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Angelo Valori – “Il caffè dalle Americhe” – wide sound WD 191
Angelo Valori è musicista di livello che abbiamo già avuto il piacere di conoscere recensendo nel 2009 il suo “Notturno Mediterraneo” (EGEA SCA 154). Questa volta il musicista abruzzese, pur continuando a tener conto della sua “mediterraneità”, incentra l’attenzione sul patrimonio musicale della sua terra che approccia con amore ed estrema delicatezza… a cominciare dal titolo. Perché “Il caffè dalle Americhe”? Perché , spiega lo stesso musicista, negli anni della povertà e dell’emigrazione che hanno caratterizzato anche la storia dell’Abruzzo, il caffè era sicuramente tra i doni più graditi tra le rimesse alimentari degli emigranti oramai affermati nel nuovo mondo; in particolare Valori ricorda un bambino che promette alla mamma preoccupata “Quando divento grande te lo regalo io il caffè”. E già queste parole illustrano bene quale sia l’intendimento di Valori con questo album: parlare dell’importanza, nel bene e nel male, del fenomeno migratorio, riscoprire e valorizzare un patrimonio musicale – e quindi culturale – attraverso due linee direttrici: da un canto attingere direttamente ai brani della tradizione, dall’altro far ricorse a nuove composizioni che, comunque, con le prime si interfacciano quanto a motivi ispiratori. Insomma un’operazione certo non facile che Valori ha affrontato con la giusta concentrazione scegliendo con cura anche i suoi collaboratori. Così accanto a lui figurano i componenti del “M.Edit Ensemble” e in veste di ospiti la vocalist Diana Torto, il chitarrista Mauro De Federicis, il percussionista e batterista Michele Rabbia e soprattutto il sassofonista Javier Girotto. E la scelta di quest’ultimo appare quanto mai “giusta” dal momento che Valori ha deciso di trattare le melodie – sia quelle originali sia quelle tradizionali – oltre che con stilemi jazzistici, con accenti tratti dal tango, dalla milonga e dall’habanera proprio per evidenziare le reciproche influenze della nostra musica con quelle del Nord e del Sud America. E chi meglio di Girotto può oggi rendersi interprete di simili intenti?
carissimo Gerlando
ho letto la tua recensione di Duology e desidero
quindi ringraziarti molto per le tue parole di apprezzamento.
Come immagini fanno sempre molto piacere e confermano energia
e determinazone per il futuro…
un abbraccio //
Claudio
Ciao Gerlando,
ho avuto modo di conoscere di persona Magnus Öström ad un seminario presso l’Accademia di Musica di Gothenburg.
Tanto “famoso” e bravo quanto una persona umile ed imbarazzata ai complimenti, una persona di una semplicità meravigliosa.
L’E.S.T. trio stava raggiungendo una fama mondiale ed una maturità d’insieme alla pari dei grandi trio del jazz. I tre musicisti suonavano insieme sin da adolescenti.Quel suono di cui parla la recensione era maturato con 20 anni di concerti, e tutti noi ce ne stavamo accorgendo.Davvero una brutta perdita.Rimane la musica, quella sempre rimane.
Luigi Bozzolan