Nella musica di Randy Weston il mistero dell’amore

 

“The Power of Music”, “the Power of Spirit”: queste due frasi  potrebbero sintetizzare il radioso, energetico, coinvolgente concerto del Randy Weston’s African Rhythms Quintet alla Casa del Jazz il 19 luglio, per il “Roma Jazz Festival 2018. Jazz Is Now”.

Il direttore artistico Mario Ciampà ha in breve presentato il recital, affermando di aver fortemente voluto la presenza di Weston – splendido novantaduenne, nato lo stesso anno di Miles Davis – proprio nella dimensione contemporanea del jazz esplorata dal festival; è quella che nella programmazione vede, tra gli altri, Giovanni Guidi e Fabrizio Bosso, Corey Harris acoustic trio, il settetto di Vijay Iyer, i Five Elements di Steve Coleman e la New Talents Jazz Orchestra diretta da Mario Corvini. In questa “cornice” il pianista e compositore afroamericano rappresenta sì la “tradizione” ma non il “mainstream”, perché la ricerca e il valore delle musiche westoniane sono duraturi e si sviluppano in un percorso Africa-Afroamerica cominciato nei tardi anni ’50 e nutrito da innumerevoli esperienze, progetti, organici, iniziative. Tutto nel nome di una rigorosa coerenza che ha guidato Weston a generare la propria musica senza nessuna concessione al “mercato” o alle “tendenze”, in un’ampia dimensione che rivendica e valorizza l’enorme contributo dato dall’Africa e dai suoi “figli diasporici” alla storia dell’umanità, dalla musica all’economia.

Pubblico abbastanza numeroso e piuttosto partecipe, considerando la situazione jazzistica romana che soffre – in questo luglio – per eccesso di proposte, per la mancanza di una “cabina di regia” (strutture museali che fanno rassegne musicali…), per il conflitto fra concerti gratuiti e a pagamento, per i prezzi non differenziati (perché non fare biglietti ed abbonamenti “giovani”?), insomma per una situazione complessiva che tende ad affastellare date (spesso in concorrenza) e a non valorizzare gli artisti. Lo stesso “Roma Jazz Festival” ha dovuto annullare (e sostituire) l’annunciato concerto dei Freexielanders, da tempo in cartellone, dopo che i musicisti non hanno accettato il tardivo cambio delle condizioni d’ingaggio, con inevitabili code polemiche.

Si diceva del repertorio di Weston e dei suoi African Rhythms: l’ottimo T.K.Blue (sax alto e flauto), l’originale Billy Harper (sax tenore; collaboratore del pianista dal 1972), Alex Blake (contrabbassista virtuoso ed estroverso, dalla tecnica chitarristico-percussiva) e Neil Clarke (percussioni, infaticabile ma in alcuni episodi troppo presente). Randy Weston ha proposto, insieme al ben affiatato gruppo, lunghi brani “storicizzati” che, però, nei rispettivi arrangiamenti (uno della compianta ed eccellente Melba Liston) e nella concreta, vivace e dialettica esecuzione non hanno mostrato rughe. Si parla del fiammeggiante “African Cookbook” (nell’album omonimo del 1964), dell’orchestrale e trascinante “African Sunrise” che rievoca le atmosfere afrolatine di Dizzy Gillespie e Machito (si trova, tra l’altro, nel doppio “The Spirit of Our Ancestors”, 1992), della ballad in tempo dispari “Hi-Fly” (incisa nel 1958), del corposo “Berkshire Blues” che dà il titolo ad un long playing Black Lion del 1965, di “Blue Moses” ispirato alla musica devozionale gnawa (nel nord dell’Africa; il pezzo risale agli anni ‘70) e, come bis, del lento, mistico, profondo “The Mistery of Love” del compositore ghaniano Guy Warren (inserito nel disco “Highlife”, registrato nel 1963 dopo uno dei primi viaggi di Weston in Africa).

