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galliano

Splendido concerto di Richard Galliano sabato 16 febbraio presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma, concerto che si inserisce nel quadro di un’ altrettanto splendida stagione varata dalla Istituzione Universitaria dei Concerti (IUC).
Ma torniamo a sabato pomeriggio. Aula Magna piena in ogni ordine di posti per un evento che sulla carta si presenta già di grande rilevanza: uno dei più grandi fisarmonicisti oggi in esercizio, Richard Galliano, incontra l’Orchestra Camerata Ducale con Guido Rimonda violino solista e concertatore: terreno dell’inedita cooperazione le musiche di Bach, Vivaldi, Gardel, Piazzolla e dello stesso Galliano.

Il concerto inizia con il brano forse più difficile ma proprio per questo più atteso, almeno dal vostro cronista: il “Concerto in do minore per violino, oboe, archi e continuo BWV 1060” ovviamente rivisto e trascritto per fisarmonica e archi da Galliano. Ebbene, sin dalle prime note, è un vero e proprio godimento per le orecchie: Galliano si muove splendidamente fra le molteplici difficoltà presentate dalla partitura ma quel che più sorprende è sentire come il suono della fisarmonica si amalgami perfettamente con quello degli archi. Se non si conoscesse l’originale, si potrebbe benissimo pensare che il pezzo è stato scritto proprio per questo organico. Alle prese con  una musica che impone delle regole ben precise, Galliano riesce perfettamente a limitare la sua strabordante maestria tecnica che qualche volta, nelle prove in solo o  in duo, lo porta un tantino ad eccedere. Invece qui è preciso, misurato, semplicemente perfetto. E la stessa sensazione si ha ascoltando la successiva pièce, “Opale Concerto”, una sua composizione di impostazione classica divisa in tre tempi.

E su questo brano si chiude la prima parte del concerto sottolineata da applausi convinti da parte di un pubblico entusiasta.

La seconda parte alterna brani che si rifanno alla grande tradizione del tango, ad un pezzo classico. Così ascoltiamo in rapida successione “Por una cabeza” di Carlos Gardel, arrangiato per violino e orchestra (l’unico pezzo in cui non c’è Galliano), “Melodicelli” di Galliano forse il pezzo più debole del pomeriggio, il “Concerto per violino, archi e continuo in sol minore “L’Estate” op.8  n.2 RV315” di Antonio Vivaldi anch’esso rivisto e trascritto per fisarmonica e archi da Galliano, “Invierno Porteño” e “Oblivion” di Piazzolla e “Tango pour Claude” e “La valse a Margaux” di Galliano. Come spesso accade nei suoi concerti, Galliano raggiunge l’apice interpretando i brani di Piazzolla che restituisce agli ascoltatori con la loro carica di drammaticità e di pathos che ti prendono dritto al cuore.

Il concerto si conclude con il pubblico entusiasta che letteralmente costringe i musicisti a due bis: la celeberrima “Cumparsita” e l’altrettanto celebre “Libertango di Piazzolla”.

Ciò detto vorrei aggiungere ancora qualche considerazione. Innanzitutto una nota di sincera ammirazione per l’Orchestra Camerata Ducale che ha saputo evidenziare una grande flessibilità nell’interpretare partiture non classiche, flessibilità che, ad onor del vero, costituisce oramai una sua precisa cifra stilistica. Ottima anche la performance del violinista Guido Rimonda.

E infine, consentitemelo, una nota di soddisfazione personale per veder confermate sul campo due mie precise convinzioni: la fisarmonica, nelle mani giuste, può eseguire partiture di qualsiasi genere; esiste un filo rosso che lega tutte le musiche, in questo caso la classica al tango.

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