Tempo di lettura stimato: 1 minuto

Lanfranco Malaguti – “GalaXies” – Splasc (H) 1557.2

Lanfranco Malaguti – “GalaXies”Conosco Lanfranco Malaguti oramai da qualche decennio e posso, quindi, affermare senza ombra di dubbio, che si tratta di una delle persone, dei musicisti, intellettualmente più onesti che abbia avuto modo di incontrare. Lanfranco non va dietro alle mode, poco si cura di piacere al pubblico: l’unica cosa che lo interessa davvero è proseguire nella sua ricerca, un’opera di approfondimento, di scavo che oramai data da lunga pezza. E per fortuna adesso arrivano anche i riconoscimenti ufficiali, le vittorie nei referendum, le recensioni sempre positive delle sue uscite discografiche.

E così anche questo “GalaXies” è stato salutato positivamente dalla critica italiana che ha riconosciuto a Malaguti quelle doti che effettivamente lo caratterizzano e cioè solida preparazione tecnica, acuta osservazione dell’universo musicale, grande capacità di sintesi, bella facilità di scrittura, ricerca ininterrotta delle innumerevoli possibilità espressive dello strumento (chitarra) legato all’elettronica, continua sperimentazione alla ricerca di un possibile punto di contatto fra tonale e atonale. Il tutto con l’obiettivo prioritario di ottenere una cifra stilistica affatto personale che lo renda unico, immediatamente riconoscibile in un universo in cui, viceversa, abbandonano sempre quanti si rifanno ai grandi maestri quali Wes Montgomey, Joe Pass o Pat Metheny.

In questo album è con lo stesso quartetto con cui ha realizzato “Panorami” vale a dire Massimo De Mattia ai flauti, Nicola Fazzini ai sassofoni, Luca Colussi alla batteria: manca, quindi, ancora una volta il contrabbasso ma la carenza non si avverte visto il gran lavoro svolto soprattutto dallo stesso Malaguti. “GalaXies” evoca spazi lontani, inesplorati in cui Lanfranco si avventura con la sua musica, certo non facile, alle volte sghemba, ma sempre più di straordinaria attualità con queste metriche inusuali, una timbrica originale e quell’andamento a spirale che sembra voler condurre al centro del problema, al nocciolo, all’essenza della musica svincolata da qualsivoglia condizionamento. Ecco se proprio volessimo trovare il pelo nell’uovo, si potrebbe dire che questa volta Lanfranco sembra aver messo troppo da parte il cuore per dare ascolto esclusivamente all’intelletto.

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

Commenti

commenti

Shares