Occorrerebbe troppo spazio per descrivere in dettaglio ciascuno dei sei brani ma su qualche prassi esecutiva è utile soffermarsi per avere un quadro della musica westoniana e del suo livello. Intanto il pianista ha ancora oggi un carisma fortissimo, sa comunicare con semplicità ed efficacia, dirige i suoi musicisti con piccoli cenni e lascia loro ampi spazi, si ritaglia rari momenti solistici ma costruisce il tessuto vivo della musica a livello armonico, timbrico e ritmico: non a caso è un discepolo di Duke Ellington e Thelonious Monk. Gli African Rhythms non utilizzano batteria ma un set di percussioni (congas, soprattutto, ma anche bongo, timbales e piatti): ciò evita un drumming jazzistico (tranne in rare situazioni) e favorisce una costruzione poliritmica dei brani, vivida e stratigrafica. Spesso i pezzi sono introdotti da preludi pianistici a tempo libero, delle autentiche e vertiginose escursioni in cui Weston accenna alla melodia del pezzo variandola già in modo radicale, inserendo i trilli, le ottave contrapposte, i ribattuti, i cluster e le dissonanze che seducono e rapiscono chi ascolta.  Le composizioni sono strutturate in più episodi scanditi dalla presenza dei due fiati usati in varie combinazioni: T.K.Blue ha uno stile alla Johnny Hodges ma modernizzato mentre Billy Harper evoca la lezione di Sonny Rollins però come prosciugata, essenzializzata. Antifonia, senso del blues e polifonia sono spesso presenti, come una dimensione ritmico-danzante: a volte il pianista sospende la sua azione e ascolta, compiaciuto, il gruppo, accennando qualche movenza di danza. Le alternanze tra tempi liberi e fortemente scanditi è un altro elemento della musica caleidoscopica di Weston, una miscela di collettivo e individuale che è l’essenza del jazz. A volte le personalità esplodono, come nel caso del funambolico Alex Blake il cui contrabbasso diventa chitarra flamenca, gumbri (strumento gnawa), percussione. Innumerevoli i momenti pregevoli ma chi scrive ha apprezzato – in un generale alto livello espressivo – l’esplosiva sezione B di “African Cookbook”, tutti i “preludi/introduzioni” di Randy Weston, sempre altamente ispirati ed intensi, il formidabile senso del blues collettivo, l’alternarsi di quattro battute tra T.K.Blue e Blilly Harper in “Hi-Fly”, il misticismo di “Blue Moses”, la potenza spirituale e melodica di “Mistery of Love”.

Una vita in un concerto, senza retorica e senza presunzione, con una freschezza ed un’immediatezza che rendono Weston e la sua musica campioni di una “saggezza giovanile”, di un desiderio di vivere e di suonare che sembra abbattere il tempo e lo spazio, una musica per tutti gli uomini e contro tutte le violenze: “Mistery of Love”.

Roma torna ad essere la capitale del jazz!

Non chiedetemi il perché: non lo so. Fatto sta che inopinatamente, nonostante i mille problemi che affliggono la città, Roma si presenta all’appuntamento con l’estate quale vera capitale del jazz. Sono davvero tante le iniziative dedicate alla musica afroamericana che si svolgeranno nella Capitale, alcune davvero di eccellente livello.

Roma, Auditorium Parco della Musica 18 06 2018 foto Musacchio & Ianniello

E partiamo con una struttura prestigiosa che, dopo vari mesi di assoluta inattività, torna prepotentemente alla ribalta. Lunedì 18 giugno, introdotta da un breve assolo di Danilo Rea, è stata presentata alla stampa la riapertura della Casa del Jazz nel cui parco il primo luglio parte la stagione estiva, la prima sotto la gestione della Fondazione Musica per Roma e all’interno della rassegna Estate Romana. Il parco di Villa Osio diventa così il palcoscenico ideale di una fitta programmazione di proposte originali, grandi concerti e spettacoli dal 1° luglio al 5 agosto in collaborazione con IMF Foundation e I Concerti nel Parco.

In particolare la Casa del Jazz ospiterà la 42esima edizione del Roma Jazz Festival, lo storico e prestigioso festival diretto da Mario Ciampà, che dopo 12 stagioni autunnali all’Auditorium Parco della Musica ritorna in estate con gran parte della programmazione alla Casa del Jazz. “Jazz is Now“ è il titolo di questa edizione che vuole trasmettere il sound attuale di una musica che non teme l’usura del tempo. Venti concerti con grandi stelle italiane e internazionali del jazz si susseguiranno alla Casa del Jazz con protagonisti Enrico Rava/Danilo Rea Duo (1.07), Pietropaoli – Zanisi – Paternesi Wire Trio (8.7), Ottolini – Bearzatti Licaones (9.7), Camille Bertault Trio (11.7), Tony Allen (13.7), Giovanni Guidi – Fabrizio Bosso (15.7), The Freexielanders (18.7), Randy Weston (19.7), Corey Harris (22.7), Vijay Iyer Sextet (23.7), Dee Dee Bridgewater (24.7), Tanotrio feat. George Garzone e Leo Genovese (25.7), Paolo Fresu/Chano Dominguez Duo (26.7), Steve Coleman & Five Elements (27.7), Big Fat Band (29.7), Giuliani – Biondini – Pietropaoli – Rabbia “Cinema Italia” (30.7), NTJO New Talents Jazz Orchestra (31.7), Lizz Wright (2.8), Chansons! (3.8), Piji Siciliani (4.8), Swing Valley Band (5.8).

