Francesca Dego e Francesca e Leonardi nell’integrale delle Sonate per violino e pianoforte

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Dego Leonardi

Dopo alcuni tentativi più antichi, che oggi assumono prevalentemente valore storico, si plasma con Wolfgang Amadeus Mozart la Sonata per violino e pianoforte; ma sarà soltanto con le dieci Sonate di Ludwig van Beethoven che il genere potrà mettere radici nel terreno della modernità, e questo per almeno due ragioni di fondo.

La prima, va da sè, è l’ alta qualità della musica, così come la varietà individuale delle singole sonate, capolavori scaturiti dall’alto magistero del (forse) più grande compositore di tutti i tempi.

Poi c’è un ulteriore merito: quello di aver plausibilizzato la fusione di due voci fondamentalmente diverse, per non dire contrastanti. Poiché, se ostili non sono, i due strumenti, facilmente potrebbero diventarlo se sottoposti agli esiti di una scrittura imperfetta. Il pianoforte, da un lato, strumento di corde percosse, che del “legato” può creare soltanto l’illusione: e all’epoca, aggiungiamo, meno incline alla cantabilità di oggi per specifici limiti tecnici. Dall’altro il violino il più retorico e vocale tra gli strumenti.

Sul terreno d’incontro e di scontro tra questi deuteragonisti si gioca non solo la sfida di queste Sonate ma una parte importante del Romanticismo musicale, che proprio da Beethoven prese le mosse.

Il CD che oggi si presenta, pubblicato da Deutsche Grammophon, include tre capolavori: le Sonate op 30 nn. 1 e 2 e l’ultima, la metafisica op 96.

L’opera 30 n. 1 risulta una delle meno eseguite dai concertisti e non se ne capisce il motivo. Basterebbe il secondo tempo, infatti, a farle guadagnare un posto di primaria importanza nella letteratura cameristica: una delle pagine più commoventi di tutto Beethoven, incastonata tra due movimenti non meno interessanti tra cui brilla, forse, il Tema con Variazioni conclusivo. La Sonata in do minore op 30 n. 2 ha un carattere essoterico, teatrale, e risulta un ordigno di rara potenza ed efficacia nel quale i solisti hanno modo, più che nella precedente, di mettere in luce le proprie doti e conquistare l’uditorio.

Altro clima, esoterico talvolta e quasi filosofico, si respira nella decima, op. 96. Che sembra, più che un distillato della musica sua precedente, un presagio dell’ultimo stile, che di fatto essa inaugura.

Cosa rende questa Sonata tanto speciale? Forse quella particolare luce che ricorda ‘La scuola di Atene” di Raffaello Sanzio o il carducciano “Spirito di Titano entro virginee forme”…Qui, la compenetrazione tra i due strumenti è plasticamente perfetta e dà vita a una nuova filigrana, un tessuto sonoro che, nel canto, modella continui profili di ellenistica bellezza. Anch’essa termina con un meraviglioso “Tema con Variazioni”, e si chiude in letizia.

Le giovani interpreti Francesca Dego e Francesca Leonardi portano a compimento, con questa terza incisione, una integrale molto ben riuscita. Strumentalmente assai dotate, la loro concertazione coniuga vitalità e grazia in una sintesi originale, così come preziose non meno che naturali risultano tante soluzioni interpretative, in un ossimoro felice. La musica “respira” e, anche dopo tante ragguardevoli edizioni udite in passato, questa si fa ascoltare con interesse, e riascoltare più volte. La splendida qualità dell’incisione, con l’immagine dei due strumenti chiara ed equilibrata, la ricchezza del booklet e l’acume delle note di copertina a firma del Giovanni Carli Ballola sono ulteriori elementi che raccomandano l’ascolto del disco.

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