Ici France, Ici Paris. I festival del jazz del 2015, le prime date da ricordare

DidierTraduzione: Gerlando Gatto – Anthony Braxton, i cui concerti in Francia sono estremamente rari, sarà la principale vedette della 24° edizione dei “Sons d’Hiver” (Val-de-Marne – regione parigina – dal 23 gennaio al 15 febbraio). Poli-sassofonista (suona praticamente tutti gli strumenti inventati da Adolphe Sax) e multistrumentista (flauto, piano) questo membro fondatore dell’AACM di Chicago, la città ove è nato circa 69 anni fa, è anche un compositore inclassificabile che, attraverso brani dai titoli talvolta esoterici, è riuscito ad abbattere i limiti della creazione e soprattutto dell’improvvisazione.
Il suo concerto (in apertura il 23 gennaio al Kremlin-Bicêtre) preceduto da quello del pianista Matthew Shipp (in trio), sarà l’evento clou della manifestazione. Tanto più che si esibirà con molto materiale elettronico: Il festival, che si propone come vetrina d’un jazz concettualmente libero e avanguardista, ospiterà anche Graig Taborn (piano), Nicole Mitchell (flauto), James “Blood” Ulmer (chitarra), il gruppo sperimentale americano “Massacre”, guidato da Bill Laswell (contrabbasso) e Fred Frith (chitarra), Archie Shepp alla guida dell’”Attica Blues Big Band” e uno dei cantori del free jazz, il tedesco Petr Brotzmann (sax in trio con Hamid Drake alla batteria e Williams Parker al contrabbasso). Senza dimenticare una delle stelle più luminose del jazz odierno, il trombettista Ambrose Akinmusire o ancora la Compagnie Lubat condotta dal batterista francese Bernard Lubat.

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Classica. Meredith Monk: poesia in azione

Piano songs

ECM ha recentemente pubblicato, per la collana “New Series”, il nuovo “Piano Songs” di Meredith Monk, da sempre un’artista di punta del catalogo.

Sul proprio sito internet Meredith Monk viene così definita: ”composer, singer, director/coreographer and creator of new opera, music- theater works, films and installations”. Di tutte queste qualifiche, accreditatissime, due sono quelle per le quali è più nota: compositrice e cantante.

Quest’artista, che mi ricorda un po’ Ariel, lo spirito dell’aria della “Tempesta” di Shakespeare, ha saputo creare un ‘sound’ capace di trasfigurare lo spirito della sua città New York in uno strano canto.

Mentre altri suoi colleghi, simili ad Orfeo sbranato dalle Bassaridi, si sono voltati a contemplare l’epoca loro contemporanea e, convinti della propria attualità, sono sprofondati nell’oblio, la Monk ha saputo immaginare una diversa condizione di natura (“Impermanence” è il titolo di un suo recente, bellissimo album) riuscendo ad essere sempre “inattuale”.

Meredith Monk ha avuto l’intuizione geniale, ancorché non nuovissima, la sperimentò, mutatis mutandis, Richard Wagner prima di lei, del wor-ton-drama, il dramma totale nel quale confluiscono tutte le arti.

Le sue drammaturgie combinano canto, danza, recitazione, scenografia, hanno un carattere onirico e sono spesso prive di una vera e propria struttura narrativa in senso tradizionale.

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I nostri CD. Musique sans frontieres: quando due mondi si incontrano

musique sans frontieresQuando ho aperto questo cd ero piuttosto intimorita dalla possibilità di assistere ad un incontro potenzialmente pericoloso, stridente, deflagrante. Non che sia la prima volta che musica colta e Jazz si intrecciano. Però qui siamo in un ambito particolare: Ravel e Debussy, due compositori non a caso definiti “impressionisti” per la raffinatezza estrema delle dinamiche, la rarefazione delle atmosfere, le armonie sospese, che generano però una fortissima espressività. La precisione delle indicazioni nelle partiture obbligano l’ interprete a seguire alla lettera proprio quella rarefazione, eleganza, bellezza impalpabile. Pur nella loro diversità. A questo aggiungete che il pianista è Michele Campanella, grande, perfetto interprete della musica colta che del rigore interpretativo è indimenticabile e strenuo fautore.
Dall’ altra parte uno strepitoso sassofonista e jazzista argentino. Passionale, eccellente improvvisatore, un mondo che si immagina completamente diverso: il tango, il Jazz, il ritmo sincopato, la composizione estemporanea.
Cosa potrà mai accadere mi dicevo… come possono essere compatibili due mondi così lontani.