Ma la Casa del Jazz non sarà l’unica location del “Roma Jazz Festival”: così alla Cavea dell’Auditorium ci saranno il 7 luglio gli Snarky Puppy, il 14 Chick Corea Akoustic Band, il 16 luglio Stefano Bollani Quintet, il 20 luglio Pat Metheny; al Museo Maxxi sarà possibile ascoltare il 12 Tommaso Cappellato, il 21 Kamaal Williams Trio, il 1 agosto Sons Of Kemet; presso il Parterre Farnesina il 14 luglio si esibirà Oddisee & Good Company, il 16 luglio Knower, il 23 Cory Henry & The Funk Apostles, il 28 luglio Jungle Green.

Tornando alla Casa del Jazz, la struttura ospiterà per il terzo anno consecutivo un’altra manifestazione storica dell’estate romana, I Concerti nel Parco, giunta alla sua 28sima edizione dal titolo “Una casa bellissima” e diretta da Teresa Azzaro. Tredici eventi, molte produzioni originali, in prima assoluta o al loro debutto romano e molte date uniche, in esclusiva in Italia; una programmazione di grande prestigio, sempre più multidisciplinare ed eterogenea, che ospita grandi nomi del parterre nazionale ed internazionale. Molti progetti speciali e giovani talenti italiani e stranieri che mettono in campo nuove idee per lo spettacolo dal vivo.

Tra i protagonisti: Graham Nash (2.7), Joey Alexander (3.7), Gio Evan (4.7), Monica Molina (5.7), Player2 Orchestra (6.7), The Black Blues Brothers (10.7), Paolo Cevoli e Quartetto Saxofollia (12.7), Claudia Gerini e Solis String Quartet (14.7), Suzanne Vega e Gerry Leonard (16.7), Avion Travel (20.7), Filippo Timi e Giuseppe Albanese (21.7), Teresa Salgueiro (28.7), Flamenco Tango Neapolis (1.8).

Da settembre riprenderanno le attività principali della Casa del Jazz quali la didattica, la divulgazione, la formazione e la promozione del jazz in tutte le sue forme oltre ovviamente alla programmazione concertistica Riaprirà anche il prestigioso studio di registrazione per riprendere le attività di produzione discografica. Verranno inoltre dedicate attività specifiche per i bambini e i giovani, concerti, spettacoli e attività di formazione. Così a maggio scorso è stato siglato un protocollo d’intesa tra la Fondazione Musica per Roma ed il Conservatorio di Santa Cecilia per sviluppare alla Casa del Jazz una collaborazione nei settori dell’Alta Formazione musicale, della formazione di base, della ricerca e della promozione e produzione artistica.

Sempre a maggio si è formata presso la Casa del Jazz la nuova Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti (ONJGT) sotto la direzione di Paolo Damiani, ensemble che raccoglie undici tra i migliori talenti emersi in Italia e che presenta un organico inusuale con due voci femminili e un violino, oltre a fiati e sezione ritmica. Questo pregevole organico presenterà il 17 luglio il progetto “Oscene rivolte” che porterà in tour nelle più importanti città italiane per poi ritornare alla Casa del Jazz a registrare il suo primo disco.

Il 22 settembre inoltre la Casa del Jazz ospiterà uno degli appuntamenti del festival “Una striscia di terra feconda”, festival franco-italiano di jazz e musiche improvvisate, che vedrà protagonisti nella prima parte il pianista François Coutorier in un concerto in solo in prima nazionale e nella seconda parte i musicisti italiani, in residenza con il trombettista Mederic Collignon, Camilla Battaglia (voce), Andrea Molinari (chitarra), Rosa Brunello (contrabbasso), Perla Cozzone (pianoforte), tutti vincitori del Concorso Nazionale in collaborazione con l’Institut Français Italia, l’Ambasciata di Francia in Italia, MiDJ e SIAE.

