Il progetto Lumina sabato 23 marzo alla Casa del Jazz di Roma

L’ideatore di Lumină è Paolo Fresu, in qualità di musicista, compositore e produttore discografico. La notazione che sembra scontata è invece importante in quanto è stato Fresu a pensare integralmente il progetto e a scegliere i cinque musicisti che ne fanno parte (Carla Casarano alla voce, Leila Shirvani al violoncello, Marco Bardoscia al contrabbasso, William Greco al pianoforte, Emanuele Maniscalco alla batteria e alle percussioni) dando “luce” così ad un nuovo gruppo originale.

Il progetto, che continua a ricevere sempre più consensi dalla critica per il disco pubblicato per l’etichetta Tǔk Music e dopo aver riscosso un successo trasversale nel tour del 2018, torna a calcare i palchi italiani con 4 speciali concerti a marzo 2019 di cui uno a Roma, sabato 23, alla Casa del Jazz.

L’idea base che ha mosso il suo artefice scaturisce dalla voglia di concepire un’intera opera intorno al tema della Luce. Luce declinata in dieci composizioni musicali diverse dove ognuna ha appunto il titolo “Luce” nelle diverse lingue del mondo ma “Luce” anche in senso letterario; infatti quattro testi originali sullo stesso tema, scritti da Erri De Luca, Lella Costa, Marcello Fois e Flavio Soriga, fanno parte del progetto oltre ad una poesia di Emily Dickinson. Due di questi (Lella Costa per “Luce” composta da William Greco e Emily Dickinson per “Light” composta da Marco Bardoscia) sono anche espressi in forma canzone e interpretati dalla voce di Carla Casarano.

I significati da estrapolare dal progetto sono diversi. Da una parte proseguire nell’opera di scoperta dei giovani talenti che Fresu porta avanti da alcuni anni. Dall’altra, quella di lavorare sul ‘concept’ sia visivo sia sonoro della Luce intesa come vita e come fonte di ispirazione creativa e poetica. Un ulteriore “input” è rappresentato dalla volontà di proseguire nel percorso di crescita del jazz italiano suggerendo percorsi nuovi ed originali e portando per mano i musicisti verso nuove esperienze nazionali ed internazionali. In ultimo, quella di creare un progetto completamente nuovo (sintetizzabile nella sorta di logo “Il lirismo della Luce, che si fa suono “) ideato e pensato da Fresu che vuole proporre un innovativo connubio fra diverse territorialità musicali contemporanee unendo filoni pop, classici e di quel “new jazz” italiano made in Puglia che sta dando lustro al panorama musicale internazionale di oggi.

Lumină è risultato progetto vincitore del Bando Sillumina – SIAE e ricordiamo che i concerti sono organizzati con il sostegno di MiBAC e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”.

Redazione

I temi dei grandi musical di Broadway riletti dal Paolo Ghetti Melody Quartet al Rossini Jazz Club di Faenza

Giovedì 21 marzo 2019, l’appuntamento con il Rossini Jazz Club di Faenza si rinnova con il concerto del Paolo Ghetti Melody Quartet, formazione composta da Paolo Ghetti al contrabbasso, Alessandra Abbondanza alla voce, Massimiliano Rocchetta al pianoforte e Andrea Elisei alla batteria. La rassegna diretta da Michele Francesconi si presenta in questa stagione con due cambiamenti sostanziali: il Bistrò Rossini di Piazza del Popolo è il nuovo “teatro” per i concerti che si terranno di giovedì. Resta immutato l’orario di inizio alle 22. Il concerto è ad ingresso libero.

Il contrabbassista Paolo Ghetti ha scelto una serie di brani provenienti dai musical di Broadway come repertorio musicale da affidare alla giovane e interessante voce di Alessandra Abbondanza e al trio formato insieme a Massimiliano Rocchetta e Andrea Elisei. Le composizioni scelte da Ghetti per questa formazione – chiamata, non a caso, Melody Quartet – provengono da quella perfetta integrazione tra musica, recitazione e danza che troviamo nelle pagine di autori come Jerome Kern, George Gerswhin, Irving Berlin, Cole Porter, Lorenz Hart.

