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El gallo rojo – The Humans, “It’s Nine O’ Clock” (El Gallo Rojo 314-45) / Falsopiano, “8888” (El Gallo Rojo 314-46) / Gallo & The Roosters, “Everything Is Whatever” (El Gallo Rojo 314-52) / Junkfood, “transience” (Parade TRB P 05).

El gallo rojo - The Humans, “It’s Nine O’ Clock”All’incrocio tra musiche, letteratura, grafica splatter i quindici brani di “It’s Nine O’Clock”. Silvia Donati, Simone Massaron, Enrico Terragnoli, Danilo Gallo e Massimiliano Sorrentini (The Humans) guidano l’ascoltatore in un viaggio tra luoghi, liriche, dimensioni sonore, continenti, in una sorta di particolarissimo atlante. L’operazione ricorda John Zorn ma i cinque musicisti (Donati e Sorrentini sono autori di molti testi) vanno ben oltre l’imitazione di un modello.
Aria di musica contemporanea – in senso ampio e lato – si respira in “8888”. I pianisti Alfonso Santimone e Giorgio Pacorig (registrati su due canali separati) con il contrabbasso di Danilo Gallo e la batteria di Aljoša Jerič danno vita ad una serie di improvvisazioni collettive, di durata variabile tra uno e cinque minuti. Oltre ad un brano ciascuno dei pianisti e del bassista, c’è spazio per esecuzioni di Ligeti, Schoemberg ed Ornette Coleman. Con rigore il quartetto esplicita un legame (tra avanguardie a cavallo dell’Atlantico) su cui si è fondata una parte della poetica dell’AACM.
L’album di Gallo & The Roosters (Achille Succi al clarinetto basso; Gerhard Gschliessl, trombone; Zeno De Rossi, batteria) è largamente connotato dalle composizioni del bassista Danilo Gallo, presenza caratterizzante nell’etichetta. Musica porosa, aperta a tante influenze, libera da pregiudizi di genere e stile, spazia dall’assorta rarefazione di “Leon Trotsky” al funky straniato di “Pluto Platter”, unendo in modo fertile ed intelligente riferimenti politici e mediatici, ironia corrosiva (“Kaput Kravatta”) e contributi di altri autori (Bigoni, Succi, Sorrentino).
Non appartengono materialmente alla scuderia de El Gallo Rojo i Junkfood ma la loro poetica gli è piuttosto vicina. Il quartetto vede Paolo Raineri (tromba e flicorno), Michelangelo Vanni (chitarra elettrica), Simone Calderoni (basso elettrico) e Simone Cavina (batteria). Junkfood nasce dal corso sperimentale di jazz del conservatorio di Bologna ma considera il jazz solo un punto di partenza, lavorando ad una musica che ha sonorità rock e psichedeliche e genera suggestioni cinematografiche. L’acusticità della tromba si lega alla dimensione elettrica di basso e chitarra e l’album “Transience” è costituito da brani che non si rifanno a strutture tradizionali. (LO)

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