All’Agriturismo Tonutti il live della cover band per Artesuono di Stefano Amerio

Tempo di lettura stimato: 3 minuti

Foto di Gabriele Tiso

Agriturismo Tonutti, Tavagnacco, Udine
30 giugno 2017, ore 18:30 fino a notte fonda

Patrizio Forgiarini Coleto voce
U.T. Ghandi betteria
Giorgio Pacorig Fender Rhodes
Emiliano Visentini basso.
Paolo Rovere chitarra.
Stefano Natali chitarra
Marco Furlan percussioni

Puntata seconda, il giorno è arrivato: il sogno si avvera. La cover band U.T.Ghandi & Coleto Blues Syndicate registra il suo primo album per Artesuono, del mago dei suoni Stefano Amerio.
Se non sapete di cosa io stia parlando, potete leggerlo qui.
Arriviamo all’ Agriturismo Tonutti che il tutto è in fase di allestimento. U.T. Ghandi monta il palco, controlla la logistica, Stefano Amerio ha tutti i device in funzione, i microfoni sono già piazzati. Si allestiscono le luci, e gli effetti speciali. C’è tutto: il proiettore di immagini, la Mirrorball e anche gli sparafiamme. Per terra i tappeti, gli amplificatori e i monitor sono sistemati.
Il tempo è buono ma a tratti incerto: si montano gli ombrelloni per riparare le attrezzature in caso di pioggia.
Io ed Ermanno Basso, leggendario produttore della CAM Jazz, sistemiamo 50 sedie, ma il cortile è capiente, ci sono anche i tavoli dove sarà possibile mangiare e bere le specialità offerte dalla famiglia Tonutti, proprietaria dell’Agriturismo dove tutto, a febbraio, è cominciato, con la festa per il decennale dell’ apertura dell’attività.
Arriva Claudio Filippini, che era ad Udine al conservatorio in un giorno di esami, e ha deciso di partecipare al concerto: magari suonerà il Rhodes in qualche brano anche lui.
Sono pronti anche gli anelli – gadget fatti con la parte metallica dei tappi degli innumerevoli prosecchi prodotti da Tonutti stappati in passato: in vendita per beneficenza.
Il concerto è previsto in due set: uno preparatorio alla registrazione, e poi il live vero e proprio. Si comincerà alle 18,30: arrivano i musicisti, sound check d’obbligo, e dopo poco comincia ad arrivare gente. Molta gente.
E puntuale, minuto più minuto meno, la musica comincia.

The thrill is gone parte e si crea subito l’atmosfera che si era creata a febbraio: il groove della batteria di Ghandi, le chitarre di Paolo Rovere e Stefano Natali,  il basso di Emiliano Visentini, il pianoforte di Giorgio Pacorig sono lì con il loro sound e la loro energia pazzeschi, le percussioni di Marco Furlan enfatizzano con eleganza . E la voce di Patrizio Forgiarini Coleto è quella: no, non sbagliavo nel mio precedente articolo. Ho scritto il giusto. Questa sarà anche “solo” una cover band ma suonano di brutto, trascinano, fanno musica, e durante questo primo set, che è quasi una prova generale, continua ad arrivare gente. “E’ la vostra band!!” esclama sorridendo sornione Forgiarini, ironico ma anche sinceramente pieno di entusiasmo, e cominciano gli applausi, le incitazioni ai musicisti. La batteria di Ghandi macina, il basso è lì che tesse le trame di blues, rock, pop, senza mai un’incertezza, mentre le percussioni aggiungono un timbro fondamentale.
Si arriva al break e i musicisti si disperdono tra la gente, siamo almeno in 300: si beve, si assaggiano le specialità che Marzia e Marco Tonutti hanno predisposto per l’occasione, si stappano bottiglie si ride, si parla e… si riprende la musica.

Da adesso in poi siamo nel live vero.

L’impianto luci è a mille, si alza il fumo di scena, sul palco vengono proiettate immagini psichedeliche, la mirrorball gira e la U.T. Ghandi & Coleto Blues Syndacate suona per un’ora di fila, con la voce pazzesca di Forgiarini che non si capisca come faccia a non incrinarsi mai, nonostante la fatica di cantare con quel timbro graffiante, e potente: la risposta è che Forgiarini Coleto è un cantante autentico, interprete di livello, la voce la sa usare, e i componenti della band, come lui, riescono a tenere il confronto con Giorgio Pacorig e Ghandi, che i musicisti lo fanno di mestiere, così come con Claudio Filippini, che sale sul palco dando temporaneamente il cambio a Pacorig improvvisando senza aver mai provato con loro nemmeno un minuto: gli comunicano il titolo del pezzo in scaletta e lui parte come un treno,  come se niente fosse.

St. James Infirmary, The Spy, I got the blues, Honky Tonky Woman, i brani si susseguono con un’energia che non è solo quella intrinseca alla musica e ai brani scelti per l’occasione. E’ l’energia della felicità di esserci: che accomuna musicisti e il pubblico, che continua ad arrivare.

Tra introduzioni suggestive, assoli avvincenti, crescendo inarrestabili, una voce potente e graffiante, dialoghi con il pubblico irresistibili, applausi, fischi di approvazione, entusiasmo, e le fiammate degli sputafiamme come in un vero concerto rock si arriva a Money on the pocket di Zawinul, con una sorpresa: un testo scritto da Patrizio Forgiarini Coleto che è una delizia, e tra il groove pazzesco e la poesia surreale di quelle parole la serata termina (come musica) e continua fuori dal palco per ore, ancora, in una festa lunghissima. Con tutta la gioia che ha riunito per questo vero e proprio evento quasi quattrocento persone, felici di esserci insieme a musicisti felici di suonare. Il cd uscirà e chi vi scrive avrà l’onore di scriverne le liner notes. Io c’ero, e anche per me è stata una serata indimenticabile.


Il testo di “Money on the pocket”? Eccolo
Come un’ape volo qua e là
Ogni fiore è casa mia
Nei tuoi colori mi son perso già
Forse è meglio, vado via
Ma ad un tratto penso 
Non ce la faccio senza te…. (continua) (il resto lo ascolterete quando avrete tra le mani il cd)

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