Il lirismo e la capacità narrative di questi autori e dei loro parolieri, l’abilità nel trattare il tema dell’amore secondo angolazioni diverse, la felicità della scrittura di questi artisti, sono tutti elementi che hanno contribuito a rendere indimenticabili i passaggi delle trame e, al tempo stesso, hanno reso immortali queste canzoni, passate dai teatri di New York alle pellicole di Hollywood e, infine, entrate nel repertorio degli standard del jazz. Gli arrangiamenti di Paolo Ghetti hanno portato in ogni brano scelto un colore nuovo: uno sguardo più vicino al gusto moderno e diverse chiavi armoniche e ritmiche hanno permesso al contrabbassista di costruire un programma vario e più vicino alla sensibilità dei nostri tempi. Spunti e riferimenti che si ritrovano poi anche nelle composizioni originali proposte da Paolo Ghetti, in una sintesi efficace tra semplicità melodica e tematiche più attuali.

Dotato di un fisico gracile e minuto, Paolo Ghetti rischia di rimanere nascosto dietro alla sagoma ingombrante del suo contrabbasso, se non fosse per la sua potente cavata e la grande padronanza tecnica che lo rivelano come uno dei più interessanti strumentisti del panorama nazionale. Durante il suo lungo percorso come sideman, ha sempre espresso grande versatilità, solidità ritmica, interplay, senza cadere mai nell’esibizionismo fine a sé stesso, per mettere le sue doti al servizio della musica con buon gusto e sensibilità. Un arricchimento musicale e umano che passa attraverso l’approfondimento del linguaggio jazz nel solco della tradizione aperto dai grandi maestri del passato e la ricerca di formule per tradurre quel linguaggio in espressioni assolutamente contemporanee: tutte qualità emerse negli incontri avuti sul palco con musicisti del calibro, tra gli altri, di Pat Metheny, Peter Erskine, Dee Dee Bridgewater, John Taylor, Dave Liebman, Enrico Rava, Stefano Bollani, Fabrizio Bosso e Flavio Boltro.

Dopo aver portato le sue “linee basse” in una notevole quantità di dischi come sideman e dopo alcuni lavori come co-leader al fianco di musicisti come Michele Francesconi e Carlo Alberto Canevali, Paolo Ghetti ha inciso il suo primo disco come leader nel 2009, “Profumo d’Africa”, lavoro in equilibrio fra ritmi jazz e suggestioni africane, latin e funky. Nell’ultimo decennio dedica parte della sua attività musicale alla didattica, nei corsi di jazz al Conservatorio di Bologna e a quello di Adria, formando strumentisti di alto livello professionale.

La rassegna musicale diretta da Michele Francesconi, dopo oltre dieci anni, cambia sede e si sposta al Bistrò Rossini che diventerà, ogni giovedì, il Rossini Jazz Club: la seconda importante novità riguarda proprio il giorno della settimana, si passa appunto al giovedì come giorno “assegnato” ai concerti. Resta invece immutato lo spirito che anima l’intero progetto: al direttore artistico Michele Francesconi e all’organizzazione generale di Gigi Zaccarini si unisce, da quest’anno, la passione e l’accoglienza dello staff del Bistrò Rossini e l’intenzione di offrire all’appassionato e competente pubblico faentino una stagione di concerti coerente con quanto proposto in passato.

Giovedì 28 marzo 2019, il Rossini Jazz Club di Faenza rivolge il suo sguardo alle nuove generazioni di musicisti: sul palco del club, infatti, i partecipanti al Laboratorio Piano Trio suoneranno con una sezione ritmica esperta e di assoluto livello come quella formata da Walter Paoli alla batteria e Stefano Senni al contrabbasso.

Il Bistrò Rossini è a Faenza, in Piazza del Popolo, 22.

Moderato Cantabile: Anja Lechner e François Couturier in concerto a Pescara

Venerdì 22 marzo 2019, la stagione musicale della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara” prosegue con Moderato Cantabile, il concerto di Anja Lechner, violoncello, e François Couturier, pianoforte. Il concerto è realizzato in esclusiva nazionale

Moderato Cantabile è un viaggio musicale sorprendente, insolito e sempre affascinante, condotto con elegante misura da due musicisti di grandissimo spessore artistico e di riconosciuto livello internazionale come la violoncellista tedesca Anja Lechner e il pianista francese François Couturier, un percorso tracciato attraverso composizioni originali, senso per l’improvvisazione e le pagine di musicisti come Komitas Vardapet, Georges Ivanovic Gurdjieff e Federico Mompou.

Il concerto si terrà al Teatro Massimo di Pescara e avrà inizio alle 21. Il biglietto di ingresso costa 20€ (ridotto a 15€ per i soci della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara”) e si può acquistare sui circuiti online e a Pescara, presso la sede di Via Liguria.

Dopo un decennio di lavoro condiviso nel Tarkovsky Quartet e il recente lavoro su Pergolesi (con la cantante Maria Pia de Vito e il percussionista Michele Rabbia), la violoncellista tedesca Anja Lechner e il pianista francese François Couturier presentano “Moderato cantabile”, il loro progetto in duo.