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Ma, come si accennava in apertura, il “Roma Jazz Festival” non sarà l’unica occasione di ritrovo per gli appassionati di jazz. Fra le altre iniziative c’è da segnalare “L’ISOLA DI ROMA JAZZ & BLUES” che si svolgerà dal 4 Luglio al 17 Agosto presso l’Isola Tiberina. La rassegna vedrà la partecipazione di artisti da ogni parte del mondo, come il talentuoso ventenne russo Alexandr Misko, a ben ragione considerato il genio del percussive fingerstyle guitar solo (il 4 Luglio). L’ 8 luglio sarà la volta della pianista giapponese Chihiro Yamanaka e il suo “Electric Female Trio”. Mercoledì 11 Luglio a mio avviso uno degli avvenimenti più importanti dell’intera stagione romana: saliranno sul palco della Grande Arena Carla Bley con Andy Sheppard (sax) e Steve Swallow (basso). Si tratta di artisti che hanno fatto la storia del jazz e che, specie per quanto concerne la Bley, non è usuale ascoltare nella Capitale.  Il 18 invece si esibirà la band statunitense The Bad Plus, dal groove trascinante.

Il 25/7 l’Africa si impossesserà del palco: i Songhoy Blues, quattro ragazzi del Mali, proporranno brani Blues, R&B e Raggae nella lingua della loro terra.

Il mitico sassofonista Kenny Garrett suonerà col suo quintetto il 31 luglio mentre martedì 7 Agosto, si alterneranno sul palco Dick Halligan, storico pianista dei Blood Sweat & Tears, al piano solo, e la “Giancarlo Maurino’S Evidence”, condotta dal noto sassofonista italiano.

A chiudere la rassegna, Atrio, Dumbo, Station e Modular, testimoni delle nuove generazioni del crossover Jazz.

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Intanto dai primi del mese è in corso di svolgimento, nella splendida cornice di piazza Garibaldi, con una vista ineguagliabile sulla Città Eterna, la seconda edizione di “Gianicolo in Jazz” che, sotto la sapiente regia del nuovo direttore artistico Roberto Gatto, andrà avanti fino al 14 settembre. Variegato il programma che prevede artisti di assoluto rilievo internazionale e giovani talenti che possono così trovare l’occasione di far conoscere le proprie potenzialità. Tra gli appuntamenti più importanti il 27 giugno   il vocalist e chitarrista Mark Hanna; il 10 luglio il duo Javier Girotto sax e Natalio Mangalavite piano; il 15 luglio il Paolo Damiani Santa Cecilia Jazz Ensemble con Daphne Nisi voce, Francesco Fratini tromba, Andrea Molinari chitarra, Fabio Sasso batteria e Paolo Damiani contrabbasso e composizioni; il 18 “The Italian Trio” con Dado Moroni piano, Rosario Bonaccorso contrabbasso e Roberto Gatto batteria; il 24 “The Hidden Side” con Rosario Giuliani sax, Alessandro Lanzoni piano, Jacopo Ferrazza contrabbasso e Fabrizio Sferra batteria; il 7 agosto Tandem, ovvero Fabrizio Bosso tromba e Julian Mazzariello piano; il 15 Seamus Blake al sax, accompagnato da Roberto Tarenzi piano, Gabriele Evangelista contrabbasso e Roberto Gatto batteria; il 21 un quartetto di classe con Peter Bernstein chitarra, Dario Deidda basso, Alessandro Lanzoni piano e Roberto Gatto batteria; il giorno dopo Enrico Rava Quartet completato da Domenico Sanna piano, Dario Deidda basso e Roberto Gatto batteria; il 29 Enrico Pieranunzi piano, Rosario Giuliani sax, Luca Fattorini contrabbasso e Marco Valeri batteria; il 4 settembre Maurizio Giammarco “Syncotribe”, ovvero Maurizio Giammarco sax, Luca Mannutza organo e Enrico Morello batteria; il 9 il duo, Rita Marcotulli piano, Israel Varela batteria e voce.

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Un’altra manifestazione in corso di svolgimento è quella che si svolge in un’altra splendida villa della Capitale: la terza edizione del Village Celimontana, rassegna organizzata dal Cotton Club che si protrarrà fino all’8 settembre. Media-Partner della rassegna Radio Montecarlo, la radio italiana che offre maggiore spazio al jazz. Molto spazio ai giovani talenti italiani ma anche appuntamenti di rilievo internazionale: la “Carta Bianca” ad Enrico Pieranunzi sarà una tre giorni dedicata al grande pianista che salirà sul palcoscenico del Village Celimontana presentando due nuovi dischi, domenica 17 giugno in duo con una star emergente, il contrabbassista danese Thomas Fonnesbeak, mercoledì 4 luglio con un concerto in piano solo e giovedì 5 luglio in quintetto con ospite il sax di Rosario Giuliani.