E invece l’ emozione è stata quella di ascoltare e quasi addirittura visualizzare un incontro di reciproca meraviglia tra artisti che entrano in contatto, dando il via ad una gentilezza creativa quasi stupita.

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I nostri CD. Drumpet: l’eleganza e l’efficacia del nuovo

drumpet copertina“Talking drums”: potrebbe essere il titolo di questa recensione oltre che del primo brano di questo cd in cui Lorenzo Tucci dispiega tutte le sue qualità tecniche ed espressive facendo parlare davvero il suo strumento. Insieme a lui l’ amico di una vita, il trombettista Fabrizio Bosso, che decide di assecondare un progetto ardito: un progetto pianoless senza nemmeno il contrabbasso è una sfida. Ma Tucci ama le sfide, e di certo sceglie bene il suo compagno di viaggio, che con lui ha suonato, improvvisato, creato per un’ intera vita artistica. Il titolo riassume questa fusione: Drum + Trumpet = Drumpet. I risultati si ascoltano, evidenti, in un lavoro che è connotato da energia, creatività, musicalità. E non ultimi una grande varietà stilistica, buon gusto, costante eleganza, percettibili nella scelta efficace di brani originali molto brevi in cui accadono musicalmente cose inaspettate, emozionanti, nelle quali non c’è tempo di assuefarsi. Poco più di 40 minuti: Tucci ha pensato fosse il tempo giusto, data la sonorità particolarissima che deve essere goduta appieno, a piccole ma intense ed appaganti dosi.

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Classica. On a Clear Day: Matthias Pintscher e la sua musica nuova

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Cari lettori, anche questa settimana torno a consigliare un disco di musica contemporanea.

So molto bene che la musica d’oggi è guardata dai più con una certa diffidenza: è “difficile”, così si dice, e in effetti si tratta spesso di un linguaggio complesso, esoterico e misterioso.

Il problema però è mal posto, non è tanto la difficoltà, vera o presunta, dell’ascolto quanto la nostra disponibilità a fare uno sforzo di “allenamento” dell’ orecchio musicale nella certezza che esso verrà ampiamente ripagato.

Mai come oggi la musica che abita le sale da concerto è per gran parte musica del passato, laddove in quasi tutte le epoche è stato l’opposto; tutti i grandi della musica scrivevano musica “nuova” per il loro tempo. Ma oggigiorno prevale una visione che potremmo definire capitalistica: l’arte, parafrasando Edgar Wind, è divenuta uno dei tanti prodotti disponibili sugli scaffali, è il mercato a stabilirne il valore ed ha cessato di essere pericolosa, la si vuole più vendibile.

In tale contesto sembra essere più sicuro per molti operatori culturali non scommettere sul futuro ignorando il presente: tutto questo è molto triste.

Allora, per contrastare questa tendenza conformistica, andiamoci ad ascoltare questo disco, “On a Clear Day” di Matthias Pintscher, recentemente pubblicato da Stradivarius.

Una parola sull’autore: prolifico compositore, egli è anche molto noto e attivo come direttore d’orchestra e riveste la carica di direttore musicale dell’Ensemble Intercontemporain. Le sue opere sono abitualmente eseguite dalle maggiori orchestre del mondo, tra cui i Berliner Philarmoniker. Tra i direttori ed i solisti con i quali ha collaborato possiamo ricordare Claudio Abbado, Pierre Boulez, Julia Fischer, Truls Mork…ma l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Questo CD Stradivarius contiene opere per pianoforte solo ed un ciclo per canto e pianoforte, “Lieder und Schneebilder” su testi di E.E. Cummings, scritti tra il 1994 e il 2004

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