I percorsi che hanno avvicinato i due musicisti a questo progetto sono differenti. La Lechner è una musicista classica con un forte interesse per l’improvvisazione e Couturier è un musicista jazz che viaggia sempre più al di fuori di questi confini. Su “Moderato cantabile” presentano i loro arrangiamenti di tre affascinanti compositori tenuti forse un pò al margine della “grande” storia della musica: Georges Ivanovic Gurdjieff, Komitas Vardapet e Federico Mompou. Per molti versi la loro musica rivela le influenze dell’Europa Orientale, sia in termini di relazione con il folk tradizionale e la musica religiosa, sia da un punto di vista filosofico. Un’aria contemplativa pervade la musica. Il programma ha dei punti in comune con il lavoro che Anja Lechner aveva svolto sulla musica di Gurdjieff nel precedente Chants, Hymns and Dances (con Vassilis Tsabropoulos), ma questo duo ha una sua identità propria. Il tempo trascorso in Armenia dalla Lechner le ha fatto interiorizzare il contesto dal quale la musica emerge, facendo assumere al violoncello il ruolo di voce solista. Le composizioni di Couturier, che tra l’altro ha una lunga esperienza sulla musica di Mompou, donano al contempo contrasto e complementarietà. Il pianista è stato inoltre influenzato dalle sonorità del Medio Oriente per via della sua collaborazione con Anouar Brahem.

“Moderato cantabile” è anche il titolo di un album sorprendente e insolito, registrato nello studio di Lugano nel 2013 e prodotto da Manfred Eicher per la ECM Records.

La Stagione Musicale della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara” si conclude venerdì 29 marzo 2019 con il concerto di Francesca Dego, violino, Martin Owen, corno, e Maria Perrotta, pianoforte.

Se una radio è libera…. note su una legge che verrà

A tutela del mercato musicale italiano la Lega ha proposto di garantire almeno una canzone italiana su tre nelle trasmissioni radio. Fra i favorevoli Mogol, Baudo e Al Bano. Fra i contrari conduttori come Linus e musicisti /produttori discografici come Saturnino Celani. Abbiamo provato, tramite uno dei redattori di questa testata, ad evidenziare il nostro punto di vista, ovviamente jazzistico, nella seguente nota
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Se una radio è libera, ma è libera veramente: con che spirito Finardi canterebbe oggi questo riff dopo la svolta “protettiva”, non protezionistica, preannunciata dalla proposta di legge (primo firmatario l’on. Alessandro Morelli) recante “Disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana”.
L’intento è nobile: la difesa della italianità melodica e dei diritti autoriali, contro le incursioni barbariche, in senso musicale, ovviamente. Da attuare riservando almeno un terzo della “programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana, ad opera di autori e artisti italiani e incisa e prodotta in Italia” e una quota del 10%, sempre a cura delle emittenti radiofoniche, nazionali e private “alle produzioni degli artisti
emergenti”. .
Un sistema di quote in uso già in Europa, in particolare in Francia dove, grazie alla legge Toubon del 1994, la percentuale è fissata al 40% della produzione radio giornaliera.
Una legge aspramente avversata, all’epoca, da linguisti come Tullio De Mauro, le cui origini risalgono alla politica linguistica di De Gaulle. Oggi, in Italia, non è che si inseguano propositi di grandeur. Il fatto è che, secondo dati Siae riferiti dal presidente Mogol, su dieci stazioni radiofoniche solo quattro avrebbero rispettato la soglia del 33%” fra il 2010 e il 2017.

Ma il rimedio, così come proposto, è la soluzione giusta? Il pianista Simone Graziano, presidente Midj, Musicisti Italiani Di Jazz, osserva che “in assoluto il principio si potrebbe estendere per esempio ai festival, riservando un terzo dei concerti ai musicisti italiani”. Ed aggiunge che la misura sarebbe veramente positiva specie “se rivolta alla musica di qualità più che di quantità”. La considerazione tocca un punto nevralgico del provvedimento in itinere che appare di evidente significato politico, artistico ed economico. Fra i pareri più autorevoli di segno contrario da citare Francesco De Gregori: “non so cosa sarebbe stata la mia vita da musicista se non avessi potuto ascoltare fin da piccolo tutte le canzoni straniere che ho sentito”. E mugugni sono apparsi sul web dal mondo della musica afroamericana, che è quello fra i più esposti all’abbraccio “contagioso” di (im)migrazioni musicali. Visto che in materia, peraltro, viene sollecitato dagli stessi proponenti il dibattito… diciamo la nostra.
Ciò che la normativa (adottanda?) potrebbe meglio individuare è la “cifra” artistica, visti i rapporti di forza in campo.