Tra gli altri italiani degni di attenzione le esibizioni – tanto per citare qualche nome –  di Massimo Morriconi, Ellade Bandini, Nico Gori, Lorenzo Tucci, Stefano Sabatini, Gianni Oddi, Giorgio Rosciglione, Riccardo Biseo, Stefano Sabatini.

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Infine La Scuola Popolare di Musica di Testaccio presenta “Le vie del jazz”, concerti suonati e raccontati dai protagonisti del jazz romano attraverso sei lezioni-concerto.

Un’occasione per ascoltare le varie “anime” del jazz e le molteplici culture che, partendo dal blues e dalla musica di New Orleans, hanno nel tempo influenzato questo linguaggio fino a renderlo una sorta di esperanto musicale.

A rendere possibile l’iniziativa sono i musicisti che fanno base a Roma, tra i quali alcuni insegnanti della Scuola Popolare di Musica di Testaccio come Roberto Nicoletti, Gaia Possenti, Sonia Cannizzo, Simona Bedini e Ludovico Piccinini. Oltre a noti musicisti che, nella scuola, si sono nel tempo formati: Gabriele Coen, Giulia Salsone, Antonella Vitale, Luca Monaldi e oltre ancora a tutti i musicisti che con la scuola hanno più volte incrociato la propria strada per concerti, incontri, stage…

Durante gli incontri si toccheranno le varie influenze: dal rock-pop alle musiche del mondo, a Giuseppe Verdi in chiave gipsy/swing, alla canzone italiana in chiave swing, per finire con un approfondimento sulla musica di Thelonius  Monk e sul trombone.

Ogni incontro prevede una parte illustrativa curata dal relatore e una parte di concerto.

Gerlando Gatto

 

 

“JAZZ & WINE OF PEACE”, PRIME DUE GIORNATE CON STEVE COLEMAN E IL TRIO AARSET-RABBIA-PETRELLA

Il trio Eivind Aarset – Michele Rabbia – Gianluca Petrella in esclusiva italiana il 24 ottobre (ore 20.30) al Castello di Rubbia a Savogna di Isonzo (GO) e Steve Coleman and Five Elements in anteprima italiana il 25 ottobre (ore 21.30) al Teatro Comunale di Cormòns (GO): sono i primi due grandi eventi che apriranno la XX edizione di “Jazz & Wine of Peace”, il festival ideato da Circolo Controtempo che ogni anno accoglie tra Cormòns (GO), i vigneti, le cantine e gli splendidi paesaggi del Collio italiano e sloveno alcuni tra i più grandi jazzisti internazionali.
Il 24 ottobre, prima del concerto, presentazione del CD del ventennale “Connessioni. Vent’anni di Jazz & Wine”. Il 25 ottobre, prima del live di Coleman, brindisi di apertura e presentazione del libro “Sconfini. Vent’anni di Jazz & Wine of of Peace”. (altro…)

“JAZZ & WINE OF PEACE”: SUN RA ARKESTRA, STEVE COLEMAN, ENRICO RAVA E LE STELLE DEL JAZZ MONDIALE PER L’EDIZIONE DEL VENTENNALE

Dal 24 al 29 ottobre le stelle del jazz internazionale si danno appuntamento in Friuli-Venezia Giulia, tra Collio e Slovenia, per la XX edizione di “Jazz & Wine of Peace”: Sun Ra Arkestra (prima data del tour europeo), Steve Coleman and Five Elements (anteprima italiana), Enrico Rava New Quartet “Wild dance”, James Brandon Lewis Trio (esclusiva italiana), Craig Taborn Quartet, William Parker & Hamid Drake (esclusiva italiana) e altri grandi jazzisti mondiali parteciperanno al tradizionale festival ideato da Circolo Controtempo di Cormòns (GO), che ogni anno raduna migliaia di appassionati provenienti da Germania, Austria, Slovenia, Italia.

Dopo aver raccolto oltre 80.000 presenze in 19 edizioni, cantine, locali, castelli, piazze e ville storiche del territorio apriranno nuovamente le porte ad un festival che coniuga musica, percorsi cicloturistici e enogastronomia a 5 stelle, con un formula originale e unica nel suo genere che lo ha reso tra gli appuntamenti più seguiti in Italia. (altro…)