Intervista raccolta da Gerlando Gatto

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Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Claudio Angeleri, pianista – ph: Dario Guerini

-Come sta vivendo queste giornate?
“Io sto a Bergamo. Il centro purtroppo di questa terribile epidemia. Ho cercato subito di essere vicino ai giovani facendo quello che so fare meglio. Cioè insegnando e suonando. Sono stato inoltre impegnato ad organizzare il Jazz Day on Line con l’Associazione Il Jazz va a scuola e il MIUR Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica. Le mie giornate sono davvero piene”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?

“Dall’inizio di questa triste avventura ho già perso una ventina di concerti. Il futuro non sarà assolutamente lo stesso. Cambieremo modo di essere e anche di fruire della musica per almeno i prossimi due / tre anni. Per questo motivo occorre rimodulare completamente il nostro lavoro. In tal senso il web mi ha dato la possibilità di aggiornare e ripensare le possibilità offerte dalla musica in rete. Sto registrando ad esempio diversi video didattici in cui suono anche molto”.

-Come riesce a sbarcare il lunario?
“Sono docente di ruolo nella scuola, dirigo e insegno pianoforte jazz al CDpM di Bergamo. Sono fortunato e così come me ci sono tanti musicisti che insegnano nelle scuole e nei conservatori. Il mio pensiero però ora va soprattutto a chi vive solo di concerti. Occorre un sostegno economico pubblico anche per questa categoria di lavoratori”.

-Vive da solo o con qualcuno. E quanto ciò risulta importante?
“La famiglia, gli affetti, l’amicizia sono un sostegno fondamentale in questo momento”.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“I rapporti umani sono già cambiati. Credo però che in Italia non si capisca ancora cosa significhi vivere in una città come Bergamo dove, nel mese di marzo, moriva una persona ogni 10 minuti. Se si provasse a vivere solo un giorno qui da noi credo si cambierebbero tanti comportamenti irresponsabili che purtroppo avvengono in tutta Italia. Devo dire però che in questa situazione terribile ho sperimentato una straordinaria vicinanza di tante persone, amici che non sentivo da tempo, studenti. Sento di avere delle responsabilità per il ruolo che rivesto, quindi faccio del mio meglio per essere un esempio attraverso l’impegno, lo studio quotidiano, il lavoro”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?

“La musica costituisce uno straordinario riferimento per tutti anche per chi non la pratica professionalmente come noi. Ci dà equilibrio, forza e speranza. È il futuro”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“È difficile per un musicista rispondere a questa domanda. La musica è totalizzante e mettiamo tutti noi stessi anche nelle nostre componenti spirituali ed etiche oltre che artistiche. Per Coltrane la musica era innanzitutto preghiera, elevazione dell’anima”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“Non lo trovo retorico. Siamo in guerra e dobbiamo essere uniti per vincere. Ne sono davvero convinto. Poi cercheremo le responsabilità e occorrerà essere molto severi. Ma ora bisogna andare oltre anche se capisco non sia facile”.

-È soddisfatto di come si stanno muovendo i V/si organismi di rappresentanza?
“I musicisti non hanno un vero sindacato di rappresentanza. L’associazione MIDJ, di cui sono referente regionale per la Lombardia, si è data molto da fare attraverso diverse iniziative di supporto all’emergenza economica. Oltre alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e della politica sul “mestiere del musicista” però non si può fare molto di più. Certo che più siamo più contiamo. Quindi occorre esserci e mettersi in gioco”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe?
“È un discorso delicato. È facile sparare a zero sulla classe politica attuale, viste le competenze che esprime. Tuttavia ora non è il momento di cercare responsabilità su cui sarà necessario indagare molto approfonditamente dopo. Ora bisogna uscire dall’emergenza e quindi chiederei innanzitutto di agire in fretta nelle forniture dei materiali che servono ai medici e al personale sanitario riducendo la burocrazia e ascoltando solo gli scienziati più autorevoli. Poi sarà il momento della ricostruzione e saremo tutti chiamati a reinventarci. Serviranno idee, competenze e professionalità nuove. Ho molta fiducia nei giovani. Può essere una grande occasione”.

-Ha qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
Il jazz italiano oggi è molto variegato, ricco di stimoli ed eccellenti musicisti. Il panorama discografico riserva quindi delle piacevoli sorprese e comprando i dischi di jazz italiano si può inoltre sostenere concretamente il nostro settore. La rivista JazzIt, ad esempio, ha proposto i migliori 100 dischi del 2019. A Proposito di Jazz suggerisce già diversi ascolti. Fidiamoci e non resteremo pentiti”.

Gerlando Gatto

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