In parole povere se la tutela fosse generica finirebbe nel rafforzare (oltre giustamente al belcanto) anzitutto quel genere “nazionalpop” che già fruisce di spazi cospicui sui network radiofonici e non solo tali. Perché allora non agevolare, in modo non costrittivo, settori (non chiamiamoli minori, né deboli perché la loro caratura artistica ė il più delle volte, notevole) che stentano ad avere il risalto che meriterebbero? Insomma se proprio si vuol meglio promuovere la musica ‘patriota’, perché non offrire corsie preferenziali a quella meno gettonata dalle radio, tipo sinfonica, classica, etnica, ed anche, se permettete, il jazz “fatto in casa”? Non siamo più ai tempi di Pietro Bembo, della polemica puristi-antipuristi, dell’opposizione agli internazionalismi. E la musica neroamericana fa parte ormai, dai tempi di Sesto Carlini e Gorni Kramer, della nostra cultura. Ciò posto, insistiamo sull’ opportunità che, se si va verso la citata delimitazione di controlli ideali alle frontiere, sarebbe il caso di premiare le cenerentole prima delle principesse.
È vero, c’è Rai Radio3, ci sono le radio web specialistiche e via elencando.
Eppure quanto proposto potrebbe delineare una traccia giuridica anche per quanto si sta per legiferare in tutto l’ambito musicale (legge sullo spettacolo, Alta Formazione…) fornendo segnali di un’attenzione miratamente selettiva. Oltretutto, dando voce a generi diversi dal seminato, si ridurrebbero i rischi di ripetitività nell’ascolto (accade spesso che, pur cambiando frequenza, si senta trasmettere lo stesso brano). Etere o non etere, questo è il problema: che le emittenti diventino un campo aperto, ma differenziato, e la musica italiana tutta, anche quella strumentale, sia vista come un fiume in piena che attende solo di debordare dagli argini.

Al di là della linea più o meno “nazionalistica” che si riterrà di adottare, resta positivo il fatto che in Parlamento si lavori per delineare indirizzi che disciplinino il fascinoso caos anarcoide/neoliberistico del mercato musicale italico, con uno sguardo a giovani artisti e piccole etichette. Resta la speranza che, se pure si vuol regolare il laissez faire laissez passer di musiche “straniere” che contaminano la purezza indigena, si possano aprire nuovi varchi legislativi nella direzione sopracitata: affinché sempre più la musica, per citare ancora “La radio” di Finardi, liberi la mente.

                                                                                                            Amedeo Furfaro

Antonino Cicero e Luciano Troja a Lecce

Camerata Musicale Salentina
è lieta di presentare:

CANTABILE:
ANTONINO CICERO & LUCIANO TROJA
IN CONCERTO

Domenica 17 marzo 2019
ore 11.00
Teatro Paisiello
Via Giuseppe Palmieri
Lecce

Posto Unico:
Intero € 15,
Ridotto € 12
(per over 65 anni | Docenti | Studenti | Soci BiCinema | Dipendenti BPP Banca Popolare Pugliese)

Cantabile. Non c’è aggettivo migliore per definire la musica di Antonino Cicero e Luciano Troja, e non è un caso che i due artisti siciliani lo abbiano scelto per il primo dei loro cinque concerti primaverili. Appuntamento speciale domenica 17 marzo al Teatro Paisiello di Lecce con un concerto importante, nel prestigioso cartellone della 49ma Stagione Concertistica della Camerata Musicale Salentina, la storica associazione fondata dal M° Carlo Vitale nel 1970. E’ il quinto dei matinée domenicali con aperitivo di questa stagione inaugurata lo scorso ottobre da Matthew Lee e l’Orchestra della Magna Grecia: al termine del concerto, come sempre, l’aperitivo diventerà l’occasione per un commento a caldo della performance in compagnia dell’artista. Prevendite disponibili presso la sede della Camerata Musicale Salentina, il Castello Carlo V, online e nei punti vendita del circuito Vivaticket Italia.

