I nostri CD. Chitarre… e chitarristi per tutti i gusti

Dopo l’avvento sulla scena jazzistica di Charlie Christian, la chitarra è stata considerata, seppure con alterne fortune, uno strumento avente pari dignità rispetto ai più “titolati” pianoforte e sassofono. In questi ultimissimi anni la chitarra è tornata in auge grazie ad una folta schiera di grandi musicisti. In questa sede ve ne presento alcuni, diversi per estrazione e linguaggio, ma uniti dall’amore verso questo strumento.

John Abercrombie Quartet – “39 Steps” – ECM 2334

Per questo nuovo album il chitarrista John Abercrombie guida un quartetto completato da Marc Copland al piano, Drew Gress al contrabbasso e Joey Baron alla batteria, come a dire un combo di assoluti fuoriclasse che possono comunque vantare una già lunga intesa. In effetti Abercrombie collabora con Copland (alla sua prima uscita su ECM) già dai primi anni settanta quando entrambi erano membri prima del quartetto di Chico Hamilton e in seguito del gruppo “Dreams”. Hanno ripreso a lavorare assieme negli anni novanta suonando sia in duo, sia in trio con Kenny Wheler sia con il gruppo “Contact” con Dave Liebman e Billy Hart. Dal canto suo negli ultimi dieci anni il bassista Drew Gress ha molto lavorato al fianco di ambedue. L’album, come ci si poteva attendere data la statura degli artisti coinvolti, è di eccellente livello, caratterizzato da una bella ricerca melodica e da un lirismo che pervade quasi tutti i brani presentati. Al riguardo sei sono firmati dal chitarrista, due dal pianista, uno è una improvvisazione collettiva ed un altro una straniante rivisitazione dello standard “Melancholy Baby” di Burnett e Norton. Difficile segnalare qualche brano in particolare; comunque già il pezzo d’apertura, “Vertigo” di Abercrombie detta l’atmosfera dell’album, disegnando una ballad in cui sia la chitarra sia il pianoforte si riservano un ampio spazio solistico; “LST” di Copland è un pezzo a tempo medio caratterizzato da un coinvolgente assolo del pianista tutto giocato sul registro acuto dello strumento mentre Abercrombie cuce un delizioso tappeto armonico primo di prendere a sua volta un lungo assolo; dal canto suo Gress si fa apprezzare per un centrato intervento. Infine “Melancholy Baby” è la palpabile dimostrazione di come quattro grandi artisti sappiano rileggere un classico stravolgendolo ma allo stesso tempo mantenendone l’originaria valenza. L’album, registrato a New York nello scorso aprile, è uscito quasi in contemporanea con la torunée che il gruppo ha effettuato in Europa toccando Francia, Germania, Austria, Italia, Polonia, Ungheria e Macedonia.