L’ affascinante viaggio nel Jazz di Fabio Giachino

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Fabio Giachino, piano solo

Tosky Records
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Ogni tanto capita, non molto di frequente bisogna dire, di ascoltare dischi che colpiscono non per un unico motivo.
Perché sono ben costruiti, perché sono originali, perché l’ artista che li ha concepiti ha una sua personalità ed un suo linguaggio ben definiti. Perché sono intrisi di una musicalità particolare, perché … sono belli.
Balancing Dreams, album in piano solo  di Fabio Giachino è uno di questi dischi. Che Giachino fosse molto, molto bravo lo avevo già “deciso” ascoltandolo qualche anno fa in trio ad Alba, sua città natale, e poi anche in altre occasioni tra cui il JazzitFest di Collescipoli l’ anno scorso.

Questo cd in solo, edito da Tosky Records, giovane etichetta che comincia ad affermarsi anche per le felici scelte editoriali compiute da Giorgio Lovecchio e Davide Belcastro,  è la conferma del fatto che Giachino, pur molto giovane, sia già un musicista maturo, originale, traboccante di idee.
E a dire il vero, con un pianismo così ricco e intenso le sorprese in realtà sembrerebbero appena cominciate.
Negli accordi, nell’inseguirsi delle mani in cui è sempre netto, percettibile il canto della mano destra, c’è tanto, tantissimo Jazz. Lo si ascolta nell’introduzione bellissima, struggente che apre il disco. E lo si percepisce in Balancing Dreams, brano che dà il titolo all’ album. Un tema lineare, l’armonia complessa, lo sviluppo arioso del tempo in 6/8 iniziale che è quasi una ninna nanna. La padronanza della tastiera è assoluta, il linguaggio è fresco, nuovo, personalissimo. Il tema viene trasposto, ripreso, celato, e svelato ancora.
In Thelonius il clima ci riporta a Monk: accordi, arpeggi, pianismo sanguigno rivelano quanto Giachino abbia amato questo musicista: ma decide di restituircelo sintetizzandone il linguaggio, filtrandolo attraverso uno stile moderno, vivo, non certo didascalico.
Crossing è costruito compiendo incroci della mano destra sulla mano sinistra: un fiorire di note (gravi, acute, spaziando sulla tastiera)  sopra una solida progressione fissa e cromatica di  accordi. Una sorta di moto perpetuo avvincente, inusuale, originale, fantasioso.
Questo dualismo dinamico tra mano sinistra e mano destra è evidente anche in Awakenings: accordi che battono i quarti, contro un tema melodico dolce, semplice, non scevro da lirismi, in cui emerge tutto il Jazz ascoltato, amato da questo pianista appassionato, che mano a mano costruisce grappoli velocissimi e cristallini di note che incantano.
E se in un viaggio attraverso il  Jazz si apprezza la tecnica ferrea in Stride, brevissimo inserto omaggio al pianismo di Fats Waller, in Trane’s Mood il fraseggio diventa quello dello strumento a fiato più famoso del mondo, il sax di John Coltrane. E anche qui non c’è un acritico replicare, piuttosto l’ essenza, ciò che Giachino ha serbato di Trane con sé. Armonia ridotta al minimo, ciò che serve è la voce del sax, i suoi fraseggi, i respiri, le sincopi, le dinamiche.
C’è il Blues, in Underground Blues, energico, muscolare, swingante, nero, forte.
Ancora il contrasto fruttuoso e complementare di mano destra e sinistra appare nella bellissima Sand Land, dopo una introduzione importante, quasi classica: un brano dal suono pieno, ricco, dall’atmosfera un po’ orientaleggiante, con le scelte timbriche a contrasto tra gli accordi nel registro grave e il tema, anche reiterato, che avvolge fino alla fine.
La stessa pienezza, ricchezza di suono è in Moon Slice, uno swing “slow” molto americano, molto “jazzy,” un tocco potente ma mai eccessivo, sempre elegante.
The star crossed lovers, unico standard insieme a “Thelonius”,  è strutturato, romantico, potente, e vede anch’esso esplodere quella musicalità che dalle prime note di questo disco colpisce chi ascolta.
Giachino si diverte, anche: con il rapper Ensi Torino – New Orleans – New York  è godibile, gli accordi energici, il testo accattivante. Da ascoltare in due modalità: seguendo il flusso complessivo, o distinguendo i due generi così inusualmente intrecciati in un brano modernissimo.
L’ album si conclude con Dynamic Sounds: echi cubani, mano sinistra sulle corde del pianoforte su un ostinato efficace e la mano destra con un tema originalissimo, divertente.

Il viaggio nel Jazz di Fabio Giachino ha dunque il pregio di diventare il viaggio nel Jazz di chi ascolta: in cui il musicista è guida, che racconta con il suo personalissimo eloquio il proprio sentire, il proprio guardare, il proprio modo di vivere la musica che tu stesso sai di conoscere ma che vedi sotto un’ altra, bella, appassionante prospettiva. Non sono dischi che capitano spesso: ma capitano, per fortuna.

 

 

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