengono incollato all’ascolto per la loro morbidezza, eleganza, ironia persino, e intensità.

Il suo omaggio al Jazz è divertito, affettuoso e grato, “grateful” direi (Zirilli è a Londra fisso oramai da anni, purtroppo per noi), e lo troviamo in “Straight no seven” e in “Thank You very Monk: I mean You – Bye ya”. Una batteria dal groove intenso, con il rullante che prevale e si toglie molte soddisfazioni, cantando abbracciata insieme alle chitarre, spesso omoritmicamente. Soli di chitarra impeccabili, arrangiamento jazzistico puro, e un bel solo  di contrabbasso inarrestabile. “Zio Masi” , dello stesso Zirilli, è un jazz quasi ironicamente retro, forte di una batteria swing in maniera iper classica, divertente nel suo progressivo inarrestabile accelerare.
L’amore di Enzo Zirilli per il Brasile, che è emerso in lavori bellissimi come “Contigo oen la distancia” e “Floricanto” , e la sua passione per il suonare in formazione con la chitarra, emergono chiari in “Cancion Brasilena” (brano originale di Luft), in cui le percussioni sono suggestive, e rievocano il mare, il vento. E il vento è anche la batteria che soffia, ricchissima di spunti, che già da sola crea un suo tema e il suo sviluppo. La melodia centrale è pulita, l’impianto armonico e tematico delle due chitarre sono bossanova pura. Gli assoli di chitarra e contrabbasso sono pregevoli.
Ma c’è anche Jobim, con una delle sue più belle canzoni, “Olha Maria”, che viene suonata preservandone il tema con amore, lasciandone intatto il profondo struggente lirismo: la batteria è quasi solenne, l’accompagnamento dolce, e le dinamiche, che ne arricchiscono l’impatto emotivo, in alcuni tratti persino toccanti.  C’è un po’ di Brasile anche in “Personised”: negli accordi, nell’ arrangiamento, nella scelta dei suoni della batteria. Il contrabbasso di Mullov esegue un assolo bellissimo, tranquillo, placido ed intenso, senza cedere alla tentazione di esibirsi in virtuosismi inutili. Ed è questo proprio il virtuosismo, molto utile: quello di non cedere. Alla Charlie Haden. La batteria lo esalta, e così le due chitarre.
Uno dei brani più accattivanti del cd è dell’ indimenticato Andrea Allione, chitarrista virtuoso piemontese scomparso prematuramente nel 2013: Vostok 9. Un omaggio in cui traspare anche una sincera nostalgia, coinvolgente ed intenso. Parte con effetti e rumori ed entra nel vivo con la chitarra che espone il tema in modo soft, dolce. La progressione del brano è pensata con una grande cura al particolare che, attenzione, è tutt’ altro che cerebrale: piuttosto è frutto di una severa ricerca espressiva che guidi il sentire emotivo in modo che arrivi dritto al cuore di chi ascolta. I crescendo dinamici e di spessori armonici e ritmici avvinghiano fino alla fine, e sono dense di suggestioni rock mai didascaliche, sempre congrue.
“Wu Wey” (di Alessandro Chiappetta) è una indovinata progressione armonica in 3/4 percorsa dolcemente dalla chitarra che ne sottolinea l’andamento.
E poi troviamo Pino Daniele, in “Maggio se ne va”: anche in questo caso il tema principale viene “custodito” gelosamente, ed esaltato dal fraseggio, dalle dinamiche, dalla morbidezza quasi lirica della batteria e dalle progressioni delle due chitarre, belle, molto belle.
Il cd si conclude con un brano avveniristico, un po’ lounge, evocativo, di atmosfera, quasi una colonna sonora, che mostra quanto Zirilli abbia l’ inclinazione ad un proficuo continuo cambiamento di stile, senza mai perdere la propria forte personalità.
Un disco, Zirobop, felice. Per le sonorità, per la libertà con cui è stato concepito, per l’ afflato tra i musicisti. Per la felicità e l’emozione, evidenti, con le quali è stato concepito e realizzato. Morbido, intenso, divertente, nostalgico, e in molti tratti emozionante. Da ascoltare con gioia.

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