Tony Bennett, quando l’arte non ha età
Alle quattro del pomeriggio Roma è troppo calda per fare le prove. Così, con grande sensibilità per gli ottantasei anni di Tony Bennett, i responsabili dell’Auditorium Parco della Musica, decidono di spostare il concerto dalla Cavea, all’aperto, alla meglio refrigerata Sala Sinopoli.
Bennett, è considerato l’ultimo dei crooner, uno dei più eccelsi rappresentanti della canzone americana. Amatissimo da Frank Sinatra, ha sviluppato la sua carriera tra jazz e canzone commerciale creando un perfetto equilibrio tra arte e intrattenimento. Per questo la sua esibizione, sebbene sia solo una delle tante previste dalla sua lunga tournée estiva, è comunque un vero evento.
E’ Antonia Bennett, sua figlia, ad aprire la serata. I sei brani che esegue, accompagnata dal quartetto del padre, cominciano a scaldare la platea. Una manciata di standard, Too Marvellous For Words, Take A Chance On Love, Embraceable You, From This Moment On, sono trattati con discrezione, eleganza e swing. La voce di Antonia è leggera, forse più adatta al pop che al jazz. La sua esibizione è breve e in alcuni momenti l’emozione le gioca qualche brutto scherzo, ma il pubblico la applaude comunque con convinzione.
Terminato il set di apertura sul palco appare Tony Bennett ed è allora che succede l’inaspettato. Tutto il pubblico si alza in piedi e tributa al crooner una lunga standing ovation che coglie di sorpresa il cantante e ritarda l’inizio del concerto. E’ solo la prima dimostrazione di affetto che il pubblico romano esternerà dei confronti dell’artista newyorkese e che Bennett ricambierà senza remore.
Marco Giorgi