Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Enrico Intra, pianista e compositore

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Enrico Intra, pianista e compositore

-Come sta vivendo queste giornate?
“Le mie giornate, dentro o fuori casa, sono sempre troppo corte, indipendentemente da questa clausura. Ho molte cose da fare: organizzare la scuola in questo frangente che è il periodo delle lauree; pensare alla mia musica, scriverla e analizzare quella dei compositori che mi sono più affini”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Il lavoro dei cosiddetti creativi ha tratto vantaggio dal lungo lockdown. Non si hanno distrazioni e ci si concentra di più su ciò che ci sta a cuore. Mi diverte giocare con i miei pensieri, con certe idee appena abbozzate e poi trascurate per mancanza di tempo. Certo, penso al futuro mio e dei miei nipoti.  In un certo senso lo stiamo già vivendo. Abbiamo fatto una specie di corso accelerato di ciò che domani ci aspetterà. Io credo che il futuro sarà semplicemente una sintesi in progress tra passato e presente, come del resto la storia della nostra presenza su questo pianeta ci ha insegnato”.

-Stando così le cose, da dove trae i mezzi di sostentamento?
“Il sostentamento, questo è un drammatico problema. Per tutti, i giovani in particolare, non soltanto per i musicisti o artisti in genere. Un dramma per tutti: lavoratori, commercianti, liberi professionisti, titolari di Aziende. Io mi ritengo fortunato perché alla mia vetusta età ricevo una pensione, modesta ma che mi consente di sopravvivere dignitosamente”.

-Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Vivo da oltre mezzo secolo con Fiorenza, mia moglie. Mai come ora ci sentiamo vicini. E non intendo fisicamente. Fiorenza è una giornalista svizzera. Si è sempre occupata di cultura e per un certo periodo ha collaborato con la Televisione della Svizzera Italiana. Le giornate sono ricche. Leggiamo, ascoltiamo musica. Ci concediamo una breve pausa per giocare piacevolmente a carte, ma vince sempre lei. Io non cucino, non so fare nulla in questo campo. Però collaboro con i lavori casalinghi di “bassa manovalanza” “.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“I rapporti tra persone si modificheranno per chi ha memoria del passato. Per chi non ha cura dei beni comuni che ci circondano e attenzione verso il prossimo non cambierà nulla. Lo dico per esperienza. Ho vissuto da bambino quel drammatico periodo della seconda guerra mondiale, la povertà del dopoguerra e certi avvenimenti tragici che hanno segnato la nostra Repubblica qualche decennio dopo”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
“Certo la musica – le arti in genere – la cultura, hanno una forza straordinaria. Sono un bene indispensabile, come l’acqua e l’aria per il nostro organismo”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“Problemi, gravi e meno, ce ne saranno sempre su questo pianeta da noi violentato con frequenza. A cosa ci si può affidare? Alla Memoria per non essere impreparati, alla Scienza, alla nostra esperienza. E, soprattutto, alla volontà di cambiare noi stessi e non alla pretesa di cambiare il mondo che ci circonda”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“La retorica è di casa ovunque. Se vuoi, anche le mie risposte navigano in acqua contaminate dalla retorica. Ma la retorica del richiamo all’unità è sacrosanta”.

-È soddisfatto di come si stanno muovendo i vostri organismi di rappresentanza?
“Non è questione di essere soddisfatto. Chiunque al Governo, in un momento come questo, avrebbe avuto problemi. Criticare è più facile. È il fare che è difficile… Ci sono miliardi di persone sul pianeta. Credo sia molto difficile accontentare tutti. Mi chiede se sono soddisfatto di come si stanno muovendo gli organismi istituzionali? Stanno cercando di fare del loro meglio. Assurda la polemica divisionista e antieuropea”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe?
“Al governo chiederei quello che stanno chiedendo tutti. Attenzione a tutte le categorie, compresa quella dei musicisti, da non confondere con i bravi cantanti fortunati. I quali, a loro volta, raggiungono il successo grazie al contributo degli arrangiatori, degli strumentisti, delle orchestre”.

-Ha qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Quest’ultima domanda è un optional. Ascoltate chi ha buon senso e lo sa usare, e poi , se vi va, il mio ultimo CD/LP  Sound Planets”.