Il programma musicale di Lecce segna una novità rispetto alle precedenti esperienze che Cicero e Troja hanno affrontato insieme, poichè alle musiche di Troja, contenute nell’apprezzato An Italian Tale (pubblicato nel 2016 da Almendra Music), il fagottista e il pianista affiancano An American Tale: titoli celeberrimi di George & Ira Gershwin (Summertime), Billy Strayhorn (Lush Life, Satin Doll, Daydream e Take The “A” Train), Duke Ellington (In A Sentimental Mood), Cole Porter (I’ve Got You Under My Skin), Joseph Kosma/Jacques Prevert (Autumn Leaves). Un repertorio straordinario, un connubio tra jazz e melodia, tra Italia e America, inevitabilmente cantabile. Sarà ancora una volta la dimostrazione della collaudata e singolare combinazione strumentale di pianoforte e fagotto all’insegna della melodia, ampiamente esplorata nell’album An Italian Tale e nei numerosi concerti che il duo ha tenuto dal 2016.

An Italian Tale ha rappresentato un momento cruciale per Antonino Cicero e Luciano Troja, il disco infatti ha raccolto straordinarie recensioni (es. Musica Jazz, Il Manifesto, Jazzit, L’Isola della Musica Italiana, Italia In Jazz etc.) grazie alla pregevolezza delle composizioni firmate da Troja e all’originalità del duo fagotto-pianoforte, con un’operazione dedicata a un’Italia che non c’è più, quella evocata dalle canzoni di Giovanni D’Anzi al quale l’album era ispirato. An Italian Tale, anche in concerto, sprigiona un notevole potere immaginativo, evoca il cinema, le canzonette, la radio, i vinili, la gommalacca e il Campari, Milano, le bellezze e le biciclette, memorie di un’Italia che in quella musica trovava respiro e rinnovamento senza smarrire le proprie peculiarità. Accanto ai sei brani italiani, i pezzi americani rilanciano l’orizzonte artistico del duo e la capacità di interpretare degli standard alla luce di una personalità forte e definita.

Luciano Troja è un compositore e pianista jazz di fama internazionale (non è raro trovarlo su All About Jazz USA, Cadence o Stereophile, o vederlo dal vivo a New York), Antonino Cicero è un fagottista tra i più attivi e preparati in area classica: i due musicisti messinesi hanno trovato nella melodia, nella cantabilità, nella narrazione strumentale il punto di incontro che rende An Italian Tale, per usare le parole dello stesso Troja, “una specie di colonna sonora di un film immaginato, legato a un periodo storico, magari girato in bianco e nero”. Le prossime date del duo saranno: Reggio Calabria (Università, 5 aprile); Messina (Teatro Savio, 6 aprile), Carlentini (Auditorium, 13 aprile); Comiso (Teatro Naselli, 26 maggio).

Info evento:
http://www.cameratamusicalesalentina.com/evento/antonino-cicero-e-luciano-troja/

A Monfalcone una nuova presentazione de L’altra metà del Jazz, il secondo libro di Gerlando Gatto

Dopo il successo delle due ristampe del primo libro #GenteDiJazz, ritorna nelle librerie Gerlando Gatto, con “L’altra metà del jazz”, pubblicato nuovamente per i tipi di KAPPA VU edizioni / Euritmica. Il volume, dopo l’anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino e le presentazioni di Roma, Udine, Milano, Catania, sarà presentato anche alla Libreria Ubik Rinascita Monfalcone, con la partecipazione dell’’autore,di Enrica Bacchia, musicista, vocal coach e scrittrice, di Giancarlo Velliscig, direttore artistico di #Euritmica e… di alcuni ospiti a sorpresa!
Gatto è tra i più importanti giornalisti e critici musicali jazz italiani, nonché Direttore Responsabile del nostro portale nazionale, da lui stesso fondato “A proposito di Jazz”.

Dopo la raccolta di interviste “Gente di Jazz”, dunque, in cui il giornalista ci ha fatto scoprire aspetti artistici ed umani di una nutrita schiera di musicisti, tutti protagonisti in varie edizioni del festival Udin&Jazz, casualmente tutti maschi, questa nuova pubblicazione racchiude una serie di interviste raccolte nel ricchissimo panorama del jazz al femminile nazionale e internazionale.

Donne che amano il jazz, lo vivono e ne fanno territorio in cui esprimere una creatività intensa e spesso dirompente, attraverso scelte anche non facili come affiora chiaramente da molte di queste interviste.
Non solo cantanti, ma molte strumentiste, compositrici, arrangiatrici, vere protagoniste del jazz moderno in cui hanno trovato una loro forte dimensione con personalità, capacità, determinazione e con una profondità che può emergere solo dall’Altra Metà del Jazz. Trenta interviste a personaggi assai noti – e meno noti – tutti accomunati dall’essere donna e, in quanto tali, dall’avere una storia da raccontare, da rivivere assieme al lettore.
La prefazione è a cura della giornalista Rai Claudia Fayenz.

L’ingresso è libero.