A Natale regaliamo dischi, please

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Cari lettori di …A proposito di Jazz, Natale è alle porte. E’ lecito quindi interrompere la liturgia consueta di questo spazio che alcuni di voi con cortese pazienza seguono da tempo, per affrontare il tema regali.
Al Telegiornale soltanto ieri si dava risalto a un sondaggio, sul quale nutro seri dubbi, secondo cui soltanto l’8 per cento degli italiani o giù di lì rinuncerà a fare il regalo di prammatica.
Se ciò è vero il disco resta un’ottima scelta: costa poco, dura tanto, eleva moltissimo e dice bene sia del donatore che del ricevente. Non si sbaglia a regalare dischi (e libri), puntando su un oggetto che può durare una vita intera.

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Se i destinatari sono amanti del canto un’idea assai felice può essere questo recente cofanetto Warner dedicato a Ian Bostridge. Questi è uno dei più grandi cantanti del mondo e il suo repertorio d’elezione, più che quello operistico, dove peraltro ha fornito prove ragguardevoli, è il lied.
Il box contiene lavori che definire stupendi è poco con autori quali Thomas Adès (forse il maggior compositore vivente), Benjamin Britten, Georg Friederich Haendel, Hans Werner Henze, Leos Janacek, Claudio Monteverdi, Wolfgang Amadeus Mozart, Henry Purcell, Franz Schubert, Robert Schumann e Hugo Wolf. Interessanti in particolari le sue letture wolfiane, che non conoscevo e delle quali svela l’intimo incanto.
E’ un ritratto a 360° dell’arte sopraffina di questo cantante, con un profilo antologico, la qual cosa può piacere o meno: gli integralisti, che vogliono possedere il “Billy Budd” di Britten in tutte le sue 4 ore, storceranno il naso; tutti gli altri invece avranno la grande opportunità di godere dell’ascolto di pregevoli gemme selezionate con cura da uno chef pluristellato come Bostridge, definito dal New York Times “something of a polymath”: egli è uomo di fìgrande cultura, come si evince anche dalle scelte di repertorio.
L’edizione è corredata da una illuminante intervista. Che altro dire? Lo donassero a me, farei  salti di gioia.

Bostridge_Warner

Un singolare CD dell’etichetta ECM mette in relazione, e molto opportunamente, due autori fondamentali dell’esperienza contemporanea free/esoterica statunitense ossia Morton Feldman e John Cage, con il loro precedente filologico, l’autore germinale di tutta quell’esperienza, il francese Erik Satie che pensava il mondo come una colossale Commedia.
Direttore di un ufficio postale di mestiere, ‘guru’ dell’anti romanticismo per vocazione, Satie diede inconsapevolmente la stura a tutto un movimento sotterraneo di avanguardia, nel segno dell’ironia e dell’anti-retorica che dura ancor oggi.
Di Feldman si può qui riascoltare ‘Rothko Chapel’, composizione ispirata dal grande pittore, per scendere, attraverso anche rare musiche corali di Cage,  giù giù fino alle Gnossiennes, note e amatissime.Mi si lasci dire che questi dischi ECM sono belli anche da vedere, e la cura estetica li rende, ipso facto, un’idea regalo azzeccata. Quanto spesso si ascoltano dischi pregevoli confezionati con vesti grafiche tristi e quasi criminose! Questo CD, nel quale si presentano situazioni strumentali molto varie, è bello e adatto ad una vasta platea di destinatari, sconsigliabile solo, per le atmosfere rarefatte, agli ammiratori del “death metal”, anche se nella vita è sempre bello stupirsi.

ecm

Volete regalare musica lieta, che allarghi il cuore? Con i concerti per corno e orchestra di Mozart, il sorriso è assicurato. Queste geniali opere del maestro salisburghese appartengono alla sua produzione più disimpegnata tuttavia, nella procedura di questo genio, la profondità sta in superficie. E’, questo, il Mozart galante, che abbraccia lo spirito del suo tempo.
Siccome lo strumento è chiamato a pericolose evoluzioni e virtuosistici affondi, si richiede un solista all’altezza. L’orchestra poi deve dare prova di leggerezza, ed è d’uopo un direttore sapiente. Non è infine accettabile una qualità della registrazione meno che smagliante, a catturare le gradazioni dinamiche e agogiche di questi mobili “tableaux vivants”.
Questo CD Deutsche Grammophon, con il solista Alessio Allegrini e il suono curato da Michael Seberich, racchiude in sé tutte le suddette qualità e donarlo è anche un modo per ricordare un grande direttore, Claudio Abbado, alla guida di una preziosa orchestra italiana cancellata all’indomani della sua scomparsa, nel silenzio delle istituzioni e nonostante le promesse di ministri dalla fronte inutilmente spaziosa.

mozart allegrini

Infine, per gli amanti del Melodramma, e per coloro che aspirano a divenirne appassionati, la nuovissima e bella Aida di Pappano, con le compagini di Santa Cecilia. Un’opera scritta per l’inaugurazione del canale di Suez, che ha fama di magniloquente ed è tuttavia intimista, psicologica. Qui Verdi trova anche, da par suo, un linguaggio armonico irrealmente antico, grazie all’utilizzo di lambiccate quanto fascinose scale ortofoniche sulle quali egli specula raffinate armonie.
Aida, si sa, è impervia dal punto di vista vocale e richiede interpreti più che all’ altezza che qui si trovano e non deludono. Il direttore Pappano vince, come sempre, più che sul piano della tecnica su quello delle idee. La sua lettura è convincente, precisa e completa e trova il colore giusto di un’opera spesso fraintesa a mò di spettacolo circense. Questa produzione mette in risalto anche le belle qualità dell’orchestra e del coro romani.

Buon Natale a tutti!

aida

 

 

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