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Pino Jodice, pianista e compositore

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Pino Jodice, pianista e compositore

Come sta vivendo queste giornate?
“In realtà nulla è cambiato dal punto di vista creativo… un pianista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra vive da sempre solo con se stesso, il pianoforte, la partitura e la sua anima… vivo solo male la mancanza di libertà e l’incognita del domani…”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Dal punto di vista professionale, come concertista, mi manca il contatto umano con i musicisti e con il pubblico, come docente riesco da casa a non abbandonare i miei allievi del conservatorio di Milano, facendo lezione on line più del dovuto e cercando di iniettare loro con convinzione più dose possibile di positività, coraggio e speranza per il futuro. Il futuro per ora è una incognita… ma la prima cosa per la quale combatterò in prima linea sarà una campagna “Anti-Distanziamento-Sociale” per riportare la gente a Teatro… senza questo non ci sarà mai una ripresa del nostro settore, incluso tutto l’indotto dell’industria culturale che è immensa e non sacrificabile…”.

-Come riesce a sbarcare il lunario?
“Io sono tra i fortunati che dopo 14 anni di precariato è riuscito a diventare di ruolo come docente di Composizione Jazz al Conservatorio di Milano. Ricevo comunque lo stipendio, sebbene sia nel nostro settore in Europa il più basso… comunque arriva… e non risento in maniera particolare questa crisi… ma la sento come concertista… poiché, se pur docente, la mia attività si estende prevalentemente nei teatri “affollati” e come direttore e  pianista non ho mai smesso, né ho voglia di smettere di suonare… ho iniziato la mia carriera per il piacere di suonare e continuerò a farlo per tutta la mia vita…”.

-Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Ho appena divorziato a Natale e quindi vivo da solo. In questo periodo avrei voluto condividere la quarantena con chi ti è caro… ma la vita ti mette sempre alla prova e nei momenti difficili ancora di più… noi Artisti, però, abbiamo riserve di Amore infinite… e sappiamo focalizzare e concentrare nella giusta direzione le nostre energie positive, con l’aiuto della Musica, per superare i momenti più complessi della nostra vita”.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“Non voglio neanche immaginarlo… e non ci penso nemmeno. Se tutto non tornerà come prima… andremo tutti a casa…perché la nostra attività senza le relazioni umane “Vere” non può andare avanti…. e tra l’altro non è tutelata da nessuno e poi, che facciamo con il Teatro San Carlo di Napoli, L’Arena di Verona, La Scala di Milano, La Fenice di Venezia, Il Massimo di Palermo… insomma li facciamo andare in malora? Non ci penso neanche! Tutto deve tornare come e meglio di prima… anzi si dovrà pensare di investire di più in Cultura, Ricerca, Sanità ecc…”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
“Ne sono pienamente convinto!!! Senza Se e senza Ma!!!”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“Al buon senso… ma senza la Musica non ha “senso” “.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“La Politica!”.

-È soddisfatto di come si stanno muovendo i vostri organismi di rappresentanza?
“In parte… ma comprendo il peso e la responsabilità di scelte difficili e della ricerca disperata di soluzioni plausibili ed efficaci”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe?
“La Tutela economica e la considerazione professionale del nostro settore e di tutto l’indotto culturale, che serve a rendere grande l’Italia nel Mondo!”.

-Ha qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Si. Ho 3 ascolti che coprono 3 generi musicali: Musica Jazz: Bill Evans Trio with Symphony Orchestra diretto e arrangiato da Claus Ogerman.
Musica Classica: Il Concerto in FA per pianoforte e orchestra di George Gershwin
Musica Pop: Mark Ronson – Uptown Funk ft. Bruno Mars (un Groove della Madonna e un Bruno Mars unico…)

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Andrea Beneventano, pianista

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Andrea Beneventano, pianoforte

