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Renzo Ruggieri – “Opera?” – Voglia d’Arte Production (VAP 105) 30
Ecco un album di indubbia valenza ma di assai complessa decriptazione. In effetti il fisarmonicista, compositore e arrangiatore Renzo Ruggieri è riuscito nel difficilissimo intento di coniugare stilemi prettamente jazzistici con un materiale tematico che in qualche modo fa riferimento al nostro grande patrimonio lirico. Il tutto adottando una chiave teatral-descrittiva assolutamente originale: un attore, recitando, introduce ogni scena (in totale 5) mentre la fisarmonica, in chiave solistica, sottolinea il racconto improvvisando sulle famose arie e preparando l’arrivo del successivo brano orchestrale interamente originale. La storia è ottenuta prelevando episodi dal Barbiere di Siviglia, La Traviata e Tosca, con tre personaggi (rispettivamente Figaro, Alfredo e Tosca) che ne costruiscono un’altra con diverse dinamiche e altri sensi rispetto agli originali. Le premesse sono assolutamente intriganti se si pensa anche al fatto che Ruggieri conclude il racconto con due finali paralleli e contrapposti a sottolineare quanto la civiltà moderna produca una sovrastimolazione di eventi che conducono l’uomo contemporaneo a vivere una quotidianità fatta di risposte già date, di scelte non fatte. Ciò detto, l’album si apre alla grande con l’Ouverture che miscela le 5 arie d’opera selezionate con 5 brani originali (uno per scena), eseguiti dalla sola orchestra d’archi, senza improvvisazione. Si parte con la recitazione e quindi con la narrazione che viene sottolineata dalla fisarmonica solista che improvvisa sulle melodie scelte. Ed è proprio la fisarmonica di Ruggieri la protagonista del progetto: ad essa vengono affidate tutte le esposizioni melodiche e gli assoli principali; e Ruggieri dimostra ancora una volta di meritare la stima di quanti lo considerano uno dei migliori fisarmonicisti in assoluto: la sua tecnica è ineccepibile ma quel che maggiormente caratterizza l’ artista è la straordinaria capacità di esprimere tutto un proprio mondo di emozioni attraverso uno strumento non straordinariamente flessibile quale la fisarmonica. La sonorità generale risulta molto europea sia per l’assenza di strumenti a fiato sia per l’eccellente prova dell’orchestra del Teatro di Stato di Rostov sul Don tra cui segnaliamo Andrey Manchev, (conductor, sax soprano), Grigory Deratsuev (drums), Vitaly Perov (double-bass), Aram Rustamyants (piano) e la String Section del Rostov State Music Theatre. E al riguardo permettetemi di sottolineare ancora una volta un dato paradossale del nostro “Sistema” (si fa per dire): ma è mai possibile che i nostri artisti debbano realizzare i loro progetti (italianissimi come questo) all’estero senza che si possa offrire loro un qualche aiuto da parte delle autorità preposte o dagli stessi festival che continuano a prediligere sempre gli stessi personaggi o ospiti stranieri allestendo cartelloni senza alcun senso? È mai possibile che compito dei direttori artistici sia diventato solo quello di scegliere nomi che fanno audience, senza il minimo rischio? (GG)
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