I nostri CD. Non delude le attese il “Canto” di Tania Maria

Tania Maria – “Canto” – Sud Music 007

CantoNon ha deluso le attese quest’ultimo album di Tania Maria uscito nel nostro Paese lunedì 18 febbraio. Tania Maria è oggi una delle personalità più rappresentative della musica brasiliana per cui ogni sua nuova fatica discografica viene accolta con grande curiosità ed interesse dai molti fan sparsi in ogni angolo del globo. Fan che, come accennavamo, resteranno soddisfatti di questa ulteriore maiuscola prova della loro preferita. .

In realtà “Canto” (Sud Music) non contiene alcunche’ di nuovo dal momento che il repertorio è costituito totalmente da brani registrati tra il 2005 e il 2008, evidentemente con diverse formazioni comprendenti tra gli altri, Edmundo Carneiro alle percussioni, Andrea Gomes al trombone Luiz Augusto Cavani alla batteria; altra notazione interessante, in otto dei dieci brani eseguiti, Tania Maria figura come autrice sia da sola sia in compagnia di altri artisti. Il nono (“Ze’ Marmita”) è firmato da Brasinha e Luis Antonio mentre il decimo, udite udite, è una vecchia composizione di Sidney Bechet (“Florzinha”) cui Tania Maria ha adattato i versi in portoghese. E già questo fatto la dice lunga su come la pianista e vocalist intenda la sua musica, di come, cioè, abbia sempre perseguito la strada di un fecondo incontro tra jazz e musica tradizionale giungendo ad una sintesi affatto personale al cui servizio pone una voce tra le più originali del panorama internazionale ed una tecnica pianistica di squisita fattura.

In effetti Tania Maria può vantare una solida preparazione di base: comincia a studiare fin da bambina tanto che a tredici anni suona nei locali e guida una propria band assieme al padre, anch’egli buon musicista di jazz. Gli anni successivi la vedono crescere in bravura… e popolarità tanto da meritare la stima dei suoi stessi colleghi tra cui Antonio Carlos Jobim che la definì la più grande artista di jazz brasiliana. Forse l’affermazione potrà suonare un tantino esagerata ma non c’è dubbio che Tania Maria abbia ancora qualcosa da dire nell’universo jazz. Si ascolti, ad esempio, l’iniziale “Chorinho Brasileiro” un trascinante pezzo scritto in toto da Tania Maria o lo strumentale “Tanks mr.G” anch’esso di Tania Maria in cui la brasiliana offre un saggio più che convincente delle sue capacità compositive ed esecutive.

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Brotz: focus sullo Strid-De Heney-Norstebo Trio

Trio Broz2

Come alcuni di voi sanno, da Gennaio 2013 sto lavorando come staff member presso il Brötz Club, in qualità di pianista e collaboratore, grazie alla borsa di studio “Leonardo 2013” in collaborazione con il Conservatorio di Musica “L. Refice” di Frosinone. L’occasione è stata delle più ghiotte in quanto ha significato il mio ritorno in terra Svedese dopo due anni di soggiorno come studente presso l’Academy of Music and Drama di Gothenburg (2010-2012). Inoltre la mia presenza presso l’associazione Brötz mi ha indirettamente concesso il lusso di poter assistere a tutti i concerti in programmazione ogni mercoledi sera. L’appuntamento settimanale, oltre ad essere un ottima occasione per ascoltare musica ed incontrare musicisti eccezionali, è anche il giro di boa settimanale per quanto riguarda il lavoro svolto all’ interno del Club.

Per quanto riguarda il mio abituale appuntamento mensile con “A proposito di Jazz”, stavolta ho scelto di raccontarvi un solo concerto, concentrando la mia attenzione su un solo set e non come solitamente faccio, sull’intera programmazione mensile. Ho scelto questa strategia fondando la motivazione sul fatto che mercoledì 22 aprile, il concerto del Trio Strid-De Heney-Norstebo ha non solo impreziosito la programmazione del Brötz, ma ha decisamente dato un segnale maturo di Arte dell’Improvvisazione in senso lato.

Come ogni evento straordinario, il peggior modo di poterne parlare è proprio la scrittura. Un concerto, sopratutto se capolavoro, andrebbe semplicemente ascoltato nei suoi suoni e nelle sue coloriture, ma la tentazione di cercare una condivisione in questa sede è davvero troppo allettante.

Intanto è una questione di equilibrio: due veterani ed un giovane. Come dire…il corpo e le ali. I due grandi nomi della “scena impro” scandinava sono la contrabbassista Nina De Heney (Svizzera, ma ormai naturalizzata Svedese) ed il batterista Reymond Strid (di Stoccolma). I due musicisti hanno rappresentato quelle che io definisco “voci” nel proprio strumento. Quando si arriva ad una certa maturità artistica e strumentale, al di là dei gusti, si esprime un se sincero ed autentico, allora si entra in una zona franca in cui si può solo continuare a seguire se stessi. Quindi non parliamo di riferimenti artistici, di musicisti per forza fenomeni supernaturali, ma di artisti che, negli anni, si sono presi la briga di lavorare su se stessi senza cedere alle lusinghe del Jazz , del Free o del Cool…ma just themselves. In linea generale la bellezza di questa terra (la Svezia), è che si tende sempre a coltivare una propria identità il prima possibile. E molte volte il cerchio si chiude.

Il giovane del trio si chiama Henrik Munkeby Nørstebø, Norvegese di Trondheim, trombonista di appena 27 anni (www.henriknorstebo.com). Da tenere d’occhio questo trombonista farà cose interessanti.

La Musica del Trio inizia sicura e senza esitazioni come se fosse scritta. Nella loro performance sono insiti dialogo, comunicazione, ascolto reciproco, gestione dei ruoli e del fluire del tempo in relazione alla musica, condotta delle dinamiche e del “cosa” con cura quasi maniacale al “come”. Tutti elementi, quelli sopra elencati, che in realtà fanno parte della Musica tutta, in senso lato del termine. Ci si scopre dunque inventori di niente. Il piccolo miracolo di quando, però, tutti questi fattori si strutturano in maniera logica “ora e qui”, riguarda esclusivamente l’atto improvvisativo. I trenta minuti di musica sono scanditi da due set che terminano con due rispettivi finali che convincono ancora una volta il sottoscritto, ed il pubblico presente in sala, che la Musica Improvvisata è un Arte e che non si limita a confini stilistici o esecutivi, ma si matura nel tempo, e che in se, conserva una sua alchimia basata sulla naturale empatia dei musicisti. La caratteristica principale del Trio Strid-De Heney-Norstebo è la totale intercambiabilità dei ruoli durante la performance. Come la batteria di Strid può essere il riferimento metrico di una sezione, un secondo dopo il trombone può prendere le redini del metro e lasciare alla batteria un ruolo melodico ed allo stesso tempo il contrabbasso della De Heney adesso è complice, e fra un minuto sarà pulsione ritmica da far tremare il palco. Questo continuo passarsi il ruolo fa si che la musica non si chiuda mai in uno schema o in un “già detto”. Tutto quindi è in perfetto equilibrio e mutevole attimo dopo attimo.

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