-Come stai vivendo queste giornate?
“In queste giornate bisognerebbe distinguere le cose negative da quelle positive (quest’ultime non troppe per la verità..); l’aspetto che viene subito in mente è la monotonia delle giornate scandite da elementi tristemente ripetitivi, ci si alza, poi la colazione, studio del pianoforte, verso mezzogiorno pausa, si esce a comprare qualcosa per il pranzo, si cucina, si pranza davanti al TG1 delle 13.30, ogni tanto rispondi a un messaggio sui social (il più delle volte , video e amenità idiote che sottolineano ancora di più la vuotezza delle giornate delle persone, ma forse anche la vuotezza delle persone? O forse anche un bisogno di comunicare anche a costo di mandare baggianate) poi quasi sempre pennichella dopo pranzo, 15.30 circa si fanno i piatti, poi ci si rimette a studiare il piano con qualche pausa qua e là.. Nel frattempo si sono fatte le 19.30 circa, bisogna farsi qualcosa per la cena! E allora vai in cucina a cucinare… Ore 20.00 telefonata ai genitori in Sicilia, poi cena davanti al TG delle 20.30. Poi se c’è un bel film me lo vedo altrimenti si spegne la TV e si ascolta un po’ di musica tra cd Youtube etc. Più o meno a mezzanotte/l’una a letto. Le varianti sono leggere qualche libro, annaffiare le piante nel balcone, pulire la casa, fare la lavatrice etc. Come vedi il quadro non è esattamente il massimo. La cosa più positiva è avere tantissimo tempo a disposizione per suonare e studiare lo strumento, sto anche componendo qualcosa. L’altra cosa positiva sono le lezioni su Skype che faccio tre volte a settimana agli allievi del conservatorio di Latina dove attualmente insegno, quello è un momento bello”.

-Come ha influito tutto ciò sul tuo lavoro? Pensi che in futuro sarà lo stesso
“Per il lavoro è un disastro! A parte l’insegnamento sulle piattaforme digitali, che non è sicuramente la stessa cosa delle lezioni tradizionali, il musicista non suonando più in giro non solo non ha più le gratificazioni del pubblico ma non guadagna! Non vorrei essere oggi nei panni di chi lavora soltanto con i concerti… Sono ottimista per il futuro ma chissà però QUANDO si ritornerà esattamente come prima!! nessuno può dirlo”.

Stando così le cose, da dove trai i mezzi di sostentamento?
“Sbarco il lunario con lo stipendio del conservatorio (…che fortuna oggi)”.

Vivi da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Vivo da solo e questo mi sembra una “dura prova” in questo periodo”.

Pensi che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
Non sono sicuro che questa situazione porterà a particolari cambiamenti nelle persone, se non per la capacità di gestire il lavoro da casa e qualche altra cosa.  Ma quando ci saremo lasciati tutto alle nostre spalle ognuno sarà quello di prima con pregi e difetti”.

Credi che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
La musica per me è forse una delle pochissime cose che mi sta tirando fuori dalla tristezza e negatività di questo periodo, penso che per molti sia così, anche non musicisti”.

Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“Ci si può affidare solo a sé stessi, alle proprie passioni da coltivare e alla speranza che tutto finisca al più presto”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“L’unità tra la gente per me non è una finzione. Lo vedi anche quando esci e incroci lo sguardo di qualcuno, sotto le mascherine si avverte la condivisione purtroppo e la sensazione che stare nella stessa barca ci avvicini l’uno all’altro… Forse è solo una mia sensazione. Se poi ti riferisci all’unità nazionale mi sembra che ci sia abbastanza, ma dove lo trovate un ottimista cosi?? L’Italia si è dimostrata abbastanza unita anche nei comportamenti. Senza parlare dei medici e infermieri che tutti noi dobbiamo ringraziare e che in molti hanno sacrificato la loro vita”.

Sei soddisfatto di come si stanno muovendo i vostri organismi di rappresentanza?
“Non molto a dire la verità. È pur vero che gestire una situazione del genere non è per niente facile, comunque bisogna aspettare i risultati per poter giudicare”.

Se avessi la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederesti?
“Personalmente chiederei visibilità alla categoria dei musicisti e degli artisti in generale e sensibilizzerei il Governo a considerare negli aiuti non solo le fabbriche, gli imprenditori con partita Iva etc. ma tutto il sommerso che non si vede, i musicisti che lavorano senza essere riconosciuti, che non hanno contributi previdenziali e adesso sono letteralmente in ginocchio! Ho aderito anch’io, ultimamente, a lettere indirizzate agli organi competenti che affrontano queste problematiche”.

-Hai qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
Nessun suggerimento in particolare”