Malaguti in versione West-Coast con Gianmarco Lanza e Marco Loddo

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Bella atmosfera sabato 14 marzo al Teatro Studio Keiros di Roma: sul palco il trio West Coast di Lanfranco Malaguti alla chitarra con Gianmarco Lanza alla batteria e Marco Loddo al contrabbasso.

Una sessantina di persone a riempire completamente il piccolo spazio di via Padova per ascoltare le musiche del trio; ad un certo punto ho quasi avuto la bellissima sensazione di rivivere le atmosfere del glorioso Music Inn quando, tutti stipati su panche non proprio comodissime, ci si apprestava a sentire il grande di turno.

E anche al Keiros abbiamo in effetti ascoltato un grande musicista. Lanfranco Malaguti è senza dubbio alcuno uno dei più lucidi sperimentatori del mondo jazzistico non solo italiano. Matematico di formazione, ha applicato alla musica la teoria dei frattali con risultati che potete apprezzare ascoltando gli ultimi suoi lavori per la Splasc(H).

Ma, parallelamente a queste ricerche, il chitarrista porta avanti oramai da tempo un trio specializzato nel repertorio West Coast; costituito nel 2001 il combo è completato dal già citato Gianmarco Lanza e da Piero Leveratto alla batteria; con questo organico il trio ha effettuato numerosi concerti a Milano, a Firenze, a Ferrara, a Roma (Casa del Jazz) e ha inciso i CD “The revival of West Coast jazz” e “Trio live per la Splasc(h)” e, in quartetto con Bill Smith, il doppio “Concert for Mirella” per la Mox Jazz.

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La fisarmonica di Giuliana Soscia protagonista dello “Stabat Mater da Giovanni Sebastiano a Giovanni Battista”” di Roberto De Simone

Giuliana Socia

Il 3 aprile al Teatro San Carlo andrà in scena la prima assoluta dello “Stabat Mater da Giovanni Sebastiano a Giovanni Battista” di Roberto De Simone per coro, complesso di voci bianche, quartetto gospel, tre fisarmoniche e complesso strumentale, con la partecipazione fondamentale della fisarmonicista Giuliana Soscia.

In effetti è proprio a lei che il maestro De Simone ha affidato la realizzazione della trascrizione per le tre fisarmoniche e l’organizzazione del trio come prima fisarmonica; di qui la scelta, da parte della stessa Soscia, di due collaboratori d’eccezione e specializzati nel settore classico e contemporaneo come Ivano Battiston e Francesco Gesualdi. Per cui avremo un trio di fisarmoniche davvero ben articolato ed in perfetto stile del maestro De Simone con due musicisti di estrazione colta ed una specializzata nella fisarmonica jazz, ma con solide basi classiche (è nata come pianista concertista).

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Classica. Pli selon Pli di Pierre Boulez: i limiti della terra fertile

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Pierre Boulez compie 90 anni. Età venerabile per un artista venerato ma ancora controverso. E’ ancora oggi, la sua musica, troppo “difficile”?

Le sue conquiste sono sempre attuali?

Che le sue opere possano suscitare orgasmi di esaltazione presso larghe fasce di pubblico è cosa dubbia, e credo non sia in rebus per via della natura stessa del suo linguaggio, la cosiddetta serialità integrale: una procedura che per l’appunto “serializza” (cioè regola secondo determinati artifici contrappuntistici) tutti i parametri musicali, i suoni ma anche le dinamiche, le durate, i timbri..

E’ il vecchio sogno di edificare le invenzioni sonore sopra edifici numerologici: un’utopia occidentale nata agli albori del contrappunto e mai sopita lungo le epoche a seguire fino a rinascere in modo eclatante all’inizio del Novecento in seno alla seconda Scuola di Vienna (Arnold Schoenberg, Anton Webern…).

Per Boulez comunque, che da questi autori prende sicuramente le mosse, non meno importante è stato l’influsso del simbolismo, in particolare del “Pélleas et Mélisande” di Debussy.

Boulez…su di lui sono scorsi letteralmente fiumi d’inchiostro…

Che la sua musica sia complessa è vero, forse la più complessa che si possa immaginare. Ma è un male? Secondo me la domanda è un’altra: è musica artisticamente bella, o meglio ancora necessaria? Rispondo senza dubbio di si.

Ascoltate in proposito “Pli selon Pli”, il capolavoro di questo musicista, nel quale il suo proverbiale artisanat furieux culmina – forse paradossalmente – in un gesto lirico sconfinato, capace di riscoprire la fragile categoria estetica del “bello” che potrebbe essere quasi secondaria in un genere così sublimato.

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